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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Parabita

Le rapine dei "bravi ragazzi": 25 anni per sei imputati

I giovani erano accusati di aver messo a segno una serie di rapine ai danni di numerosi distributori di benzina nel sud Salento. Le condanne in abbreviato per alcuni imputati. Cade l'associazione

LECCE - Venticinque anni di carcere per sei imputati nell'ambito dell'operazione denominata "bravi ragazzi", accusati di aver messo a segno una serie di rapine ai danni di numerosi distributori di benzina nel sud Salento. Il giudice dell'udienza preliminare Antonia Martalò ha condannato a sette anni di reclusione Marco Seclì, 26 anni, e Marco Donadei, suo coetaneo, entrambi di Parabita; due anni e sei mesi, pena sospesa, per Luigi Barone, 21 anni; tre anni e quattro mesi più 18 mila euro di multa per Giorgio Moscatello, 27 ani di Matino; due anni, pena sospesa, per Michele Antimo Specchiarello, 21 anni, anche lui di Parabita. Quattro anni e due mesi, oltre a 18 mila euro di multa, sono stati inflitti ad un cittadino albanese originariamente indagato a piede libero, il 36enne Lulzim Krasniqui.

Era il 27 gennaio scorso quando i carabinieri della compagnia di Tricase, agli ordini del capitano Andrea Bettini, eseguirono nove ordinanze di custodia cautelare in carcere su richiesta del pubblico ministero Giovanni De Palma.

Casi sistematici. E in effetti, sembrerebbe davvero così. A volte le rapine erano talmente rapide, che ne avvenivano tre o quattro nel breve volgere di pochi minuti. Tutto questo ha generato, in un periodo a cavallo fra l'estate del 2008 ed i primi mesi del 2009, allarme sociale, con difficoltà anche nello svolgimento delle indagini. Qualcosa s'è mosso quando i bravi ragazzi, scaltri, determinati e veloci quanto si voglia, hanno fatto un errore a dir poco fatale: il furto di un telefonino da un distributore.

Era il 23 agosto, il distributore preso di mira si trovava a Diso. Ed il cellulare, dopo, sarebbe stato impiegato, semplicemente cambiando scheda. E' grazie al codice Imei, quella che si può definire la carta d´identità di ogni dispositivo mobile, che i carabinieri hanno iniziato a tracciare i movimenti e, pian, piano, a ricostruire un quadro a dir poco impressionante, per numero, di assalti. Precedenti e successivi. Perché si è scoperto che il modus operandi era sempre lo stesso. Per tutti, è caduta l'accusa di associazione a delinquere. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Elvia Belmonte e Vincenzo Blandolino.

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