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Cronaca

Nessun abuso per il concorso e nessuna minaccia, assolto ex rettore Laforgia

La sentenza in abbreviato nell'ambito dell'inchiesta per il presunto tentato abuso di ufficio e le presunte minacce al suo successore Vincenzo Zara

LECCE – Nuova assoluzione con formula piena, perché il fatto non sussiste, per l’ex rettore dell’Università del Salento Domenico Laforgia, 64enne di Bari, giudicato con il rito abbreviato nell'ambito dell'inchiesta per il presunto tentato abuso di ufficio e le presunte minacce al suo successore Vincenzo Zara. La sentenza è stata emessa dal gup Carlo Cazzella, che ha accolto in pieno la tesi difensiva (raccolta anche in un corposo memoriale) dei legali dell’ingegnere barese, gli avvocati Viola Messa e Michele Laforgia.

Secondo l’ipotesi accusatoria, il pubblico ministero Paola Guglielmi ha chiesto una condanna a un anno di reclusione, l'ex rettore cercò di fare pressioni sul suo successore per impedirgli di verificare la legittimità del bando per la nomina a professore di seconda fascia indetto dal Dipartimento di ingegneria dell'innovazione, così da avvantaggiare alcuni candidati provenienti dall'Università del Salento. Sono due le e-mail inviate da Laforgia a Zara, la sera del 7 agosto scorso, che hanno alimentato questo sospetto.

Nella prima delle 19.42, in un passaggio si legge: “Qualunque ingerenza su concorsi aperti può configurarsi come turbativa di concorso, che è un reato penale, e qualsiasi azione intrapresa che danneggi i concorrenti potrebbe essere denunciata come abuso di ufficio”. Il secondo messaggio di posta elettronica delle 23.24, invece, concludeva con un “ultimo consiglio” che lo stesso Laforgia riconosceva come “non richiesto”: “Evita di ricevere candidati (potenziali) a procedure concorsuali interne, chiunque Ti chieda di incontrarli, perché sono portatori di interessi personali”.

Proprio la mattina del 7 agosto il rettore aveva incontrato uno dei candidati che gli aveva prospettato dubbi sulla legittimità del bando e per questo aveva inviato una lettera al direttore del Dipartimento di ingegneria dell'innovazione, e per conoscenza anche agli altri direttori di Dipartimento, con la quale sollecitava “una verifica dettagliata di tutti i profili e le relative funzioni scientifiche afferenti ai quattro concorsi”. Secondo la ricostruzione dell'accusa, quindi, Laforgia senza averne titolo sarebbe intervenuto per impedire a Zara di svolgere controlli. Fu proprio Zara a chiedere, con un esposto, al procuratore Motta se nella vicenda ci fossero profili di natura penale.

Da lì si è poi sviluppata l’inchiesta che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio da parte dell’accusa, e di giudizio con rito abbreviato da parte della difesa. Giudizio che, come detto, ha dimostrato l’assoluta infondatezza delle accuse nei confronti dell’attuale direttore del Dipartimento sviluppo economico, innovazione, istruzione, formazione e lavoro della Regione Puglia.

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