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Martedì, 30 Aprile 2024

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A cura di Redazione

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“Anna sta coi morti” sventa la congiura contemporanea del silenzio sulla morte

Con la speranza di diventare genitori e salvare così il loro rapporto in crisi, Enzo ed Anna si ritrovano a lottare contro il tempo: Anna è gravemente malata e la sua malattia potrebbe portarla con imminenza alla morte

LECCE - In Anna sta coi morti (Pidgin) di Daniele Scalese i protagonisti sono Anna ed Enzo. I due si conoscono durante un colloquio per tecnico d’obitorio. Anna ottiene il lavoro e inizia a stare con i morti mentre Enzo, tormentato dai fantasmi del padre che lo ha abbandonato e della sorella Eva morta prematuramente, continua a faticare per trovare un lavoro stabile. Questa disparità, nel tempo, mette in crisi la relazione. Anna ed Enzo cercano disperatamente di salvare il loro rapporto e credono che mettere al mondo un figlio possa essere la soluzione. Durante i primi mesi di gravidanza, Anna riceve però la diagnosi di una leucemia linfoblastica acuta che le impone una scelta tra la cura chemioterapica e il figlio che deve nascere. Anna decide di non abortire e di non curarsi, esclude Enzo dal suo dolore e lo condivide con gente estranea sui media. Rilascia interviste a Ricordati di santificare i vivi, un programma televisivo e si presenta sui social raccontando, giorno per giorno, la malattia. Tumore e gravidanza progrediscono di pari passo, e pur mostrando una forza senza pari in pubblico, in privato Anna manifesta tutta la sua fragilità. A questo punto della storia la frattura tra i due ormai è incolmabile. Enzo nel frattempo prende il posto di Anna in obitorio e lì, confrontandosi con i colleghi Alberto, Federico ed Emilia, scopre nuove verità che lo portano ad affrontare i nodi irrisolti del suo passato.

Anna sta coi morti (Pidgin) di Daniele Scalese è un romanzo ipnotico e claustrofobico, una nenia esiziale e decadente, ma è soprattutto un romanzo coraggioso che parla della morte: la grande assente di questo nostro tempo. Scalese, consapevole che sulla morte non c’è né consenso né un’univoca visione, evidenzia una vera e propria debolezza culturale contemporanea intorno alla quale si è creata una congiura del silenzio.  

Agli occhi di un occidentale la morte si presenta come l’unico limite insuperabile, un vero e proprio “scandalo” (scandalum = ostacolo, inciampo), di fronte al quale siamo tutti disarmati. È come se Scalese ci dicesse, mutuando Vito Mancuso ne  L’anima e il suo destino (p. 194), che “La soluzione sta nell’imparare a morire”, dando al problema una lettura sapienziale-spirituale, cioè la morte si può risolvere solo affrontandola. E l’autore la affronta con la voce narrante di Enzo.

Enzo parla in prima persona senza mai ricorrere a falsi buonismi o false retoriche. Enzo non ha paura delle parole perché ha già ceduto ai fatti che lo sovrastano. Inoltre il lavoro in obitorio sembra renderlo tanatopratico e le sue parole sempre puntuali, precise, inevitabili sono solo una proiezione lucida del suo stato esistenziale. Ricorrendo all’uso di capitoli brevi, di dialoghi fitti, di un ritmo saccadé, Scalese riesce ad amplificare l’effetto crudezza senza mai eccedere o sconfinare nel cinismo, e lo moltiplica disarmando con una sincerità spiazzante.

Daniele Scalese, classe 1988, ha pubblicato i romanzi Le Streghe (Virgilio, 2019) e Non desiderare la roba d’altri (Porto Seguro, 2021), e diversi racconti per riviste letterarie e antologie. Il suo ultimo libro è Anna sta coi morti (Pidgin, 2023). 

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