rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Castrignano del Capo

Storica villa in dono, due indagati per circonvenzione d’incapace

L'iscrizione ordinata dal gip Proto per fare luce sul caso di una 78enne, che sarebbe affetta da problemi psichiatrici. Anche terreni e la casa in cui vive ceduti a vicina e avvocato

LECCE – Diversi appezzamenti di terreno, la stessa abitazione in cui vive, persino una storica villa sul lungomare di Santa Maria di Leuca, considerata una delle icone del Salento. Un patrimonio cospicuo e non solo per il valore economico, ma anche dal punto di vista storico e culturale. Tutto donato all’improvviso da una donna di 78 anni, all’inizio dell’estate del 2021, al proprio avvocato e a una vicina di casa, villeggiante estiva nella marina di Castrignano del Capo. La suddivisione, perfetta: 50 per cento a testa dei beni.

Dei due donatari, il primo è un uomo di 70 anni di Tricase, la seconda una donna di 65 anni originaria di Presicce Acquarica, ma residente in provincia di Milano. Ed entrambi, ora, sono indagati per circonvenzione d’incapace. Un’iscrizione ordinata dal giudice per le indagini preliminari Giulia Proto che ha accolto l’opposizione alla richiesta d’archiviazione del pubblico ministero Donatina Buffelli. A promuoverla, tramite i propri legali, i nipoti della donna, i quali sono convinti si sia consumato già da tempo il reato per il quale si sono ora aperte le indagini a carico dei due.

Tutto partito da una denuncia contro ignoti

La denuncia, va detto, era stata presentata contro ignoti, ma il gip ha ritenuto che vi siano tutti gli estremi per un approfondimento del caso. Partendo da due dati sostanziali. Il primo: l’anziana soffrirebbe da molto tempo di disturbi di natura psichiatrica, almeno da una trentina d’anni, già accertati da vari specialisti, al punto da non avere nemmeno contezza di quale possa essere la stima del proprio patrimonio, nonostante sia persino laureata in economia e commercio. Il secondo: nell’atto di donazione  non vi sarebbe alcuna menzione di un passaggio fondamentale, ovvero che il lascito delle proprietà sarebbe subordinato all’assistenza che i donatari-indagati dovrebbero fornire all’anziana quando non sarà più autosufficiente.

La stessa donna, ascoltata prima a sommarie informazioni e poi nell’ambito del procedimento civile incardinato dai nipoti per la nomina di un amministratore di sostegno a beneficio della zia, avrebbe specificato che proprio l’assistenza che l’avvocato e la vicina le dovrebbero fornire quando non più autonoma sarebbe la base dell’accordo. Peccato che di ciò non vi sarebbe alcuna traccia nell’atto notarile di donazione. Ed ecco che, partendo da vari dati raccolti nel tempo sulle condizioni di salute mentale della 78enne, cristallizzati prima in una perizia di parte dei nipoti e poi confermati  anche nella perizia psichiatrica resa nell’ambito del giudizio per amministrazione di sostegno della signora, il gip ha “suggerito” che occorrerebbe, ove e se ancora necessario, la nomina di un consulente tecnico della Procura. Obiettivo: stabilire se la patologia psichiatrica da cui è affetta la signora da decenni possa comportare una compromissione della sua capacità d’intendere e volere. Fino ad arrivare, appunto, a una donazione così rilevante.

La battaglia dei nipoti

I nipoti della donna, che all’autorità giudiziaria hanno spiegato di occuparsi di lei attivamente da tanti anni, proprio a causa dei problemi di salute mentale della zia, hanno infatti richiesto la nomina di un amministratore di sostegno. Il procedimento è al momento in atto, ma proprio questa decisione avrebbe portato la 78enne a manifestare malcontento verso i parenti. Questi ultimi si dicono ancora preoccupati della fragilità e vulnerabilità in cui la loro zia versa e dei rischi ai quali si è esposta privandosi anche delle proprie risorse economiche.  Sta di fatto che, in maniera che non sembra trovare giustificazioni e poco prima di quel fatidico passaggio di proprietà, avvenuto nel giugno dello scorso anno, la donna avrebbe interrotto ogni rapporto con il nucleo familiare.

Come detto, particolare rilievo ha assunto, nelle valutazioni del giudice verso la prosecuzione delle indagini, le considerazioni espresse anche nella consulenza d’ufficio richiesta dai nipoti in ambito civile, secondo la quale, sotto la scorza di una persona in apparenza sicura di sé, l’elaborazione del pensiero sarebbe piuttosto povera, in più occasioni irrazionale, tanto da non avere coscienza della malattia e della propria condizione patrimoniale. La prova di ciò sarebbe nel suo pressoché totale disinteresse del patrimonio ceduto e persino del suo effettivo valore, nonostante la donna per anni abbia lavorato proprio in campo economico. E una frase resa nelle dichiarazioni della stessa 78enne sarebbe indicativa di una tale assenza di cognizione: “È stabilito tutto quello che mi devono fare, è stabilito, punto per punto, quello che mi devono fare, l’assistenza”. Ma, appunto, per il gip Giulia Proto l’inesistenza di questo dato per iscritto potrebbe essere segno di un’errata percezione della realtà. E ora, con l’iscrizione nel registro degli indagati di avvocato e vicina, si apre una nuova fase.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Storica villa in dono, due indagati per circonvenzione d’incapace

LeccePrima è in caricamento