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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Rudiae / Via Pellegrino Teodoro

Inquilini frodati e inviperiti. E quando arriva la polizia il proprietario fa il diavolo a quattro

A chi è stata tolta l'acqua e chi versa più soldi di quanto registrato per l'affitto. Tanti i problemi in una palazzina di via Teodoro Pellegrino, a Lecce. Il proprietario denunciato anche per aver inveito contro gli agenti. Mentre un tecnico dell'Acquedotto ha scoperto un'evasione totale dei pagamenti

LECCE – Acqua bene comune, recita un celebre slogan. Nel caso di una palazzina di via Teodoro Pellegrino, in una zona piuttosto defilata del capoluogo, fra le vie Vecchia Carmiano e Monteroni, sembra però che il proprietario sul punto facesse il bello e il cattivo tempo. Nel vero senso della parola.

E quando sono andati a ficcare il naso gli agenti di polizia delle volanti, chiamati da un’inquilina inviperita, C.L., leccese di 68 anni è andato su tutte le furie. Avrebbe persino cercato di mollare un pugno a un poliziotto, “invitando” lui e il collega a farsi un giro. Modi poco garbati, che gli sono costati una prima denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale.  

E’ stato in realtà solo l’inizio di una serie di approfondimenti che avrebbero condotto a una seconda denuncia, quella per esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Senza considerare l’avvio di altri accertamenti, in materia fiscale. Insomma, nuove contestazioni sembrano in arrivo a breve.

Cosa c’entra l’acqua, in tutto ciò? Ebbene, la vicenda è nata quando una volante è stata smistata ieri pomeriggio in via Pellegrino dalla centrale operativa, per sedare quella che inizialmente era stata segnalata come un’accesa lite fra condomini. Per i poliziotti, di solito, si tratta di casi di routine, che spesso e volentieri si risolvono con un invito alle parti a rivolgersi a un tribunale per mettere in chiaro le proprie ragioni.

Questa volta è stato un po’ diverso. Sul posto gli agenti hanno trovato la richiedente e, appunto, il 68enne, proprietario di una palazzina in cui, oltre alla famiglia della donna, vivono anche altri cinque nuclei in affitto.

La donna di fronte agli agenti si è lamentata per la chiusura dell’acqua da parte del proprietario. Ha con sé due figli minori, tra cui una bambina di 11 mesi, e la questione, a suo dire, le ha creato profondo disagio. Il proprietario, a sua volta, ha replicato accusando la donna di non aver pagato alcune mensilità. E tuttavia, le prime irregolarità sono emerse quando si è appurato che il contratto di affitto non sarebbe stato registrato.

L’uomo è invitato a riattivare l’erogazione dell’acqua, risolvendo per le vie legali il proprio contenzioso, ma per tutta risposta avrebbe inveito con frasi offensive.

Vista la scarsa collaborazione, per non dire altro, i poliziotti hanno fatto da sé. Hanno aperto lo sportello dietro al quale è allocato il contatore dell’acqua ed hanno notato e segnato nella relazione di servizio che il rubinetto era aperto regolarmente, sebbene la signora persistesse nel riferire che nel suo appartamento non vi fosse alcuna erogazione di acqua.

La circostanza è apparsa quantomeno sospetta. E così gli agenti hanno constatato che nell’abitazione era presente un pozzo artesiano. Infatti, un controllo nella parte retrostante dello stabile, ha permesso di accertare l’istallazione di un grosso tubo metallico. Questo fuoriusciva dal terreno, collegato ad altri tubi muniti di relative mandate di comando che si diramavano verso lo stabile composto da diversi appartamenti posti su più livelli, sei dei quali occupati – come già detto - da altrettante famiglie.

Inoltre, sul terrazzo del primo piano, nella parte posteriore dello stabile, i poliziotti hanno visto un ulteriore rubinetto, e sembra proprio che tramite quello il proprietario avesse interrotto la fornitura d’acqua nell’abitazione della donna.

Si è deciso di fare chiarezza, interpellando anche gli altri residenti dea palazzina, i quali hanno confermato di pagare ogni mese 50 euro, come corrispettivo del consumo di acqua, convinti che quella erogata nei loro appartamenti provenisse esclusivamente dalle condotte dell’Acquedotto pugliese, sebbene non avessero mai ottenuto alcuna ricevuta, né avessero mai visto alcuna bolletta.

Per mettere in chiaro la situazione, è stata richiesta la presenza di un tecnico di Aqp. Era ormai più che fondato il sospetto che dagli appartamenti fossero versati in modo fraudolento liquami nella rete fognante. Fatto, questo, desunto dalla circostanza che non vi fosse erogazione di acqua dalla rete pubblica, dal cui consumo viene calcolato il corrispettivo relativo al servizio di fognatura.

Un’intuizione poi confermata proprio dal tecnico, che ha anche appurato come l’unico contatore dell’intera palazzina riportasse consumi pari a “zero”. Praticamente, un’evasione totale dei pagamenti.

Altre anomalie sarebbero poi emerse in merito alla gestione degli appartamenti, tramite i quali il 68enne avrebbe cercato di trarre guadagni in maniera non proprio limpida. L’aspetto più singolare: un’inquilina sarebbe stata costretta a firmare due contratti di locazione per lo stesso appartamento. Per uno risulta un canone mensile di 300 euro, mentre per l’altro di 400. La spiegazione fornita? L’importo di 300 euro sarebbe quello regolarmente registrato, ma maggiorato di 100 euro sarebbe quello effettivamente corrisposto ogni mese. E tutti gli inquilini hanno confermato di aver sempre pagato al proprietario le somme per le varie utenze, senza mai avere riscontro o ricevuta.

Insomma, i deferimenti alla Procura per i comportamenti poco rigorosi tenuti sul momento sembrano solo l’inizio di una disavventura che proseguirà con nuovi capitoli, visti i problemi di lungo corso.

                                               

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