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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Morì dopo l'incidente, il gip: “S’indaghi su altri due responsabili sicurezza della Provincia”

Accolta l’opposizione alla richiesta di archiviazione (la seconda) avanzata dalla Procura nel procedimento sul decesso del 38enne Michele Mancarella Pinto, avvenuto a Soleto, sulla provinciale 371, il 7 settembre del 2021. Al momento c’è un solo indagato per omicidio stradale

LECCE - Resta aperto il procedimento sulla morte di Michele Mancarella Pinto, il 38enne originario di Aversa, residente nel capoluogo salentino, avvenuta la notte del 7 settembre del 2021, a Soleto, dopo l’incidente in moto lungo la strada provinciale 371, direzione Lecce, all’altezza della rotatoria posta all’intersezione tra via Carrapa e via Masseria Seu. 

Nei giorni scorsi, il giudice del tribunale di Lecce Sergio Tosi ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione (la seconda) avanzata dalla Procura, disponendo nuovi accertamenti su eventuali responsabilità avute non solo dall’odierno indagato, un 60enne leccese, responsabile della sicurezza su quel tratto di strada, ma anche di due suoi colleghi.

La decisione è arrivata dopo l’ascolto delle parti in camera di consiglio: la sostituta procuratrice Rosaria Petrolo, titolare del fascicolo, la difesa dell’indagato, rappresentata dall’avvocato Luigi Rella, e l’avvocato Salvatore Musco per conto della sorella e del fratello della vittima.

I familiari: “Michele ucciso dall’assenza d'illuminazione”

Non hanno dubbi i familiari: il decesso poteva essere evitato se il sistema di illuminazione della rotatoria fosse stato attivo al momento del sinistro. A queste conclusioni è giunto il consulente di parte, l’ingegnere Antonio Sacino, dopo aver vagliato lo stato dei luoghi, del mezzo e la tipologia delle lesioni dell’uomo che, soccorso, spirò poco dopo l’arrivo in ospedale. 

“In configurazione di ‘impianto illuminante regolarmente attivo’, il Mancarella Pinto Michele avrebbe potuto individuare la presenza della rotatoria a una distanza dalla stessa ben superiore ai centocinquanta metri, ovvero a una distanza sicuramente più che sufficiente all’esecuzione di una frenata esaustiva del proprio scooter, necessaria a rispettare la traiettoria curvilinea della carreggiata, evitando totalmente l’invasione del suo terrapieno interno”, aveva osservato l’esperto.

“L’assenza di illuminazione della rotatoria (accertata dagli stessi carabinieri di Soleto ai quali furono affidate le indagini, ndr), al momento dei fatti in esame, impedì, dunque, al Mancarella Pinto Michele di percepire l’imminente avvicinamento alla stessa, rendendo praticamente impossibile l’avvistamento di quella che sarebbe stata, ed effettivamente lo fu, l’insidia occulta. In conclusione, tale mancata illuminazione è da ritenersi la causa principale, se non unica ed esclusiva, del sinistro in esame”, si legge nell’ultimo passaggio della relazione. 

Certo è che la causa dell’incidente non fu attribuibile ad abuso di alcol né di droga, come rilevato dai test eseguiti dopo il decesso. Chi lo ha conosciuto e amato sostiene che Michele Mancarella Pinto fosse un uomo pieno di vita, rispettoso delle regole e amante dello sport. Quella drammatica sera aveva partecipato a un evento sportivo, prima di salire in sella al suo Yamaha T Max per ritornare a Lecce, dove ad attenderlo c’erano la moglie e un figlio di appena 4 anni. 

incidente Pinto

La difesa: “Sollecitati interventi su quel tratto di strada”

Attraverso l’avvocato Rella, l’indagato ha prodotto delle memorie con la consulenza tecnica relativa ai messaggi di posta elettronica inviati dallo stesso, il 25 marzo del 2021, a due colleghi/collaboratori, nei quali segnalava la necessità di intervenire anche sulla rotatoria “incriminata” per ripristinare gli standard di sicurezza relativi alla luminosità dell’impianto.

Le valutazioni del giudice

Per il gip Tosi, tuttavia, questo non è sufficiente per disporre un’archiviazione, poiché pur avendo, il capo cantoniere segnalato il malfunzionamento, non si sarebbe poi assicurato di verificare il ripristino dell’illuminazione, anche tenuto conto che l’incidente si è verificato a distanza di circa sei mesi da quella segnalazione. 

Per il giudice, ciò che non è chiaro, dagli accertamenti svolti finora, è la ripartizione dei ruoli nell’organigramma dell’ente provinciale riguardo alle incombenze e a eventuali gradazioni di responsabilità in materia di sicurezza stradale, in particolare riguardo alla gestione del tratto stradale interessato dal sinistro. Per questo, il caso resta aperto. Nuove indagini dovranno approfondire anche la ricostruzione della dinamica per risalire all’incidenza “effettivamente determinata dalla carenza di illuminazione sull’ordinario corso degli eventi”.
 

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