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Cronaca

Ferì l'amico con tre colpi di pistola, sarà giudicato col rito abbreviato

Tragico incidente o lite degenerata in sparatoria, sarà il giudizio abbreviato a stabilire la verità (processuale) sul ferimento di Francesco Cacciatore, 28enne di Veglie, colpito da tre colpi di pistola lo scorso 26 febbraio da Daniele Tramacere, 32enne originario di Copertino

LECCE – Tragico incidente o lite degenerata in sparatoria, sarà il giudizio abbreviato a stabilire la verità (processuale) sul ferimento di Francesco Cacciatore, 28enne di Veglie, colpito da tre colpi di pistola lo scorso 26 febbraio. Daniele Tramacere, 32enne nato a Copertino ma residente a Veglie, accusato di tentato omicidio, ha scelto il rito abbreviato dinanzi al gup Antonia Martalò.

Tramacere avrebbe litigato con Cacciatore, suo amico ed ex guardia giurata, in possesso legale di una pistola “Tanfoglio 9x21”. Sarebbe stata proprio l’arma, secondo gli inquirenti, l’oggetto della discussione poi degenerata con il ferimento del 28enne. L’imputato avrebbe voluto acquistarla clandestinamente dall’ex vigilante, non potendo comprarne una regolarmente, a causa di vecchi guai con la giustizia.

Il pomeriggio del 26 febbraio i due amici raggiunsero con l’auto di Cacciatore la zona “Rizzi”, una delle campagne tra Salice Salentino e Veglie, nei pressi di una masseria abbandonata, per sparare qualche colpo. Un pomeriggio di divertimento, finito in tragedia. Tramacere colpì il 28enne con nove colpi, provocandogli ferite in tre punti del corpo: basso ventre, addome alto e gomito destro. Poi avrebbe lasciato Cacciatore per terra, in una pozza di sangue, dileguandosi in direzione di Veglie, a bordo dell’auto e con la pistola della vittima. Quest’ultima, avrebbe poi chiamato il fratello, sopraggiunto dopo poco. Resosi conto delle condizioni critiche del parente, allertò 118 e i carabinieri. Trasportato al “Vito Fazzi” di Lecce, Cacciatore fu sottoposto a un delicato intervento chirurgico. I militari dell’Arma fecero scattare la caccia all’uomo. Alcune ore dopo i carabinieri della compagnia di Campi Salentina, assieme ai colleghi della stazione di Veglie e Leverano, circondarono la casa di Tramacere e lo fermarono.

TRAMACERE.. DANIELE-2Sebbene confuse, le sommarie informazioni rese dalla vittima prima di finire in sala operatoria, furono ampiamente riscontrate durante le prime fasi dell’indagine: numerose testimonianze, contatti telefonici tra i coinvolti  ricostruiti in tempo reale sequestrando tutti i telefoni cellulari interessanti (per l’esattezza cinque) e sopralluoghi. Fu lo stesso imputato, dopo il fermo, a condurre poi i carabinieri sul luogo della sparatoria, dove furono recuperati nove bossoli calibro 9X21 e l’arma, nascosta sotto una pietra, a circa 4 chilometri dal posto in cui era avvenuto il ferimento di Cacciatore. 

Tramacere, assistito dall’avvocato Antonio Savoia, si è sempre difeso dicendo che, durante la prova concordata della pistola, subito dopo averla armata e senza premere il grilletto, sarebbero partiti “a raffica” i nove colpi di pistola, tra cui i tre che avrebbero colpito accidentalmente l’amico. Preso dal panico, avrebbe cercato una fuga disperata, impossessandosi dell’auto della vittima, cancellando le tracce “dell’incidente avvenuto”. Invece di chiamare i soccorsi, quindi, si sarebbe tra l’altro recato, immediatamente dopo aver abbandonato l’auto, presso un bar di Veglie dove avrebbe consumato tranquillamente una birra con un amico di vecchia data. Per poi rincasare.

A marzo la Procura aveva disposto una consulenza balistica e medico legale per ricostruire le modalità e le dinamiche della sparatoria. I risultati della perizia saranno analizzati in sede di giudizio abbreviato. 

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