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Martedì, 30 Aprile 2024

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A cura di Redazione

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I Fuoriposto di Cosimo Buccarella: quattro adolescenti salentini diventano adulti sotto l’ombra lunga della guerra

Il romanzo di Buccarella racconta la storia dei tredicenni Tommaso, Umberto, Marcello e Giovanni e della loro incursione nel DP Camp 34, tra le Quattro Colonne e Porto Selvaggio, alla ricerca di qualcosa di prezioso

Che cos’è il DP Camp 34? Un campo allestito durante la Seconda guerra mondiale per accogliere i profughi dei campi di concentramento nazifascisti disseminati in Europa. Il campo leccese denominato DP, dedicato cioè alle “displaced persons”, messo in piedi dall’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration - Amministrazione delle Nazioni Unite per l'assistenza e la ri-abilitazione) alla fine del 1943, rimase attivo alcuni anni e diventò il punto di partenza di migliaia di slavi ed ebrei verso il nascente Stato di Israele o gli Usa e il Sudamerica. Sebbene fosse uno tra i più organizzati ed operativi, non fu un caso isolato, altri campi erano presenti a Santa Maria di Leuca, Santa Cesarea e Tricase Porto.

I Fuoriposto (Corbaccio) di Cosimo Buccarella ci porta a conoscere il campo dal di dentro con una dovizia di particolari che lascia subito emergere le ricerche e gli accurati studi che l’autore ha compiuto prima di affrontare la stesura del romanzo. Una storia conosciuta attraverso la voce del padre che l’autore ha lasciato sedimentare nel tempo prima di scriverlo. Un romanzo storico e d’avventura dalle tinte noir e al contempo una Bildung in salsa salentina, cioè un romanzo di formazione, grazie ai suoi giovani protagonisti: quattro tredicenni apparentemente fuoriposto che, nonostante le origini umili, manifestano una grande acume intellettuale nell’affrontare un’impresa, sì truffaldina ma di grande valore etico e con un risultato inatteso e sorprendente.

È il 1946, la Seconda Guerra Mondiale si è appena conclusa e una piccola banda sgangherata composta da Tommaso, Umberto, Marcello e Giovanni passa il tempo a battagliare contro la banda del rivale Ettore e delle sue Malote vicino la Pietra Spaccata, per la contesa di un fortino. Un tugurio sul punto più aspro della Pietra Spaccata che rappresentava il nascondiglio perfetto per trascorrere del tempo lontano dalle loro famiglie. Perché a casa si sentivano come quei ninnoli che dove li metti – sul comò, su una mensola o sul tavolo della cucina – sembrano sempre fuori posto (pag. 10).

Tommaso, Umberto, Marcello e Giovanni espugnano l’avamposto e da lì spiano il campo dei rifugiati  fantasticando di potersi intrufolare per vedere com’erano fatte le persone che ci vivevano (pag.18). Un giorno scoprono che Marcello non solo già entra nel campo da mesi - almeno una volta la settimana dapprima per aiutare il padre falegname e poi anche da solo - ma che dentro c’è anche un ospedale. Tommaso decide allora di volerci andare a tutti i costi per rubare la penicillina: l’unico medicinale che può curare la febbre tifoide di sua sorella Romilda.  Quello stesso giorno Marcello offre una stecca di cioccolata agli amici e confessa di averla trovata vicino al cadavere di un uomo, seminascosto in una boscaglia a ridosso del campo. Insieme decidono di tornare dall’uomo morto per prendergli anche i vestiti, circostanza che innesca una serie di accadimenti rocamboleschi e triangolazioni tra la banda di gamin salentini, i loro rivali e i soldati inglesi.  E  Tommaso e Umberto nel campo ci finiscono davvero da prigionieri.

Ne I Fuoriposto (Corbaccio), Cosimo Buccarella cristallizza arguzia, saggezza, sarcasmo e li usa per evidenziare cosa accadeva nella società salentina, per estensione italiana, del dopo guerra tra baratto, ruberie, egoismi, frustrazioni e sentimenti nobili di solidarietà, condivisione e amicizia.

Buccarella evoca inoltre atmosfere twainiane (cosa che rende il romanzo una lettura preziosa anche per un pubblico young – adult) e rivela una profonda comprensione della psicologia dei suoi giovani personaggi. L'esplorazione, l'avventura, il gioco spensierato, le piccole tragedie, le sfide da affrontare e i trionfi dell'infanzia sono parte integrante del racconto. Senza mai dimenticare le avversità che il percorso di crescita e la perdita dell’innocenza - un’innocenza di fatto già persa o forse mai avuta - comportano: tutti e quattro sono infatti consapevoli della durezza e delle ingiustizie della vita e conoscono la paura, ma per loro non diventa mai un limite.

La paura, quella vera, è sempre paura di non farcela. Che di tratti di fare a botte con qualcuno, dichiarare il proprio amore o sostenere un esame, quello che ti rammollisce le ginocchia è il terrore del fallimento. Che succede se lei dice di non volerti? Se fai scena muta? E se il primo pugno di manda KO? E dunque, alla fine, la paura di non farcela è sempre la solita vecchia paura dell’ignoto. Di ciò che accadrà dopo, di quello che ti attende oltre il temporaneo ostacolo che il destino ti ha messo di fronte. Che cosa succede se non sei abbastanza veloce? Se tua sorella muore? Come cambiano le cose, dopo? Come cambia la tua vita? (pag. 285)

Un inno purissimo al coraggio dunque, perché come diceva Mark Twain: “Il coraggio è resistenza alla paura e dominio della paura, ma non assenza di paura”.

I Fuoriposto (Corbaccio) di Cosimo Buccarella è un romanzo delizioso che si legge d’un fiato per la struttura solida, la narrazione fluida e una lingua asciutta capace di inglobare e valorizzare anche termini dialettali salentini.

Cosimo Buccarella è nato e vive in Salento, dove ambienta la maggior parte delle sue storie. Suoi racconti sono apparsi in raccolte e riviste. È stato vincitore del Festival Dieci Lune e del Premio Olivieri.

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