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Martedì, 30 Aprile 2024

Terza Pagina

A cura di Redazione

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Quei modelli di individui “perfetti” a cui nessuno di noi somiglia

Imperfetta project della leccese Carlotta Giancane crea una nuova rappresentazione del femminile reale e diventa anche un libro

Una mattina la leccese Carlotta Giancane è su un autobus a Roma dove vive dai tempi dell’università e osservando le persone che le siedono attorno si chiede come mai i media, la pubblicità, ci propongano continuamente esseri «perfetti» a cui nessuno di noi somiglia davvero. Con questa domanda nasce Imperfetta Project: una community di persone «vere» e un’agenzia di modelle, «muse» così le chiama Giancane, che propongono un’estetica vera. Chi sono queste muse? Francesca con i suoi disturbi alimentari; Pia con le macchie sul corpo; Francesca, atleta paralimpica, che affronta gli ostacoli della vita come una competizione; Silvia con la sua testa pelata, piccola e rotonda; Valeria con i suoi cinquant’anni per colmare il vuoto rappresentativo delle donne della sua generazione e tante altre donne capaci di dimostrare con il loro esempio che la perfezione non esiste. Dal progetto poi nasce il libro La conquista dell’imperfezione. Una storia di diversità e bellezza (Solferino editore) in libreria dal 24 novembre.

La conquista dell’imperfezione. Una storia di diversità e bellezza è una storia personale, quella di Carlotta Giancane* e della sua intuizione, e una storia corale, quella di tante donne che dell’inadeguatezza scelgono di volerne fare un punto di forza. Tra riflessioni, consigli, esempi e aneddoti, La conquista dell’imperfezione è un libro per sentirsi meno sole, più forti, capite.

L'intervista

Quali sono stati gli step del progetto dalla nascita della pagina Instagram alla pubblicazione del libro appena uscito in libreria?

La pagina Instagram nasce nel 2020, in piena pandemia, per un semplice desiderio di rappresentare, dare voce e visibilità, ad una community di donne straordinariamente imperfette, per andare controcorrente rispetto agli standard di bellezza proposti (e imposti) da moda e media. Ho iniziato a raccontare storie di donne a me vicine che fanno delle proprie imperfezioni un punto di forza, che mettono a nudo le proprie insicurezze per sostenere e supportare chi si sente schiacciato dalle proprie fragilità a causa delle pressioni sociali, del giudizio e del confronto con le vite degli altri.

In un anno, in punta di piedi, il progetto ha riscosso sempre più interesse coinvolgendo moltissime donne che, riconoscendosi nelle storie raccontate, sentivano il desiderio (quasi il bisogno) di prenderne parte condividendo la propria storia personale. A quel punto ho capito che non potevo più limitarmi a raccontare delle storie, ma volevo dare un contributo reale e concreto al cambiamento. Da qui l’intuizione di aprire un’agenzia di moda “diversa” che potesse proporre queste donne imperfette (e normali) a moda e media, che potessero ispirare posando su un set fotografico, tra le pagine di riviste famose, mostrando i propri corpi in Tv, raccontando le proprie storie alla radio. L’agenzia di moda conta oggi più di 100 talent (che noi chiamiamo Muse), tra donne e uomini, ed è riuscita a rompere gli schemi di un mondo della moda e dello spettacolo molto complessi in Italia, che faticano ad abbandonare i canoni di bellezza stereotipati ma che negli ultimi 2-3 anni sembra abbiano fatto grandi passi in avanti e dimostrano di essere più inclusivi.

L’uscita del libro rappresenta un’occasione importante poiché racchiude i punti chiave e i valori che da sempre guidano la mission del progetto e racconta alcune delle storie più rappresentative in cui certamente tutti, per varie ragioni, potranno riconoscersi e quasi liberarsi dal peso della solitudine e inadeguatezza che certe problematiche legate al corpo procurano.

Nel libro lei si chiede come sia possibile che i brand utilizzino sempre la stessa tipologia di corpo per rappresentare i prodotti che commercializzano se poi alla fine siamo noi persone normali ad acquistarli. Che risposta si è data?

Viviamo in un’epoca di celebrazione dell’eterna giovinezza, si tratta di un vecchio retaggio culturale che da secoli si perpetua nell’arte, la letteratura e i media, idealizzando la bellezza giovanile. Le pubblicità, i brand di moda, i media in generale, solitamente scelgono modelli giovani e apparentemente privi di “difetti” (salvo poi scoprire che anche i giovani hanno brufoli, cicatrici, cellulite e quant’altro, ricorrendo quindi al fotoritocco) suggerendo che mantenere o recuperare la giovinezza sia essenziale per essere considerati belli e attraenti. Lo standard però è solo un concetto, non è reale, è solo una somma di rappresentazioni. E nonostante stia prendendo piede un ideale sempre più diversificato e inclusivo, ad oggi queste rappresentazioni sono ancora molto uguali tra loro, non danno nemmeno un assaggio della diversità umana e dei mille modi in cui una persona può essere bella.

Body shaming e body positivity, come si argina il primo e come si incentiva il secondo?

Per arginare il body shaming e incoraggiare un atteggiamento positivo e inclusivo, c’è bisogno di cambiare l’immaginario collettivo che costringe le persone diverse o a omologarsi o a diventare vittime. E per cambiare l’immaginario collettivo deve esserci più educazione e informazione, promuovere accettazione e rispetto per tutti, arricchire la rappresentazione e includere davvero la realtà in tutte le sue sfumature, proporre un’alternativa a chi oggi combatte contro l’immagine del proprio corpo. È un percorso lungo e complesso, in cui siamo coinvolti tutti, nessuno escluso. Occorre abbandonare l’idea di accettare una situazione sbagliata solo perché non ci danneggia direttamente. Io ho voluto fare la mia parte per incoraggiare una cultura di accettazione di sé e degli altri e per combattere ideali di bellezza irrealistici perché penso sia importante sentirsi a proprio agio nel proprio corpo ed essere trattato con dignità e rispetto, indipendentemente dal proprio aspetto fisico.

In ogni epoca la bellezza assume dei canoni, come se il gusto della stessa epoca si cristallizzasse in una forma. Eppure la bellezza è sempre una sorta di sintonia tra l’apparenza e l’essenza, una consonanza tra effetto e intenzione. Per questo motivo forme che rispettano in tutto un canone possono apparire fredde, vuote, non attrarre e non emozionare in alcun modo, perché finiscono per essere omologate, ripetibili, e quindi meno uniche, speciali. Forse è proprio quando il canone si satura che probabilmente la bellezza migra, muta, cambia espressioni. La bellezza infatti non ha una forma prestabilita, ma può cambiare in continuazione. Ecco le chiedo, cos’è la bellezza per lei oggi alla luce del suo progetto?

Per me la bellezza è unicità. Non ha nulla a che vedere con il nostro aspetto fisico né con il consenso che riceviamo. Siamo tutti essere imperfetti, per costituzione, ed è una cosa meravigliosa.

Che valore ha per lei l’imperfezione?

Celebrare la bellezza attraverso le sue imperfezioni permette di porre l’accento sulla personalità, sull’unicità e sul valore di ognuno che, come ho appena detto, non ha nulla a che fare con il nostro aspetto fisico. Sperando che le nuove generazioni possano sbocciare senza sprofondare nelle insicurezze, possano imparare a piacersi per quello che sono realmente e per quello che sanno fare.

Dopo un consolidamento del progetto Imperfetta, cosa dobbiamo aspettarci da Carlotta Giancane? Si può anticipare qualcosa in relazione all’immediato futuro?

Continuerò a lavorare per scardinare definitivamente il paradigma del modello perfetto, insieme al mio team puntiamo a vedere sfilare le nostre muse imperfette sulle passerelle della prossima Fashion Week di Febbraio 2024, augurandoci di riuscirci senza che questo faccia troppa notizia perché finché fa notizia vuol dire che non è normale.

* Carlotta Giancane è esperta di marketing e comunicazione. Ha fondato Imperfetta project, una Talent Agency che lavora con i principali brand per proporre un femminile rappresentativo di una bellezza fuori dagli schemi. La conquista dell’imperfezione. Una storia di diversità e bellezza (Solferino, 2023) è il suo primo libro.

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