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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Specchia

Avvelenamenti a Specchia, "Gigi" salvato in extremis

Nel racconto di una volontaria, l'ennesimo tentativo di avvelenamento ai danni di un randagio, a Specchia. I tempestivi soccorsi, per fortuna, lo hanno salvato. Si lamenta l'assenza delle istituzioni

SPECCHIA - Tra le attività più generose che si possano fare c'è il volontariato in favore dei cani randagi. Una missione che costa tempo e fatica e anche denaro dal momento che il sostegno delle istituzioni è spesso insufficiente e saltuario, nonostante la legge preveda determinati obblighi per i Comuni. Ma lo sforzo di tanti anonimi cittadini viene a volte frustrato dalla cattiveria di alcuni soggetti che, lontano da ogni giustificazione, avvelenano i cani.

Proprio come avvenuto a Specchia ieri, nel caso che ci viene segnalato da una volontaria, Ilaria Chiriatti, che da anni si occupa di randagismo nel suo paese e nel circondario. "Da sempre nella piazza principale, Piazza del Popolo, stazionano dei cani che vengono accuditi amorevolmente da alcuni volontari", racconta la donna. "Da anni si assiste impotenti a fenomeni di avvelenamento di massa. E' solo grazie all'opera dei volontari che i cani vengono salvati".

L'ultimo caso risale a ieri. Gigi è un incrocio di maremmano, uno dei tanti randagi colpevoli di essere stati abbandonati. "Ieri pomeriggio, probabilmente intorno alle 14.30, un solerte cittadino ha deciso di punirlo, somministrandogli con quasi assoluta certezza del lumachicida. Questo cucciolone, che lo scorso anno era stato trovato in condizioni critiche, ha iniziato ad essere attraversato da spasmi e convulsioni e si è rifugiato sul pianerottolo di casa di una signora, tra l'altro animalista, che ha allertato un'altra animalista, che passava per caso dalla strada".

E' stata subito chiamata Ombretta Orsini, una veterinaria che è giunta sul posto da Tricase mentre le condizioni dell'animale, che presentava evidenti i sintomi dell'avvelenamento, sono progressivamente peggiorate. Per fortuna, l'intervento medico si è rivelato tempestivo e il cane è già fuori pericolo. Ma il sollievo per una vita salvata non può celare la frustrazione per la scarsa sensibilità da parte dei soggetti istituzionalmente preposti al controllo del randagismo.

"E' vergognoso - scrive Ilaria - come il soccorso degli animali in difficoltà sia affidato nell'intera zona di Lecce al buon cuore dei volontari che, come schegge impazzite, corrono qua e là cercando di fare del loro meglio. E' vergognoso che i piani di sterilizzazione massiva, che coinvolgono anche cani di proprietà (che sono poi i futuri randagi) non vengano attuati nonostante le sollecitazioni di noi volontari, è vergognoso che tutti se ne lavino le mani dicendo di non avere soldi, pagando però cifre ingenti per la pensione dei cani presso canili privati. Per pagare fior di quattrini queste strutture i fondi si trovano, per le sterilizzazioni dei cani di strada no e tantomeno per la creazione di canili comunali, come la legge impone. A questo punto i conti non tornano".

Vale la pena ricordare che l'Italia - che già aveva varato una legge specifica nel 2004 - ha recepito le disposizioni della Convenzione europea del 13 novembre 1987 attraverso una nuova norma del 2010. Per chi cagiona "con crudeltà e senza necessità" la morte di un animale è prevista la reclusione da 4 mesi a due anni.

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