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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Biomasse, il no della Provincia nel Salento dei tumori

In conferenza, con il comitato che si batte contro il progetto di centrale a biomasse "Heliantos 2" a Casarano, è stato discusso il parere negativo dell'Arpa. Fondato sui cupi dati epidemiologici

LECCE - Lo sviluppo economico nel Salento non può più passare attraverso insediamenti industriali cui siano connesse immissioni in atmosfera di agenti inquinanti. Troppo stretta è divenuta la cruna dell'ago. I dati sulla mortalità per cancro, collegato alla presenza invisibile ma considerevole di elementi patogeni quali la diossina, non lasciano spazio ad ulteriori indugi o accomodamenti.

E' questo il senso della conferenza con la quale la Provincia di Lecce e il comitato "No alla Centrale" hanno illustrato il parere negativo dell'Agenzia regionale per la protezione e la prevenzione dell'ambiente (in allegato, al termine dell'articolo, la copia integrale) sul progetto di centrale a biomasse "Heliantos 2", che la società Italgest Energia intende costruire in territorio di Casarano. Da tempo è in corso un braccio di ferro tra i favorevoli e i contrari, nell'orizzonte di un ricatto occupazionale non edificante.

Lo scontro, tra l'altro, si gioca anche sul palcoscenico di Lecce dove il Tar di Bari ha riaperto una partita che sembrava archiviata: i giudici hanno infatti annullato il provvedimento con il quale la Regione Puglia aveva chiuso la conferenza dei servizi sul progetto di centrale "Heliantos 1", da costruire alle porte della città (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=24262).

Anche di questo secondo impianto la storia è nota e non ancora conclusa: l'azienda ha sempre inteso proseguire sulla strada decisa sin dall'inizio nonostante le immediate perplessità sulla grandezza dell'impianto e sulla provenienza delle biomasse. Questo perchè, quando la Italgest Energia ha presentato l'istanza per l'autorizzazione alla Regione - nel febbraio 2007 - non era ancora entrato in vigore il regolamento regionale del 2008, molto più restrittivo rispetto alla normativa fino ad allora in essere.

Con l'entrata in vigore della legge regionale 31 del 2008 e del regolamento relativo si è introdotto, infatti, il divieto di realizzare in zona agricola impianti alimentati da biomasse, salvo che non si tratti di centrali in grado di reperire stabilmente le biomasse, per almeno il 40 per cento del fabbisogno, entro un raggio di 70 chilometri dall'impianto (cosiddetta filiera corta).

Secondo la Asl di Lecce, con nota del 14 ottobre, "l'impresa proponente, reclamando un modo pur formalmente corretto la non applicabilità del contenuto del regolamento, si astiene altresì dal presentare qualsivoglia forma di riferimento a quanto da noi richiesto in relazione ai dettagli sul piano di approvvigionamento della biomassa e sulla modalità di utilizzo del calore cogenerato". La nota si conclude con il "parere igienico-sanitario non favorevole" dell'azienda sanitaria. La vicenda ha già avuto ma potrebbe avere anche in seguito delle ripercussioni sulla vita politica di Casarano, il cui sindaco Ivan De Masi è il fratello dell'amministratore delegato dell'impresa che ha progettato l'impianto, Paride.

Tornando alla conferenza odierna, la relazione dell'Arpa ha descritto, nelle parole dell'ingegner Antonio De Giorgi che dall'inizio segue la vicenda, "un progetto carente, per esempio per quanto riguarda il sistema di monitoraggio e quello per l'abbattimento dei fumi" ma anche "difforme dalle direttive europee in materia". Ma, al di là degli aspetti tecnici e anche della portata dell'impianto in questione (25 megawatt), la relazione lancia un monito più generale che le istituzioni, questa volta, non possono lasciar cadere nel vuoto: "Tutta l'area salentina è interessata da eccessi (rispetto ai valori regionali) di mortalità per neoplasia polmonare, soprattutto nel sesso maschile". La conseguenza specifica di questa statistica epidemiologica è "una situazione di peculiare vulnerabilità del territorio ad ulteriori pressioni di carattere ambientale".

Le stesse parole, grosso modo, che il professor Giuseppe Serravezza, oncologo e presidente del comitato intercomunale che comprende quindici sigle tra associazioni e partiti, va ripetendo da anni ma che adesso sono entrate nel lessico e nella burocrazia di un'agenzia regionale con competenze tecniche e scientifiche, come dimostra l'allegato alla relazione dal titolo "Stato di salute nel Comune di Casarano" (nel quale è evidente l'anormalità del tasso di mortalità per tumori correlati all'inquinamento).

"Accogliamo con soddisfazione la relazione dell'Arpa che ha dimostrato grande senso di responsabilità nonostante le pressioni che immaginiamo esserci in casi come questo", ha chiosato il medico impegnato in prima linea nella battaglia contro questo ed altri progetti che interessano il Salento. "Non c'è più spazio nemmeno per un cerino, questa è la verità".

Cogliere la palla al balzo ed definire una volta per tutte il problema da una prospettiva generale è quindi l'obiettivo del comitato che, già prima della conferenza, aveva diffuso un comunicato in cui si chiede alla Regione Puglia di assumersi "innanzitutto la responsabilità di una moratoria rispetto agli impianti inquinanti" e di promuovere "trasparenti e partecipate politiche di programmazione dello sviluppo e di pianificazione e regolamentazione dei procedimenti". Non solo per quanto concerne le biomasse, ma anche per il fotovoltaico e l'eolico.

Sostanzialmente in linea con gli intendimenti di Serravezza, anche se con toni meno drastici, l'assessore provinciale alle politiche energetiche Gianni Stefano che ha dichiarato: "Gli imprenditori devono mettersi l'animo in pace. Qualsiasi impianto alimentato da energie rinnovabili deve essere veramente sostenibile. Nel caso delle biomasse, non si prescinderà dalla filiera corta e da un adeguato dimensionamento". Hanno partecipato alla conferenza anche il consigliere provinciale di opposizione Gabriele Caputo, eletto nel collegio di Casarano e Anna Maria De Filippi, presidente regionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanza attiva.

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