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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

In casa Frisullo 700mila euro, ma nessun sequestro

La guardia di finanza ha ritrovato in una perquisizione, denaro compatibile coi redditi familiari. Nessun sequestro, ma proseguono accertamenti della Procura barese nell'ambito del filone "Sanitopoli"

LECCE - Proseguono le attività di controllo sulla posizione dell'ex vicepresidente della Regione Puglia, Sandro Frisullo, nell'ambito della controversa inchiesta di Bari definita "Sanitopoli": la guardia di finanza, nel corso di una perquisizione compiuta il 18 marzo scorso, infatti, ha trovato alcuni documenti bancari dai quali emergebbe come l'esponente politico e sua moglie, la consigliera comunale del Pd leccese, Rita Quarta, abbiano a disposizione un'ingente somma di denaro, quantificata in circa 700mila euro.

La somma, che pare sia stata investita totalmente in titoli di credito, non è stata sottoposta a sequestro in quanto gli investigatori l'hanno ritenuta compatibile coi redditi conseguiti negli anni dalla famiglia Frisullo: tuttavia, sulla disponibilità di denaro sono in corso accertamenti da parte della procura di Bari che, proprio il 18 marzo scorso, ha ottenuto dal gip l'arresto del politico per i reati di associazione per delinquere e turbativa d'asta nell'ambito di uno dei filoni d'indagine sulla gestione degli appalti nella sanità pubblica pugliese.

Frisullo, la cui posizione si è ammorbidita nei giorni scorsi, con la concessione degli arresti domiciliari, resta tra i principali indagati dell'inchiesta: all'ex vicepresidente della Regione vengono contestati i reati di corruzione e turbativa d'asta. Gli inquirenti sospettano che abbia ricevuto dall'imprenditore Gianpaolo Tarantini utilità e tangenti per circa 200-250mila euro perché gli fossero aggiudicati appalti per 5 milioni di euro banditi dalla Asl di Lecce tra il 2006 e il 2009. La difesa, consegnata agli avvocati, Michele Laforgia e Federico Massa, aveva chiesto e ottenuto la scarcerazione, ritenendo insussistenti tutti gli elementi per giustificare il regime carcerario. Ma l'impianto accusatorio dei pm Ciro Angelillis, Eugenia Pontassuglia e Giuseppe Scelsi, resta in piedi. Alla base delle accuse a Frisullo, le dichiarazioni di Tarantini, con riferimento ad un giro di tangenti, escort ed altri favori elargiti all'ex vice presidente pugliese, che, dal canto suo, ha sempre respinto ogni addebito.

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