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Cronaca Taurisano

Fu un suicidio o uccise il marito? Rinviata a giudizio

Ancora un caso che riguarda Taurisano, dopo quello di Lucia Bartolomeo. Il 13 maggio dovrà comparire in aula Enza Basile, 47enne, per la morte del marito Luigi Cera, avvenuta il 15 giugno del 2004

Un nuovo presunto caso di omicidio del marito che si sarebbe verificato a Taurisano a pochi giorni dalla sentenza all'ergastolo di Lucia Bartolomeo finisce in un'aula di Tribunale, davanti ai giudici di Corte d'Assise dove l'approfondimento dibattimentale si aprirà il prossimo 13 maggio ed in cui dovrà comparire Enza Basile, 47enne originaria di Ugento. Il rinvio a giudizio è stato disposto nell'udienza preliminare davanti al gup Andrea Cazzella e il figlio della coppia si è costituito parte offesa assistito dall'avvocato Roberto Bray.

Omicidio volontario è il reato contestato dalla Procura nei confronti della donna neoimputata per la morte di Luigi Cera, trovato ammazzato con un colpo di pistola alla tempia nel pomeriggio del 15 giugno del 2004. Il caso dell'uomo finisce quindi in Corte d'Assise per accertare le responsabilità che in un primo momento non erano state sollevate dal pm inquirente Emilio Arnesano. All'archiviazione non si erano opposti né il fratello né il figlio, ma il gip Vincenzo Scardia aveva disposto l'imputazione coatta per la Basile, incastrata da almeno quattro indizi: il mancato ritrovamento di tracce di polvere da sparo con l'esame stub nelle mani di Cera nonostante l'arma fosse una pistola a tamburo di dimensioni talmente ridotte da entrare quasi del tutto nel palmo di una mano; secondo, la pistola era sotto ad un letto ad una cinquantina di metri dalla sponda sinistra dove era disteso Cera.

Terzo elemento: i medici legali non trovarono tracce di ustioni sulla pelle o di bruciatura dei capelli tipiche di chi si esplode un colpo alla testa: quarto, la Basile avrebbe tolto l'arma da sotto al letto per nasconderla in una cassaforte. A questi indizi se ne aggiungono altri: la donna in un primo momento raccontò che Cera si era ferito cadendo sebbene non si era mosso dal letto; le escoriazioni sulle avambraccia le giustificò sostenendo di essersi ferita cercando di chiudere una finestra mentre portava il caffè al marito, ma i carabinieri verificarono che le ante erano lisce. La donna è difesa dagli avvocati Silvio Caroli e Vincenzo Del Prete.

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