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Cronaca

Uranio impoverito, nel Salento la prima biobanca per monitorare i soldati

Nell'ambito dell'Imid scientific conference, un incontro per ridiscutere le metodologie mediche per combattere le patologie contratte dai militari, causate dall'esposizione al minerale. Presenti numerosi politici e scienziati

LECCE - Storie da far gelare il sangue . E, in alcuni casi, capaci di farti saltare la tiroide. Costa poco, ma è potente. Il fatto che si chiami uranio "impoverito", non è certamente una questione di solidarietà, durante le missioni "di pace". Né indica che la violenza del proiettile al momento dell'impatto venga attenuata. Tutt'altro. L'Uranio  è un metallo pesante, quasi due volte piu' pesante del piombo, per cui e' stato usato per la costruzione di proiettili.. E' stato utilizzato nelle missioni militari, alle quali hanno preso parte migliaia di soldati italiani, come nei Balcani, In Afghanistan e in Iraq, l?uranio è stato "incriminato" per aver  provocato tumori e malattie croniche in centinaia di uomini e donne.

Se ne è discusso questa mattina, presso la sede dell'ex Monastero degli Olivetani, nell'ambito dell'ottava edizione dell'Imid scientific conference, che quest'anno ha visto il tema delle cellule staminali come filo conduttore del dibattito tra ricercatori. Durante l'incontro, oltre al senatore Giorgio Costa, presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sull'Uranio impoverito, e di Mauro Minelli, direttore del centro salentino Imid, erano presenti anche il portavoce dell'assessore regionale alla Sanità, Ettore Attolini, il direttore generale della Asl di Lecce, Valdo Mellone, e quello sanitario, Ottavio Narracci. All'incontro, anche i rappresentanti dell'Esercito italiano e noti ricercatori come Enrico Sabbioni, responsabile scientifico di Ecsin di Rovigo, il Centro europeo per lo studi dell'impatto delle nanotecnologie sulla salute.

DSC_0057-2-2Una convocazione straordinaria quella della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'Uranio impoverito, per presentare una serie di indagini scientifiche e promuovere, presso l'Imid di Campi Salentina, un centro specializzato di ricerca e cura per i militari reduci da missioni all'estero che, una volta rientrati, hanno contratto alcune patologie, presumibilmente legate all'esposizione alle radiazioni, emesse dall'Uranio  Da quando la commissione ha inaugurato il centro Imid, che si è fatto carico di uno studio interforze, per "fornire alcune risposte alle preoccupazioni dei militari e delle loro famiglie", come ha annunciato il senatore Costa, si è proceduto con una serie di indagini  congiunte, in campo medico, che ha visto anche la partecipazione dell'Università del Salento, e di numerosi organi di ricerca nazionali.

Lo scopo resta quello di accertare, o smentire, il rapporto di causa-effetto che lega l'esposizione radioattiva dei soldati, all'insorgere di patologie riscontrate sui militari. L'unica soluzione per aggredire il dubbio, si è rivelata quella di isitituire una bio-banca, la prima in tutto il territorio nazionale, che si occuperà  di reperire e archiviare il materiale biologico dei soldati, prima della partenza in missione e durante. Con accertamenti ed esami di laboratorio che si estenderanno anche al rientro del personale militare, e nel momento della conclusione dell'attività. Un totale di quattro fasi, che porterà a monitorare i soldati anche per 15,  o 20 anni, un arco temporale nel quale possono manifestarsi alcune malattie latenti. Nessun esame invasivo, alcuna biopsia, hanno assicurato dalla commissione. Solo semplici test, come quello del sangue totale e del siero, assieme a quelli di sperma e urine. E dei capelli, che restano dei grandi accumulatori di metalli. I fattori ambientali, altre grandi spie di potenziali malattie e tumori, costituiranno l'altro insieme dei parametri di ricerca. Il suolo, i prodotti vegetali o gli stessi licheni, saranno costantemente monitorati, assieme agli ambienti delle caserme dove, per rilevare la qualità dell'aria, si potranno installare alcuni dispositivi. O, addirittura, parcheggiare per un breve periodo una cucciolata di conigli, sensibili radiometri naturali. Come è stato ironicamente sussurrato durante la conferenza, per alleggerire un tema che continua a destare non poche preoccupazioni.

 

 

 



 

 

 

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