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Cronaca

Rapina e stupro durante un permesso premio, pena quasi dimezzata

La sentenza è stata emessa dalla Corte d'Appello di Bari nei confronti di Cosimo Damiano Panza, 53 anni. I fatti nell'ottobre del 2016

LECCE – Pena quasi dimezzata nel processo d’appello nei confronti di Cosimo Damiano Panza. Il 54enne, assistito dagli avvocati Rita Ciccarese e Benedetta Martina, accusato di sequestro di persona, rapina aggravata, violenza sessuale, porto abusivo di arma bianca e furto (con l’aggravante della recidiva) è stato condannato dai giudici della Corte di appello di Bari (presieduti dal giudice Francesca La Malfa) a 9 anni e quattro mesi a fronte dei 16 anni comminati in primo grado dal gup del Tribunale di Bari. La Corte, infatti, ha accolto due motivi della difesa, escludendo il reato di sequestro di persona.

Si tratta di un processo complesso, in cui la difesa ha evidenziato la mancanza di una prova certa della colpevolezza di Panza, attraverso riscontri scientifici o un riconoscimento diretto da parte della vittima. L’udienza di appello si è caratterizzata anche per l’assenza della parte civile che ha così rinunciato ad ogni pretesa risarcitoria. Il collegio difensivo, pur parzialmente soddisfatto del risultato, attenderà il deposito della motivazione per poter ricorrere per Cassazione.

I fatti si sarebbero verificati il 6 ottobre del 2016, durante un permesso premio: il 54enne avrebbe rapinato e abusato di una dipendente di un’associazione con sede nel centro di Bari, minacciandola con un coltellino. Stando alla denuncia della vittima e alle successive indagini dei carabinieri, il 53enne si sarebbe introdotto in pieno giorno nell’ufficio con una scusa e avrebbe poi estratto dalla tasca un coltellino a serramanico minacciando la donna, una 27enne, che in quel momento si trovava sola.

“Dammi i soldi o ti taglio tutta” le avrebbe detto, facendosi consegnare i 15 euro che aveva in borsa. Sotto la minaccia della stessa arma, l'uomo l’avrebbe poi costretta a seguirlo in bagno dove avrebbe abusato di lei. La vittima sarebbe poi riuscita a fuggire dalla stanza e dall’edificio per rifugiarsi in un bar, da dove ha chiesto aiuto. Prima di darsi alla fuga, Panza avrebbe rubato altri 350 euro da una borsa che era stata lasciata in ufficio da un’altra dipendente che era in pausa pranzo.

Alla sua identificazione gli investigatori sono giunti grazie alla descrizione fornita dalla vittima, incrociata con le immagini di telecamere di videosorveglianza, una del circuito cittadino e altre due private. Panza già in passato aveva riportato condanne penali per reati dello stesso tipo. L’uomo è detenuto per altri fatti e a breve avrebbe finito di scontare la sua pena. In carcere a Lecce era ritenuto un detenuto "modello", tanto che i magistrati del Tribunale di Lecce gli avevano concesso, in più occasioni, vari permessi premio.

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