rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

“Game over”, 15 condanne per oltre 160 anni di reclusione. Assolto l’ex boss Briganti

Emesso il verdetto della giudice Maria Francesca Mariano nel processo col rito abbreviato sul clan che avrebbe fatto affari con la droga e le estorsioni nella zona 167 di Lecce

LECCE - Si è chiuso oggi con un’assoluzione e 15 condanne per oltre 160 anni di reclusione il processo abbreviato scaturito dall’operazione “Game Over” della squadra mobile di Lecce su un’associazione mafiosa particolarmente attiva nella zona “Le vele”, nella 167 B del capoluogo, denominata clan “Briganti”, dal cognome dell’ex boss Pasquale, detto Maurizio. Ma l’unico a rimediare un verdetto di non colpevolezza “per non aver commesso il fatto”, sollecitato dalla stessa titolare delle indagini, la sostituta procuratrice Giovanna Cannarile, è stato proprio lui, sebbene indicato nell’ordinanza di custodia cautelare come il “capo indiscusso”. Attraverso, gli avvocati difensori Antonio Savoia e Ladislao Massari, il 54enne leccese ha chiuso così questa vicenda giudiziaria rispetto alla quale si è sempre dichiarato completamente estraneo. 
Già condannato quattro volte per associazione mafiosa con sentenze irrevocabili (il 7 ottobre del 2000, il 7 marzo del 2006, il 22 luglio del 2016 e il 4 aprile del 2019 e di recente a 24 anni, ma in continuazione a una precedente sentenza di condanna a 20, divenuta irrevocabile, nel processo d’appello nato dall’operazione “Final Blow”), in questo procedimento, Briganti non rispondeva di 416 bis ma di associazione “semplice”, dedita prevalentemente al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Il reato più grave veniva contestato invece al cognato, Sergio Marti, 49enne, residente a Giorgilorio (frazione di Surbo) ma anche per lui, il processo (con rito abbreviato) si è concluso nei giorni scorsi con un’assoluzione (qui, i dettagli).
Quanto agli altri 15 imputati, la giudice per l’udienza preliminare Maria Francesca Mariano si è così pronunciata: 22 anni per Carlo Zecca, 34enne; 10 anni e 9 mesi per Fabio Briganti, 52enne; 11 anni per Aleandro Capone, 27enne; 14 anni per Francesco Capone detto “Checco o Facciune”, 29enne; 6 anni e 8 mesi, più 15mila euro di multa, per Nicolò Capone, detto “Nicolò piccolo”, 25enne; 10 anni per Daniele De Vergori, 23enne; 6 anni e 8 mesi, più 15mila euro di multa, per Maurizio Elia, 46enne; 14 anni per Carlo Gaetani detto “Carletto” 39enne; 6 anni e 8 mesi, più 15mila euro di multa, per Nicolò Greco, 24enne; 12 anni e mezzo per Giuseppe Guido, 33enne; 10 anni, più 20.000 euro di multa, per Domenico Persano detto “Mimmo”, 63enne; 12 anni e 2 mesi per Nicola Pinto detto “Nico”, 36enne; 6 anni e 8 mesi per Enzo Quaranta, 37enne; 12 anni e 6 mesi per Gianluca Stella detto “Luca o Ciotta”, 33enne; 6 anni e 8 mesi, più 15mila euro, per Simone Zimari, 33enne. Tutti di Lecce.
Non appena saranno depositate le motivazioni (entro trenta giorni) la difesa (rappresentata dagli avvocati Giuseppe Presicce, Stefano Stefanelli, Raffaele Benfatto, Stefano Pati, Paolo Cantelmo,  Angelo Vetrugno, Luigi Covella, Giuseppe De Luca, Renata Minafra, Pantaleo Cannoletta, Lucia Longo, Giancarlo Dei Lazzaretti, Amilcare Tana, Francesco Vergine, Marco Caiaffa, Stefano Prontera, Benedetto Scippa) valuterà il ricorso in appello. Altri due imputati avevano già chiuso il loro conto con la giustizia, il 9 maggio scorso, patteggiando le pene: Silvia Renna, 30enne, di Lecce, un anno e otto mesi, attraverso gli avvocati Pantaleo Cannoletta e Lucia Longo, e Senad Amethovic, 30enne, residente a Lecce, quattro anni con la detenzione domiciliare (definibile già in questa sede come previsto dalla recente riforma Cartabia), con gli avvocati Ladislao Massari e Benedetto Scippa.
Sosterranno invece il processo ordinario: Giampiero Schipa, detto “Giampi”, 58enne, e Giovanni Laera, 63enne di Lizzanello, che non avevano avanzato istanza di riti speciali.

Le accuse

Il reato di associazione mafiosa era contestato oltre a Marti (che come anticipato è stato recentemente assolto con la formula "perché il fatto non sussiste") e Zecca (nel ruolo di promotori, dirigenti e organizzatori), e a Fabio Briganti, Aleandro Capone, Francesco Capone, Daniele De Vergori, Gaetani, in qualità di partecipi.
Stando alle indagini, avviate nell’estate del 2019, l’organizzazione avrebbe fatto affari nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti e nelle estorsioni a imprenditori e ambulanti che operavano nella zona dello stadio comunale di via Del Mare, a Lecce, in occasione di incontri di calcio e di eventi musicali e per gestire i parcheggi abusivi durante queste manifestazioni, adottando anche metodi violenti con "i responsabili di infamità".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

“Game over”, 15 condanne per oltre 160 anni di reclusione. Assolto l’ex boss Briganti

LeccePrima è in caricamento