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Domenica, 28 Aprile 2024

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A cura di Redazione

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Crisalide di Anna Metcalfe: l’inconsistenza dei rapporti umani ai tempi dei social media

Dopo un fidanzato dispotico, la protagonista senza nome del romanzo cerca di ricostruire la propria autostima e di reinventarsi come influencer nel campo del benessere

Crisalide (NNEditore) di Anna Metcalfe è un romanzo costruito in tre parti: la prima si intitola Elliot, la seconda Bella e la terza Susie. Chi sono Elliot, Bella e Susie? Cosa li lega? Elliot, Bella e Susie sono tre voci tassello di un puzzle narrativo, i costruttori di tre prospettive di profiling della protagonista della storia: una giovane donna inglese, di cui non si conosce nemmeno il nome, reduce da una relazione abusante con un suo collega di lavoro.

Il primo, Elliot, è un osservatore silenzioso della messa in scena del corpo di questa donna in una palestra londinese. La relazione si gioca sull’attesa di uno sguardo da parte di lui, fino a quando non è lei ad avvicinarlo e a sparigliare le carte decidendo di sedurlo e di diventare la sua amante.

Bella, la narrazione più lunga, è la madre. È il racconto di una relazione irrisolta eppure sincera, è la messa in scena di un conflitto nel quale entrambe sembrano sempre sul punto di dirsi “sei stata l’impresa più difficile che potesse capitarmi”.

Susie è la collega di studio che poi le diventa amica sviluppando un legame di co-dipendenza molto forte ed evidente.

Nessuna delle tre relazioni è bilanciata, il dolore che dimora nella protagonista la rende incapace di aprirsi mai veramente all’altro. Oscilla tra il cinismo che solo un romantico ferito può conoscere e la freddezza algida di un’anaffettiva. La protagonista o l’immagine che ne scaturisce dalle triangolazione Elliot - Bella - Susie è una donna crisalide fotografata in un punto preciso del suo affascinante e complesso ciclo biologico di metamorfosi. Dei quattro stadi vitali (uovo; bruco o larva; crisalide o pupa; adulto), la protagonista di Crisalide di Anna Metcalfe è al terzo stadio e ha un rapporto conflittuale soprattutto con la “pianta nutrice”: la madre, di cui non si è mai cibata in maniera esclusiva o se n’è cibata forse in maniera ossessiva. La protagonista recide i fili sericei dalla pianta nutrice, e preferisce nascondersi, mimetizzarsi perché le condizioni esistenziali e soprattutto la sua personale fragilità interiore la portano a interessarsi solo alla costruzione di una fisicità forte per proteggersi. Non è mai chiaro se il rivestimento della sua crisalide sia mai davvero in procinto di rompersi e permetta la fuoriuscita di se stessa adulta. È una donna che vive solo attraverso il racconto dell’altro, della percezione dell’altro, lasciando il dubbio che sia solo una narcisista manipolativa. Un’adulta con le ali ancora umide e accartocciate che non riesce mai a volare; che si prepara a spiccare il volo inaugurale cercando di asciugare e riscaldare quelle ali rubando emolinfa da quelle tre persone di cui finge di circondarsi. Elliot, Bella e Susie sembrano raccontarcela cristallizzata nell’illusione di una completa espansione. La sensazione è che la trasformazione avvenga in senso isolazionista, acquisisca una forza puramente muscolare, un’aggressività passiva, un’ostilità reiterata manifesta e mascherata per esprimere soprattutto sentimenti di rabbia mal celata.

Attraverso la negazione dei propri sentimenti di rabbia, sottraendosi dalla comunicazione diretta, assumendo il ruolo di vittima, la protagonista crea negli altri la sensazione di trovarsi su un ottovolante emotivo e questa sua capacità peculiare di controllare la risposta emotiva dell’altro la rende potente. Tanto da diventare la burattinaia-padrona dell’universo dell’altro e avere una capacità totale di controllo dell’altrui comportamento. E la protagonista lo fa negandosi fisicamente, svuotando lo spazio che ha prima riempito, agendo una smaterializzazione che simula una morte apparente, una scomparsa per lasciare l’altro a costruire la ragione di un addio, la gestione della distanza, lo strappo della separazione che amplificano l’assenza e la forza con cui credono di amarla. Non a caso l’esordio letterario di Anna Metcalfe in Italia ricade nella collana “Le Fuggitive” di NN Editore, perché la protagonista è una fuggitiva a tutti gli effetti. Fugge principalmente da se stessa rimanendo persa in una trasformazione che sembra non trasformarla mai veramente.

Crisalide (NNEditore – Collana Le Fuggitive) di Anna Metcalfe è un romanzo sul corpo che cambia, sul rapporto con il materno e con il femminile, sul vuoto interiore che chiede continui riposizionamenti, sulle relazioni malate e abusanti, sul gioco sottile che si consuma tra ammaestratore e ammaestrato, sulla solitudine, sull’inconsistenza dei rapporti umani ai tempi dei social media e lo fa con un’idea narrativa precisa e solida che sfaccetta la protagonista senza mai farcela conoscere davvero. È l’idea post-platonica di una protagonista che si costruisce attraverso la lettura; come nel mito di Fedro di Platone, la protagonista è l’essere che realmente è, incolore e privo di figura e non visibile, e che può essere contemplato solo da chi lo ha concepito e scritto e dal lettore che lo immagina.

L’immaginario di Anna Metcalfe è la somma di tanta letteratura inglese, stratificata e sedimentata dall’irruzione del femminile alla fine dell’800, cioè da quando finalmente le donne iniziano a scrivere di donne da un punto di vista femminile. Nella relazione tra madre e figlia c’è molto di George Egerton in Terra Incognita, nella relazione con il maschile tossico di Lena Wrace di May Sinclair e de La donna con le mani in mano di Parry Truscott che introduce anche il tema dell’immobilità del corpo, del congelamento dei gesti.

La scrittura di Anna Metcalfe racchiude in sé la magia della compiutezza: una scrittura piana, lineare con il dono di una semplicità frutto della capacità di maneggiare la lingua e frasi così profonde da rendersi riflessioni universali. Come dice Ada Arduini nella sua Nota della Traduttrice: “ Un altro elemento cruciale della prosa di Metcalfe è l’indefinitezza, la lentezza con cui impila un’informazione dopo l’altra facendo montare una suspense fredda ma bruciante, che confonde, frustra, snerva il lettore. Bisogna resistere alla tentazione di esplicitare troppo, evitare di aiutare il lettore a catturare qualche scheggia in più, qualche tassello in grado di cristallizzare l’immagine della protagonista, incasellarla e ridurla a qualcosa di comprensibile, di già visto. […] queste tre “lei” non combaciano perfettamente, sono immagini sfasate, fermi immagine che sfarfallano, crisalidi costantemente impegnate a rompere l’involucro e a uscire dal bozzolo, in fase di continua e implacabile mutazione.”

Anna Metcalfe vive a Londra e insegna Scrittura creativa alla University of Birmingham. La sua raccolta di racconti Blind Water Pass (2016) è stata selezionata al SundayTimes Short Story Award, e nel 2023 l’autrice è stata nominata dalla rivista Granta tra i venti migliori giovani scrittori britannici. Crisalide è il suo debutto nella narrativa.

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