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Cronaca

Monte dei Paschi di Siena manda in fibrillazione 400 lavoratori di Lecce

Preoccupazione per il futuro degli addetti al back office della filiale salentina è espressa dai sindacati, nonostante le rassicurazioni del gruppo. Richiesto incontro in Prefettura per analizzare gli effetti del piano industriale

 

LECCE - Rischio licenziamenti nella filiale leccese di Monte dei Paschi di Siena? L'ipotesi non è del tutto esclusa dai sindacalisti che hanno voluto lanciare l'allarme sul futuro occupazionale di 400 addetti alle attività di back office (non a contatto con il pubblico, cioè) della sede locale del gruppo bancario.

La notizia arriva al margine della presentazione del piano industriale 2012 – 2015 elaborato dall'azienda che prevede l'affidamento in esterno della suddetta attività, attraverso la cessione di un ramo d'azienda ad un imprecisato "fornitore selezionato". La banca non si è scucita sul nome del possibile, o dei possibili, partners esterni: ha solo assicurato che nessun posto di lavoro verrà intaccato.

Una rassicurazione che non mette al riparo i lavoratori, secondo i referenti di "Unità sindacale", dal rischio di "finire nelle mani di soggetti terzi che operano al di fuori del circuito bancario". Chi assicura, infatti, che l'esternalizzazione coinciderà con l'applicazione del medesimo contratto di categoria, alle stesse condizioni?

Nessuna "bomba occupazionale" è ufficialmente esplosa, sebbene anche a Siena, dov'è il quartier generale del gruppo, le organizzazioni sindacali abbiano già rizzato le antenne: il piano quadriennale prevede, infatti, la razionalizzazione della presenza territoriale (con la chiusura di 400 filiali in tutta Italia), mentre le discusse attività di back office sono svolte, complessivamente, da circa 2 mila e 300 persone.

"Il gruppo Mps agisce in piena controtendenza con gli accordi presi con i sindacati il 19 gennaio 2012, in occasione del rinnovo del contratto nazionale di categoria, che andavano nella direzione dell'insourcing, ovvero dell'impegno delle banche di riportare al loro interno le attività lasciate all'esterno. – spiega l'esponente sindacale leccese, Marco Petrelli – Ora Mps dichiara di volersi liberare di lavoratori di comprovata professionalità, il cui contributo è stato determinante per rilanciare l'azienda nei momenti difficili, come quello attuale".

L'esperienza di molti dipendenti Mps è maturata all'interno di precedenti realtà bancarie, come Credito Popolare Salentino e Banca del Salento, assorbite poi da Monte dei Paschi di Siena. Ma i dipendenti non dormono sogni tranquilli, evidentemente. Su di loro pesa lo spettro di un futuro di incertezza in cui temono di poter perdere, in un solo colpo, le tutele di cui godevano. "Fino a trovarsi, nella più remota ipotesi, a fare i conti persino con la cassa integrazione", aggiunge Petrelli. L'allarme è stato quindi lanciato dai sindacalisti che hanno informato le istituzioni locali (Regione Puglia, Provincia, Comune di Lecce e parlamentari salentini) chiedendo una convocazione urgente in Prefettura. Il 27 luglio si prevede, intanto, il primo sciopero nazionale all'interno delle filiali Mps per protestare contro gli aspetti più controversi del piano industriale.

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