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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

“L’assistenza deve continuare”, operatori oncologici in Prefettura

I cento lavoratori premono per la prosecuzione del progetto anche per il prossimo anno. Asl di Lecce e Regione si stanno attivando: presto la convocazione di tutti i direttori generali delle Asl

 

LECCE - Sono tornati a far sentire la propria voce fin sotto i portoni della Prefettura di Lecce, questa mattina, i cento assistenti oncologici che operano in tutta la provincia. La loro protesta sembra, però, avviarsi verso una soluzione positiva. “Merito della lotta e dei presidio messo in piedi – sottolinea Dario Cagnazzo del sindacato Fsi. "Se non ci fossimo attivati noi, probabilmente non sarebbe cambiato nulla”.

La conferma che sia la direzione generale della Asl di Lecce che la Regione Puglia si stanno attivando per la riconferma del servizio, a partire dal primo gennaio, è arrivata anche dal capo di gabinetto della Prefettura, Guido Aprea, che ha accolto una delegazione dei lavoratori e del sindacato Fsi.

Già ieri, il consiglio di via Capruzzi, a Bari, aveva approvato l’ordine del giorno che accendeva un faro sulla drammatica condizione dei pazienti, la cui assistenza e il cui trasporto per i cicli chemioterapici, sembrava a rischio. A fine anno, infatti, scadrà la proroga concessa dalla Asl per la prosecuzione del progetto “sostegno ai pazienti oncologici” che, a Lecce, è durato poco più di un anno.

La causa della brusca interruzione, neanche a dirlo, è nella paventata mancanza di fondi a disposizione della Asl locale. Anche se, insiste a dire di Cagnazzo, il progetto che rientra nelle linee guida delle cure primarie alla persona, era stato finanziato con fondi Cipe, statali e comunitari, vincolati. Il vincolo, spiega Cagnazzo, è nell’impegno a utilizzare quei 109 milioni di euro ad unico scopo: “L’assessore alla Salute, Tommaso Fiore, quindi, non può spendere i fondi per risanare il deficit della sanità pugliese, così come previsto dal piano di rientro firmato con il Governo”.

La stessa delegazione del Pd, accorsa  al presidio di via Miglietta, aveva garantito la ricerca di una soluzione, anche al di là dello specifico blocco dei fondi. E da giorni si parla della possibilità di fondare una cooperativa di lavoratori che “li farebbe uscire dal rapporto diretto con la Asl”, aggiunge Cagnazzo. Ma l’ipotesi non convince a pieno i lavoratori, né il sindacato. Secondo il sindacalista,  la cooperativa con costerebbe né di più, né di meno alla Regione: il motivo di questa scelta, sarebbe sempre nell’obbligo di rispettare i vincoli del piano di rientro, che impone di tagliare del 50 per cento i contratti a tempo determinato. Il governo pugliese, per rimettersi al passo con quanto richiesto a livello nazionale, e per effetto di una sentenza della Consulta, aggiunge Cagnazzo, starebbe operando dei tagli anche sui progetti.

Per il momento, ogni buon proposito è verbo che vola. “Finchè non ci sarà almeno la data della convocazione in Regione, di tutti i direttori generali delle Asl pugliesi, continueremo nella mobilitazione”, promette Cagnazzo che anticipa una manifestazione in Provincia nella prossima settimana.

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