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Martedì, 30 Aprile 2024

Terza Pagina

A cura di Redazione

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“Trofeo” rende protagonisti gli oggetti accumulati da un serial killer

Emanuela Cocco investiga la natura dei trofei di un serial killer e il senso delle parole

Una donna entra in un negozio per comprare una gonna, vuole indossarla per un appuntamento; non sa che l’uomo che incontrerà sarà il suo carnefice e che quell’ incontro sarà il primo e anche l’ultimo: l’unico.

A rituale compiuto l’assassino raccoglie la gonna, la porta via con sé e la ripone in un cassetto dove ci sono già altri oggetti: fermagli, ciocche di capelli, collane, anelli.

Sono tutti trofei che l’assassino conserva in ricordo delle sue prede, in ricordo delle persone a cui sono appartenuti. Sono feticci che l'assassino prende dalle vittime come "trofei" del suo crimine, la prova della sua abilità; oggetti che usa per rivivere il brivido dei crimini che ha compiuto e sentirsi nuovamente potente.

L’io narrante di Trofeo è Fredda, una gonna e i brandelli che ne restano; alla sua composizione 98% viscosa, 2% elastan si sono aggiunti fango, sperma, alcol e un bel po’ del sangue della vittima. Fredda capisce di non essere sola in quel cassetto, capisce di far parte di un piccolo museo di trofei su cui il serial killer proietta sadici piaceri o “semplici” esigenze.

Il giorno in cui l’uomo torna a casa con una nuova vittima e prepara la messa in scena per il suo macabro rituale di tortura e sopraffazione, i trofei, parte della rappresentazione che lui dirige, si rifiutano di farsi décor, di mettersi in posa per quell’ennesimo delirio:

L’allestimento ha le sue leggi ma neanche lui le conosce, non ha mai ordinato la sua pratica in sequenze esatte. Le sue azioni sono solo reinterpretazioni non troppo mediate di fantasie casuali, suggerimenti estemporanei che arrivano da un mittente ignoto. (pag. 55) […] Una sola disattenzione e l’immagine si guasta. Qualcosa, un pensiero concreto, forse un ricordo, ha appena aperto un varco dentro. L’immagine è corrotta. Ora un gioco di luce cancella la scena. Più di tutto la luce lo disturba. […] Il quadro è alterato. (pag. 57).

Trofeo (Zona 42 - Collana 42 Nodi diretta e curata da Elena Giorgiana Mirabelli) è una novella che si muove nei territori dell’horror letterario con un punto di vista nuovo, inedito: quello dei trofei, delle cose senza sogni.

Cocco usa una lingua ipnotica, asciutta, lacerante; una lingua che dà voce, una voce potente, alla materia inorganica, la antropomorfizza, la personifica e la anima, lasciando sullo sfondo un tappeto sonoro che, sebbene resti in modalità off, permette di sentire la nenia malata nella testa del serial killer.

L’autrice è accurata nella scelta delle parole e ogni parola si fa disincanto, illusione, presagio, amore, marionetta, tempo, spettacolo, feto, fine e ricerca della parola stessa e ci offre l’assassino come nudo oggetto di morte tra i suoi oggetti, presagendolo trofeo di una giustizia che mai nulla potrà riparare.

Per leggere un estratto, clicca qui

Emanuela Cocco, editor freelance e autrice, vive a Roma. Ha scritto per il teatro e per la televisione, come autrice e come critica. Ha pubblicato racconti e saggi su varie riviste e raccolte. È stata lettrice del Premio Italo Calvino, è tra i fondatori di Terra di nessuno, spazio di critica della drammaturgia, e di Degrado, rivista letteraria. Dirige la collana di letteratura sinistra Trema (Edizioni Arcoiris) e collabora con la rivista Carmilla. Ha fondato e dirige la scuola di scrittura Scrivere di Notte. Tu che eri ogni ragazza (Wojtek, 2018) è il suo primo romanzo. Ha appena pubblicato il racconto “Restituita” nell’antologia Buon Natale Perfidia (Exorma, 2023).

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