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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Affaire dei palazzi di via Brenta, dissequestrato patrimonio di Buonerba

Il Tribunale del riesame ha dissequestrato una cifra di quasi due milioni di euro tra conti correnti, titoli e beni mobili, appartenenti all'ex consulente dell'allora sindaco Adriana Poli Bortone. La richiesta, da parte della difesa, era stata avanzata nei giorni scorsi, dopo il deposito delle motivazioni del processo di primo grado

LECCE – C’è un nuovo importante capitolo nella complessa e per certi versi infinita vicenda giudiziaria sui palazzi di via Brenta, un caso politico e giudiziario che continua a dividere l’opinione pubblica e a contrapporre schieramenti e partiti. Si tratta, infatti, di uno dei processi più controversi della storia recente del capoluogo salentino. Oggi il Tribunale del riesame di Lecce ha dissequestrato il patrimonio (per una cifra di poco inferiore ai due milioni di euro tra conti correnti, titoli e beni mobili) di Massimo Buonerba, l’ex consulente giuridico dell’allora sindaco Adriana Poli Bortone. Si tratta di un ulteriore passaggio delle complesse vicende giudiziarie che riguardano l’ex consulente di Palazzo Carafa.

La difesa di Buonerba, rappresentata dall’avvocato Sabrina Conte, aveva chiesto il dissequestro dei beni nei giorni scorsi, dopo il deposito delle motivazioni del processo di primo grado, in cui il giudice Stefano Sernia aveva, in un’ordinanza complessa, precisa e articolata, evidenziato come il reato di truffa, contestato dalla pubblica causa, non fosse configurabile, che i nuovi capi d’accusa dovessero essere qualificati in abuso d’ufficio e peculato. Il processo, dunque, deve ripartire da capo. Un reato per cui non è competente il tribunale monocratico ma quello collegiale. Da qui la necessità di inviare gli atti alla Procura per la contestazione dei nuovi capi d’accusa che, sempre su indicazione del giudice, dovranno comprendere altri due e personaggi illustri dell’amministrazione comunale leccese: l’ex sindaco Adriana sindaco Poli Bortone e l’ex segretario comunale Domenico Maresca.

Nella lunga e articolata istanza di dissequestro l’avvocato Conte ha evidenziato come la giurisprudenza stabilisca che vi sia una “preclusione processuale” per cui, sulla base della sentenza del giudice, non è possibile mantenere il sequestro per il reato di truffa (per cui per la Procura Buonerba risulta ancora indagato), ma che lo stesso debba essere relativo al peculato. Reato per cui può essere requisito solo il prezzo del reato e non il profitto. Si sarebbe potuto sequestrare, cioè, solo l’eventuale somma sottratta dalle casse comunali. Ipotesi e cifre mai emerse, come sottolineato dalla difesa, neanche in sede dibattimentale. I giudici del Riesame hanno dunque accolto in pieno la linea difensiva, a dispetto dei pareri negativi espressi dal pubblico ministero Antonio De Donno e dal gip.

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