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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Madonnaro morto per 37 euro, cambiano le accuse, rivista la pena: da 9 a 6 anni

Ridotta la condanna in appello per il giovane imputato per il decesso di Antonio Vitale, avvenuto l'11 ottobre del 2021, in ospedale, dove era finito sei giorni prima a causa di una caduta durante uno scippo

LECCE - Ridotta in appello la condanna a Mamadou Lamin, il 24enne senegalese senza fissa dimora accusato di aver provocato il decesso di Antonio Vitale, 69enne di Oria, avvenuto l’11 ottobre del 2021, in seguito alla caduta avvenuta nei pressi della stazione ferroviaria di Lecce, dovuta alla colluttazione con l’imputato che voleva impossessarsi del suo trolley.

Da nove anni di reclusione, inflitti lo scorso 25 gennaio nel processo abbreviato, la pena è scesa a sei anni, più mille euro di multa. Questo in considerazione del fatto che la Corte, presieduta dal giudice Ettore Nesti, in linea alle argomentazioni della difesa, rappresentata dall’avvocato Alessandro Stomeo, ha ritenuto di riqualificare i reati contestati: da omicidio preterintenzionale a morte come conseguenza di altro reato, e da rapina a furto con strappo.

Fondamentali alle indagini svolte dagli agenti della squadra mobile e all’identificazione del responsabile, furono i filmati ripresi dalle telecamere posizionate nella zona. Al termine dell’inchiesta nessuna modifica fu apportata nella qualificazione dell’accusa più grave, quella di omicidio preterintenzionale, sebbene la giudice Alessandra Sermarini, all’esito dell’interrogatorio di convalida, ritenne che quella corretta sarebbe stata proprio quella di “morte come conseguenza di altro reato”, di fatto riconosciuta in appello.

Durante il confronto con la gip, il giovane riferì, in lacrime, di aver agito per “fame”, che non voleva fare alcun male all'artista di strada, ma voleva solo appropriarsi del suo trolley, avendo notato che questo, poco prima, in una kebabberia, aveva riposto all’interno dei soldi.

Stando alla sua versione, l’avrebbe quindi seguito da via Liborio Romano a viale Oronzo Quarta; qui, mentre gli sottraeva la valigetta, in prossimità di via Don Bosco, sarebbe caduto al suolo con la vittima, ma sarebbe riuscito a rialzarsi immediatamente e a fuggire con la refurtiva, senza aver modo di comprendere la gravità della situazione; dopo essersi appropriato delle monete (in tutto 37 euro) si sarebbe disfatto del trolley, proseguendo la fuga con una bici rubata.

Antonio Vitale morì sei giorni dopo, nell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, a causa di un’emorragia cerebrale, così come confermò l’autopsia svolta dal medico legale Alberto Tortorella che, all’esito della consulenza, svolta per conto della Procura, riscontrò oltre alla ferita alla testa, la presenza di una ferita allo zigomo del malcapitato probabilmente provocata da un pugno. Il 24enne, tuttavia, ha sempre negato la circostanza di aver colpito il malcapitato.

Le motivazioni del verdetto con il quale è stato ridotto anche il risarcimento del danno al figlio della vittima, parte civile con l’avvocato Raffaele Pesce, saranno depositate entro novanta giorni.

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