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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Nonno reo confesso di aver abusato delle nipotine: inflitti 7 anni di reclusione

La sentenza è stata emessa oggi dal giudice Tosi nel processo discusso col rito abbreviato. Negata nuovamente la richiesta dell'uomo di accedere alla giustizia riparativa. La difesa: “Pronti all’appello”

LECCE - E’ stato condannato a sette anni di reclusione il nonno di 76 anni reo confesso di aver abusato di due nipoti di neppure dieci anni, in tempi diversi.
La sentenza è stata emessa oggi dal giudice Sergio Tosi, al termine del processo discusso col rito abbreviato, che ha consentito all’imputato di beneficiare dello sconto di un terzo della pena. Per lui, la sostituta procuratrice Erika Masetti, titolare dell’inchiesta, aveva invocato la pena di sei anni.

Il verdetto contempla anche l'interdizione in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all'amministrazione di sostegno, e per cinque anni, dai pubblici uffici, e ancora una volta, in perpetuo, da qualunque scuola di ordine e grado nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate da minori. Non finisce qui. Dopo l'esecuzione della pena, l'imputato per un anno, non potrà svolgere lavori che prevedano contatto con i minori e dovrà informare gli organi di polizia sulla residenza e su eventuali spostamenti.
Bisognerà attendere i prossimi trenta giorni, per conoscere le motivazioni del dispositivo che ha inflitto all’uomo anche un primo e immediato risarcimento di una somma complessiva pari a 110mila euro ai familiari delle due giovani vittime, come così come sollecitato dalla loro avvocata Roberta Capodieci, mentre il resto dovrà essere quantificato e liquidato in separata sede. 
In apertura del processo, la difesa, rappresentata dall’avvocato Paolo Spalluto, aveva chiesto per la seconda volta, e invano, l’accesso a un programma di giustizia riparativa che avrebbe consentito all’imputato di ottenere la sospensione del processo per intraprendere un percorso rieducativo per un periodo non superiore a centottanta giorni ed essere all’esito anche prosciolto.
Il giudice aveva respinto l’istanza già una volta, ritenendo che la nuova norma introdotta con la riforma Cartabia (all’articolo 129 bis del codice di procedura penale) entrerà in vigore il 30 giugno.  Ma il difensore è certo che le cose non stiano così e ha già annunciato il ricorso in appello.  

L’inchiesta

Era il 19 ottobre del 2022, quando l’anziano prese carta e penna per scrivere una lettera autoaccusatoria al suo legale, in cui gli chiedeva gli venisse applicata la misura cautelare del divieto di avvicinamento alle sue nipoti, per arginare il rischio di ulteriori violenze. Della prima, ne abusò dal 2017, quando aveva sei anni, fino al 2019, poi, di recente, anche della sorella che oggi ha sette anni.
Nel frattempo, la Procura aveva già iniziato a indagare sul suo conto. 
Le vittime riferirono degli abusi subiti in casa durante le visite al familiare a una delle maestre della scuola dell’infanzia, e successivamente a una psicologa interpellata dalla madre.
Il referto dell’esperta, consegnato ai carabinieri, finì sulla scrivania della sostituta Erika Masetti che avviò le indagini, nell’ambito delle quali avanzò istanza di incidente probatorio finalizzato a valutare tramite perizia psichiatrica la capacità di testimoniare delle minorenni. Notificato l’atto, il 76enne (di cui omettiamo le generalità per tutelare la privacy delle vittime) chiese infine tramite il suo legale di essere ascoltato, perché, a suo dire, era tormentato dal senso di colpa.
Nel confronto con la pm, in lacrime, l'uomo ammise gli addebiti e si è scusò con i genitori delle bambine per aver tradito così, nel modo più atroce e squallido, la loro fiducia, e con le nipoti, per aver violato la loro innocenza senza riuscire a comprendere le ragioni.
La pm ritenne di non chiedere alcuna misura cautelare, procedendo, in considerazione dell’evidenza della prova, all'istanza di giudizio immediato. Alla richiesta accolta dal gip, aveva fatto seguito quella della difesa di accedere alla giustizia riparativa, rigettata, come anticipato, dal giudice Sergio Tosi che accolse invece quella di procedere col rito abbreviato. 

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