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Martedì, 30 Aprile 2024

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A cura di Redazione

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Delitto a Dogali, il nuovo romanzo storico di Daniele Cellamare

Il racconto della prima epopea coloniale italiana finita in disfatta s’intreccia con l’omicidio di un prete a Dogali

Il romanzo storico Delitto a Dogali. La prima epopea coloniale italiana (Les Flâneurs) di Daniele Cellamare si apre con Gustavo Bianchi, un esploratore competente che aveva frequentato l’Accademia militare e, costretto ad abbandonare l’esercito per un serio problema agli occhi, aveva intrapreso con alterne vicende le sue missioni in Africa. […] Questa volta doveva guidare una spedizione di carattere scientifico e commerciale: l’obiettivo era fondare una struttura mercantile a Baso, nel Goggiam, e aprire la strada tra Lasta e Assab, considerata indispensabile per valorizzare il porto commerciale di Assab ai traffici italiani. La spedizione era stata finanziata dai Ministri degli Esteri, dell’Agricoltura e del Commercio, ma anche dalla Casa Reale e dalla Società di Esplorazione in Africa, con un ulteriore contributo proprio degli altri due membri della missione, Cesare Diana e Gherardo Monari. (pp. 6/7)

Bianchi, Diana e Monari sono guidati nella spedizione da un gruppo di dancali, uomini appartenenti a un gruppo etnico nomade del Corno d’Africa che risiede principalmente nel deserto della Dancalia, nella Regione di Afar, in Etiopia; dancali di cui non tutti e tre si fidano e a giusta ragione visto che saranno i loro carnefici.

Il 17 gennaio del 1885, le truppe coloniali italiane, guidate dal colonnello Tancredi Saletta, partono da Napoli per Assab, salvo poi scoprire che la vera destinazione è il porto eritreo di Massaua, fino ad allora in mano egiziana. Saletta incontra gli ufficiali inglesi e il colonnello Albert Chermside, governatore in carica del Sudan orientale, e si rende conto che il governo britannico ha messo le truppe italiane sotto la propria custodia sino allo sbarco a Massaua. La sua non è più una spedizione punitiva contro i dancali responsabili dell’eccidio di Gustavo Bianchi ma ignora il motivo della scelta della nuova destinazione. La questione sembra essere puramente politica

«Conoscendo io ora soltanto la decisione definitiva presa dal nostro governo di occupare Massaua, mi importava di avere le mie artiglierie alla mano. Pregai perciò il comandante Delibero del Gottardo di trar profitto della nostra sosta a Suakin per estrarle dalla stiva. Il comandante vi mise la massima buona volontà e fu presto iniziato al lavoro, ma dopo poco tempo egli venne costernato da me per dirmi che facevano un lavoro inutile, poiché per estrarre le seicento e più tonnellate di carico che pesavano sulle artiglierie (imbarcate dopo) sarebbero occorsi più di dieci giorni coi mezzi che si avevano a disposizione».

“Il pensiero di non poter disporre delle artiglierie gli procurò un momento di sconforto. Si raccomandò al buon Dio e aprì la carta topografica”. […] (pag 25)

“Alle ore 10 del 5 febbraio 1885, le truppe italiane misero piede per la prima volta nella città di Massaua”. (pag. 26)

“Lo sbarco delle truppe e dei materiali si concluse verso la fine della giornata. I soldati presero possesso dei due forti di Massaua, sull’isola di Taulud e a Ras Mudur […] Furono dislocati anche […] nell’entroterra e sulla strada per Dogali […] le guarnigioni egiziane lasciarono spontaneamente le località che avevano occupato prima dell’arrivo degli italiani e si sistemarono in accampamenti provvisori in attesa dell’imminente rimpatrio”. (pag. 33)

Saletta con il supporto inglese si trova dunque ad amministrare la cittadina portuale di Massaua, ma il colonnello non è ancora a conoscenza del progetto di espansione imperialistica in Africa nord-orientale da parte di Roma. Nel frattempo Padre Adelmo, un religioso che vive in zona e si offre di seguire spiritualmente i soldati, viene ucciso in un edificio diroccato sulla strada per Dogali. Per risolvere il caso il colonnello Saletta incarica il capitano Antonio Garofalo, che a sua volta coinvolge il tenente Umberto Palumbo e questi il sergente Nicola Lorusso. Le indagini per la soluzione del caso di omicidio di Padre Adelmo continuano tra battute d’arresto, supposizioni, ingenuità, errori e disattenzioni e si alternano all’avvicendamento tra il colonnello Saletta e il generale Genè e tra quest’ultimo e Saletta, diventato ormai generale, per la gestione dei soldati italiani durante la penetrazione nell’entroterra africano perché la politica nazionale italiana è infatti decisa a conquistare quell’immenso territorio. Se a Roma si consumano proclami, giochi diplomatici e decisioni discutibili e contraddittorie, in Africa si alternano eroici vittoriosi combattimenti a numerose sconfitte (tra cui Dogali, Amba Alagi e la carneficina di Adua). Sconfitte dovute soprattutto alla sproporzione numerica tra i locali e le truppe italiane che porteranno alla perdita di molti uomini [Codesta è una tisi militare, non una guerra; piccole scaramucce nelle quali ci troviamo sempre inferiori di numero al nemico; sciupio di eroismo senza successo (pag. 186)], a una vera e propria disfatta, alla caduta del governo Crispi e alla fine della prima epopea coloniale italiana.

Delitto a Dogali. La prima epopea coloniale italiana (Les Flâneurs) di Daniele Cellamare è un romanzo storico avvincente e denso di avvenimenti. L’autore conduce il lettore in atmosfere assolate e desertiche in cui i figli giovani di una nazione giovane si trovano a confrontarsi con un mondo a loro sconosciuto per un progetto di cui sono quasi completamente ignari. Cellamare racconta uno spaccato della Storia del nostro paese andando ben oltre l’idea auto celebrativa della costruzione dell’immagine dell’Italia come potenza coloniale tipica di una certa letteratura molto in voga negli anni ’20 del secolo scorso.  L’autore umanizza il processo e lo svolgimento dei fatti e si avvale della sua consueta prosa fluida, accurata che cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina. Prezioso l’innesto noir che genera una narrazione parallela ricca di imperdibili colpi di scena.

Daniele Cellamare (1952) è stato docente presso la facoltà di Scienze Politiche della Sapienza di Roma e presso il Centro Alti Studi per la Difesa. È stato direttore dell’Istituto Studi Ricerche e Informazione della Difesa. Ha collaborato con emittenti televisive nazionali e con diverse testate nazionali ed estere. Attualmente è consulente per le attività culturali dell’Agenzia Generale Treccani di Roma ed è responsabile del gruppo di analisti “Doctis Ardua” per la stesura di saggi di carattere geopolitico. Appassionato di studi sulla Storia Militare, con la casa editrice Les Flâneurs ha pubblicato: La Fortezza di Dio, La Carica dei Balaklava, Gli Ussari Alati, Il Drago di Sua Maestà. La prima guerra dell’oppio, Gli artigli della Corona. La seconda guerra dell’oppio e Delitto a Dogali. La prima epopea coloniale italiana, il suo ultimo romanzo.

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