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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

I fumi di Cerano: quale futuro attende il Salento?

I fumi inquinanti della Centrale di Cerano hanno provocato gravi danni non solo all'ambiente marino della costa nord-salentina, ma anche alla salute dei cittadini. Il numero dei tumori è in aumento

Negli anni settanta le marine del Nord Salento, avamposto settentrionale della Provincia di Lecce, nel circuito turistico locale e nazionale erano considerate luoghi di incantevole bellezza, rinomate e frequentate dai cosiddetti Vip; i rappresentanti istituzionali e del microcosmo mondano salentino raggiungevano la marina di Casalabate, ricolma di locali da ballo, per trascorrere serate di "gala". Gradualmente, il degrado, l'incuria, l'abbandono, i mutati interessi della classe politica hanno determinato il "collasso" di un indotto fondamentale per l'economia dell'intero litorale a nord del capoluogo, strozzato, improvvisamente e con effetti devastanti dalla tenaglia di un inquinamento atmosferico e marino, acuitosi negli ultimi anni.

Riavvolgendo il nastro del tempo, raccontano le fonti umane "over 60", frotte di giovani raggiungevano nel periodo delle vacanze estive la marina di Cerano, uno degli angoli più suggestivi per il suo mare limpido e cristallino; comitive di vacanzieri affollavano l'arenile a due passi dalla masseria di Cerano, incontaminato e non intaccato dalle colate di cemento dell'abusivismo edilizio negli anni del boom economico. In senso longitudinale dalla costa si estende verso l'interno il bosco di Cerano, costituito da una folta e intricata vegetazione; in un'area di 1158 ettari, dominano il lato costiero alberi di Leccio e di Pino d'Aleppo, quercie come il Cerro, la Roverella, il Rovere e il Leccio nella parte più interna. Particolari condizioni microclimatiche permettono lo sviluppo di piante igrofile, come l'Olmo campestre ed in particolare il Carpino nero.

Il quadro viene macchiato dalle fosche tinte della centrale "Federico II", costruita dall'Enel nel corso degli anni '80. Si compone di quattro sezioni: la prima è entrata in servizio nel 1991, la seconda e la terza nel 1992, la quarta nel 1993. Dal 1997 sono stati realizzati progressivamente gli impianti di depurazione dei gas di combustione (denitrificatori e desolforatori) che hanno consentito l'utilizzo di olio Atz (orimulsion e carbone) ambientalmente più compatibile del precedente ultra-nocivo olio Stz. L'impianto, che occupa un'area di circa 2.700.000 mq, è una struttura funzionale molto complessa composta da 4 sezioni per la produzione (4 generatori di vapore e 4 gruppi da 660MW costituiti da turbine-alternatori); dalle due sale di comando e controllo; dagli spazi per i trasformatori e la stazione elettrica da cui partono gli elettrodotti; dagli impianti di depurazione, dal parco combustibili liquidi e dal parco carbone, da impianti ausiliari come evaporatori, dagli impianti di trattamento delle acque reflue, dalle opere di presa e di scarico a mare. In termini più pratici e meno scientifici, una vera e propria industria della morte. In un paio di decenni gli effetti della produzione di energia 24 ore su 24 hanno destabilizzato il sistema ambientale e marino. La temperatura dell'acqua del mare è gradualmente aumentata, determinando un impoverimento del mare e il turismo in zona è praticamente scomparso. "Un' altra svendita, un regalo politico concesso ad un colosso come l'Enel in una delle zone più belle della nostra costa, violentata dagli interessi di tutti noi", commenta amaramente un rappresentante del canale "Brindisi per sempre" visibile su You tube all'indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=VQ-9h-7xP_k.

Al deturpamento dell'ambiente circostante alla Centrale si accompagna, come ormai ben noto, anche un'implosione dei casi di tumori nel nord Salento, con un aumento incontrollato di linfomi maligni alle vie respiratorie certificato dai dati del Registro tumori della Provincia di Lecce. La proliferazione di malattie ai bronchi, ai polmoni è costante anno dopo anno; nel 2001, i casi di tumori avevano abbattuto nella sola provincia di Lecce quota 21 000 su una popolazione totale di 809.129 abitanti, (fonte demo.istat.it, aggiornata al 28/02/2007). I numeri di neoplasie sono aumentati notevolmente nell'ultimo quinquennio e il registro tumori attivo anche nella Provincia di Lecce, dopo una battaglia infinita intrapresa da esponenti politici di una determinata frangia, certifica la gravità dell'inquinamento ambientale nella terra salentina. Anche a causa dei fumi tossici di Cerano, l'indice di inquinamento nel capoluogo salentino determinato da Pm 10 o polveri sottili sfora i livelli di guardia con una certa frequenza. Il limite massimo per la salute previsto dalla direttiva europea è di 40 microgrammi per metrocubo. I dati, disponibili sul sito https://www.bluorange.it/polveri_sottili.pdf, in riferimento all'anno 2006, hanno monitorato la media dei valori medi annuali da tutte le centraline e Lecce non si può definire un' "isola felice"; 15esimo posto nazionale, con un indice attestato su valori medio-alti, 28,30, a braccetto con Brindisi.

Sulla penisola salentina si avvicinano altri venti carichi di inquinamento, "made in Albania". Dopo un anno e mezzo di braccio di ferro tra investitori stranieri e governo albanese, il premier Berisha ha ufficializzato che il rigassificatore destinato a servire l'Italia, inizialmente previsto nella baia di Valona, sorgerà nei pressi di Fier. L'area sacrificata dista appena 650 metri dall'Adriatico ed è inclusa fra le foci della Vjosa e del Seman. Sulla carta, questo progetto da 1,9 miliardi di euro dovrebbe risolvere i problemi energetici dell'Albania, perché il Paese delle Aquile acquisterà gas ed energia a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato, coprendo il fabbisogno interno, https://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6990.
Il progetto, che ha trovato il veto delle asssociazioni ambientaliste locali, si ripercuoterebbe negativamente anche sull'ambiente salentino, per le ridotte distanze, appena quaranta chilometri, con la Terra d'Otranto.

Il problema di Cerano, per anni sottovalutato e sottaciuto dalla classe politica locale, esiste ed è reale più di quanto si possa immaginare. Il Salento, dal punto di vista ambientale si trova di fronte ad un bivio; diventare una succursale per le multinazionali in cerca di zone franche da colonizzare può risultare assai facile; finanziamenti, promesse di posti di lavoro, fondi da erogare ai Comuni in realtà possono essere la cortina dietro la quale si cela il rischio di una catastrofe ambientale che le forze attive del salento devono evitare.

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