rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Porto Cesareo

Presunti abusi nella realizzazione di un chiosco bar: in 12 a processo

Disposto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta che il 19 marzo del 2021 sfociò nel sequestro preventivo dell’opera, non ancora ultimata, a Torre Lapillo. Prima udienza, il 4 gennaio

PORTO CESAREO - Dalla proprietaria dell’area ai funzionari comunali, tutti avrebbero avuto un ruolo, seppur diverso, nella costruzione illecita di un chiosco bar a Torre Lapillo, tra via Coco e via Pavese,  mai completato  perché i lavori furono bloccati dai sigilli della magistratura il 19 marzo del 2021.

E’ quanto sostiene l’inchiesta condotta dal pubblico ministero Alessandro Prontera, secondo cui la zona interessata dagli interventi (eseguiti fino al momento del sequestro preventivo) era sottoposta a due vincoli, paesaggistico e idrogeologico, tali da rendere nulla e infondata qualsiasi eccezione prevista dalla legge in merito alla realizzazione di nuove opere su aree tutelate.

Sarà questo il fulcro del processo disposto dal giudice Angelo Zizzari, all’esito dell’udienza preliminare discussa ieri, e che vedrà sott’accusa per abusi edilizi 12 persone. Si tratta di: Ada Elisa Franco, 27enne di Copertino, in qualità di amministratrice unica della società “Salento Sunrise srl”, gestore dell’area e committente dei lavori; Rita Giulia Massarelli, 83enne, proprietaria del terreno; Antonio Strafella, 57enne di Copertino, tecnico progettista e direttore dei lavori; Paolo Stefanelli, 66enne di Lecce, nelle vesti di dirigente del settore IX dell’ufficio tecnico del Comune di Porto Cesareo, che rilasciò in favore della “Salento Sunrise” il permesso di costruire ; Fabrizio De Pace, 45enne di Porto Cesareo e Salvatore Antonio Rizzello, 48enne di Nardò, tecnici istruttori del Comune che redassero la pratica per il rilascio del permesso di costruire; Augusto Ressa, 69enne di Taranto, responsabile del procedimento per il ministero dei Beni Culturali, al quale è contestato anche il reato di falso, perché espresse parere favorevole attestando che “l’intervento in progetto, non comporta significativa alterazione delle visuali panoramiche del contesto vincolato…”, mentre stando agli accertamenti del pm, si trattava di un’imponente struttura di grosso impatto per dimensioni e consistenza del materiale impiegato (cemento armato); Pietro Viva, 64enne residente a Porto Cesare, tecnico istruttore e redattore della “relazione istruttoria di compatibilità paesaggistica”; Tarcisio Basile, 66enne di Porto Cesareo, responsabile dell’ufficio paesaggio del Comune (di Porto Cesareo) che rilasciò l’autorizzazione paesaggistica e partecipò alla commissione locale per il paesaggio; i componenti della commissione per il paesaggio dei Comuni “Unione 2” che sottoscrissero il verbale della commissione, Giovanni Quarta, 61enne di Monteroni, Marco Sellani, 48enne di Carmiano, Valentino Traversa, 52enne di Leverano.

Anche questi ultimi quattro, a dibattimento, risponderanno in concorso di falso:  secondo l’accusa, avrebbero attestato che sull’area, pur ricadendo tra quelle tutelate dalla legge, fosse applicabile l’esclusione prevista dal Codice (poiché era delimitata alla data del 6 settembre 1985 dallo strumento urbanistico vigente dal 1974, come zona territoriale omogenea B), omettendo di dare atto della presenza di un duplice  vincolo paesaggistico che impediva l’applicazione dell’esclusione e dunque la realizzazione di una nuova opera.

La prima udienza si celebrerà il prossimo 4 gennaio dinanzi alla giudice Maria Francesca Mariano della seconda sezione penale del tribunale di Lecce.

A difendere gli imputati ci penseranno gli avvocati: Pietro e Antonio Quinto; Americo Barba; Andrea Papa; Gabriele Rampino; Antonio Scalcione, Gianluigi Manelli; Eligio Curci; Addolorata Flores; Viola Messa.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Presunti abusi nella realizzazione di un chiosco bar: in 12 a processo

LeccePrima è in caricamento