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Cronaca

Presunti abusi all'interno del villaggio turistico. Conclusa l'inchiesta: due indagati

C'è il nome del legale rappresentante della struttura ricettiva "Alimini Resort" di Otranto e quello del direttore nell’atto di chiusura indagini firmato dal pubblico ministero Paola Guglielmi. Molte opere realizzate sarebbero abusive: il 29 agosto dello scorso anno, la capitaneria di porto di Gallipoli eseguì un sequestro preventivo

OTRANTO - La Procura di Lecce non cambia idea: molte opere nel villaggio turistico Alimini Resort a Otranto sono abusive. Di questo dovranno rispondere Jacobus Adrianus Buijs, 50 anni, originario di Rotterdam ma residente a Torino, legale rappresentante dell’Alpitour World Hotels e Resorts (la società titolare delle autorizzazioni demaniali nonché conduttrice della struttura ricettiva turistica Villaggio Alimini Resort) e il direttore della struttura Filippo Lucchini, 46, originario di Milano ma residente ad Otranto. Ci sono i loro nomi nell'atto di conclusione delle indagini preliminari firmato dal pubblico ministero Paola Guglielmi, titolare del fascicolo d'inchiesta che il 29 agosto del 2014 sfociò nel sequestro preventivo di alcune parti del villaggio eseguito dalla guardia costiera.

Ecco i lavori che, secondo il pm, sarebbero stati realizzati in barba alla legge sull'edilizia: una struttura precaria in legno di 14 metri quadrati per stivare le vele, sbancando una parte di duna sabbiosa e a ridosso della quale erano stati pavimentatati 14,28 metri quadrati appoggiando sulla sabbia pezzi di pietra di Cursi; 8 pali con bandiere fissati nelle dune; pavimentazione con lastre in cemento e due docce sulla sabbia di 7 metri quadrati; una scala in legno e lastre di pietra; scivoli in legno; un manufatto in muratura destinato a wc alla turca con lavabo; una doccia sulla sabbia su poco più di due metri quadrati; un'area pavimentata in pietra con un rubinetto e un'altra  zona pavimentata con lastre in cemento, sempre sulla sabbia, dove sono state installate docce.

E ancora: una recinzione metallica per una superficie di 9 metri quadrati dove era posizionato un serbatoio in metallo per Gpl; un  impianto di irrigazione e segnaletica su un’area di circa 13mila metri quadrati utilizzata per campo da golf; un impianto di scarico di acque reflue collegato ad un impianto di depurazione; l’attrezzatura su un’area di 5mila metri quadrati a servizio del villaggio; una fossa biologica, tre depositi e una cabina con impianti tecnologici a servizio dell’impianto di depurazione. Si tratta di opere che, stando alle indagini, sarebbero state realizzate senza le autorizzazioni obbligatorie e che avrebbero danneggiato la bellezza naturale di una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e idrogeologico.

Ora gli indagati hanno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dal sostituto Guglielmi, per presentare memorie e documenti raccolti dall’attività di indagine svolta dai difensori, gli avvocati Mauro Finocchito e Pasquale Scorrano. Scaduti i termini, si aprirà una nuova fase: il magistrato deciderà se chiedere il rinvio a giudizio.

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