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Cronaca

Le mani del clan anche nel calcio: condannati a nove anni Luciano e Danilo Coluccia

Non solo Luciano e Danilo Coluccia: è stato condannato anche l’allenatore Renis. Tre le assoluzioni, del giudice Maritati, fra cui per il calciatore Mauro Giordano

Sono arrivate le condanne nel processo su presunti intrecci tra mafia e calcio: nove anni e quattro mesi a Luciano Coluccia, 69enne di Noha, frazione di Galatina, e nove al figlio Danilo Pasquale, 38enne, accusati di aver fatto parte dell’omonimo clan, nell’ambito dell’inchiesta “Off-side” che lo scorso 15 maggio determinò l’arresto in carcere solo per il più giovane, mentre il più anziano finì ai domiciliari.

Per l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Roberta Licci (titolare del fascicolo) che aveva invocato la condanna a 12 anni di reclusione per ciascuno degli imputati, questi si sarebbero occupati, tra le altre cose, di controllare e gestire per conto dell’associazione, le attività commerciali a Galatina, soprattutto nel settore dei videogiochi e delle scommesse, di tenere contatti con la pubblica amministrazione per assicurarsi il controllo dei servizi cimiteriali e la disponibilità dello stadio. Non solo. Avrebbero gestito la società calcistica Pro Italia Galatina come strumento per aumentare i propri introiti  e comunque assicurare il consenso sociale, sia nei propri riguardi che nei riguardi dell’organizzazione.

La sentenza è stata emessa in mattinata dal gup Alcide Maritati, all’esito del processo discusso col rito abbreviato che vedeva al banco degli imputati ma per reati diversi altre quattro persone, una delle quali è stata condannata, mentre le altre tre sono state assolte. In particolare: un anno (in linea alla richiesta del pm), col beneficio della pena sospesa, più 500 euro di multa, è stato inflitto all’allenatore del Maglie Antonio Renis, 38 anni, di Copertino, per la presunta partita “truccata” col Galatina del 3 aprile 2016.

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Questi, stando al dispositivo, dovrà risarcire in solido con i due Coluccia la somma di 10mila euro alla Federazione Italiana Giuoco Calcio, parte civile nel processo; assoluzione “perché il fatto non sussiste” (la richiesta era di un anno e mezzo di reclusione) per Mauro Giordano, 37 anni, di Lecce (difeso dagli avvocati Fabrizio Marra e Giuseppe Serratì), accusato di aver manipolato i risultati della partita vinta dall’Avetrana il 10 aprile 2016, nelle vesti di calciatore; assoluzione “per non aver commesso il fatto" (il pm aveva chiesto un anno) per Cosimo Manta, 69 anni, di Tuglie, il dirigente della squadra del Galatone accusato di aver convinto i suoi calciatori a perdere la partita col Galatina offrendo somme di denaro o altre utilità.

Il processo per quest’ultimo (difeso dall’avvocato Angelo Ninni) era stato condizionato dalla documentazione relativa all’organigramma societario della squadra Galatone calcio al momento dell’iscrizione al campionato 2015-2016; assoluzione “perché il fatto non sussiste” (erano 5 gli anni invocati dalla Procura) per Alessio Antico, 37 anni, di Nardò, che rispondeva di estorsione e rapina aggravata. Anche nei suoi riguardi il rito è stato condizionato, ma dall’ascolto di un teste (così come richiesto dall’avvocato difensore Giuseppe Bonsegna), che l’avrebbe scagionato, ossia del debitore per il quale, stando alle indagini, l’imputato si sarebbe rivolto a Danilo Coluccia per ottenere la restituzione del denaro.

Non appena saranno depositate le motivazioni del dispositivo (entro novanta giorni), gli avvocati difensori dei Coluccia (Luigi Greco e Roberto Aymone) valuteranno il ricorso in Appello.

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