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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Gallipoli

Guardia medica off-limits, al Pronto soccorso per misurare la pressione

Doversi recare in ospedale perché l'ambulatorio è chiuso: il paradosso del sistema che rischia di ingolfare gli accessi

GALLIPOLI – Capita di sentirsi male e non sapere bene a chi rivolgersi, specialmente se il malore coglie all’improvviso, la sera di un giorno festivo. Un’esperienza simile è accaduta ad un cittadino di Gallipoli, Cesare P., che ha avvertito dei sintomi insoliti e si è recato presso l’ambulatorio di continuità assistenziale della città bella.

Il medico di turno – erano le 19 circa di domenica 12 marzo – ha misurato la pressione del paziente rilevando dei valori piuttosto elevati. Gli ha quindi somministrato un farmaco, invitandolo a ritornare nella struttura di via Lungomare Marconi dopo qualche ora.

Detto fatto. Alle 23 il signore ha citofonato all’ambulatorio, insistendo più volte perché gli venisse aperto il cancello. Ma è stato rimandato a casa. “La sala d’attesa era vuota e buia – racconta l’interessato -. ma il medico alla fine mi ha risposto spiegandomi che l’ambulatorio non effettuava quel genere di visite a quell’ora. Così me ne sono andato”.

Cesare si è quindi recato presso il Pronto soccorso dell’ospedale “Sacro Cuore di Gesù”, ha pazientemente atteso per un’ora – i medici erano infatti occupati con tre codici rossi – ed è stato poi visitato dal personale in servizio. “I valori erano rientrati nella norma e mi sono tranquillizzato. Questa situazione mi è sembrata, tuttavia, piuttosto strana: per un esame banale mi sono dovuto rivolgere all’ospedale”.

Indispettito dalla vicenda, il paziente dapprima ha segnalato l’accaduto al comando cittadino dei carabinieri e successivamente ha incontrato il direttore del distretto socio sanitario di Gallipoli per vederci chiaro nella faccenda. In realtà, al netto della denuncia, il medico di turno nell’ex guardia medica si sarebbe semplicemente attenuto alle disposizioni sanitarie.

Un cartello all’ingresso indica chiaramente gli orari di accesso alla struttura, così come fissato da delibera regionale 2289 del 2007, aggiungendo che l’ingresso all’interno oltre quegli orari “è possibile solo per prestazioni sanitarie non differibili, cioè situazioni di malattia che non possono essere rinviate”. Casi urgenti, sostanzialmente.

“La circostanza mi è stata confermata anche dal direttore Vergaro che mi ha accolto con molta gentilezza – ha aggiunto Cesare -. Paradossalmente però, se avessi chiesto una visita a domicilio anziché recarmi di persona, il medico sarebbe venuto a visitarmi. Che senso ha?”.

Di certo è che il Pronto soccorso, fortunatamente non alle prese con il carico di lavoro tipico dell’alta stagione, ha registrato un accesso ulteriore per un semplice esame della pressione sanguigna. E la ratio che regola questo sistema sfugge ai più: come si può evitare l’ingolfamento del servizio di emergenza urgenza se i pazienti sono costretti a rivolgersi anche per casi non gravi? Misteri della sanità.

A ben vedere paradosso ed i suoi probabili effetti collaterali erano già stati segnalati, in tono polemico, dai sindacati allorché nel 2016 è stato presentato il nuovo atto di indirizzo per il rinnovo della convenzione di medicina generale.

La riforma prevede, infatti, l’apertura degli studi medici fino alle 24, sette giorni su sette, mentre nelle ore notturne subentra il 118 con il servizio emergenza urgenza. Ecco svelato l’arcano ed il rischio che, senza il filtro della guardia medica, i casi non urgenti vengano scaricati sui punti di pronto soccorso, aggravando le ben note condizioni di sovraccarico. 

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