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Cronaca

"Nottetempo", cade per gli anarchici anti-Lodeserto l'accusa di associazione sovversiva

La Cassazione hanno annullato la condanna per associazione sovversiva e nel contento sono andati prescritti tutti gli altri reati. Dodici erano gli imputati. Fra le varie cose, furono accusati di l'attentato incendiario contro il portone d'ingresso del Duomo e di attività contro il "Regina Pacis"

LECCE – I giudici della quinta sezione della Corte di Cassazione hanno annullato con rinvio la condanna per associazione sovversiva e nel contempo è stata dichiarata la prescrizione di tutti gli altri reati. E’ l’ennesimo colpo di scena nel processo scaturito dall’“Operazione nottetempo”, scattata nel maggio del 2005 nei confronti di un gruppo di anarco-insurrezionalisti leccesi, tutti componenti del gruppo che, a partire dall'estate del 2003, aveva fatto parlare di sé per presunti attentati, danneggiamenti e scritte contro il sistema carcerario, i centri di accoglienza-permanenza e le multinazionali del petrolio e dell'abbigliamento.

In appello la sentenza di primo grado era stata riformata, condannando, appunto, i dodici imputati per “associazioni sovversiva”. Il processo di primo grado, in cui era stata riconosciuta la “semplice” associazione per delinquere, si era concluso con sette condanne. Dodici, invece, quelle in secondo grado: Salvatore Signore (ritenuto a capo dell’organizzazione) aveva avuto 5 anni e 5 mesi, Saverio Pellegrini 2 anni e otto mesi; Cristian Paladini 2 anni e 7 mesi; Alessandro De Mitri 1 anno e 7 mesi; Marina Ferrari 1 anno e 11 mesi; Massimo De Carlo 1 anno e 6 mesi; Annalisa Capone e Andrea D’Alba a 1 anno e 8 mesi; Davide Margari, Cinzia Serra e Saverio Alemanno a 1 anno e 4 mesi; Laura Prontera a 1 anno.

Era il 12 maggio del 2005 quando scattò l’operazione. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Lecce, portò a una serie di perquisizioni in tutta Italia. Cinque le ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di altrettanti anarchici leccesi. Altri tredici furono indagati a piede libero. Per tutti l’accusa fu di “associazione sovversiva con finalità di eversione dell’ordine democratico” (art. 270 bis C.p.). Il 6 agosto uno degli arrestati ottenne i domiciliari e un mese dopo una delle persone ai domiciliari venne liberata con l’obbligo di dimora. Dopo due mesi di isolamento Salvatore Signore fu trasferito da Salerno a Sulmona. Il 9 novembre si celebrò l’udienza preliminare in cui due degli indagati furono prosciolti da tutte le accuse, mentre altri proscioglimenti riguardarono alcuni reati specifici.

Tra gli episodi di cui furono accusati gli imputati, anche l'attentato incendiario contro il portone d'ingresso del Duomo del capoluogo salentino. Prima di quell'episodio, in città e in alcuni paesi della provincia, erano già comparse le scritte contro le carceri, l’ex Cpt “Regina Pacis”, “Benetton”, e altre multinazionali. Inoltre erano state organizzate anche delle manifestazioni di protesta davanti ai cancelli del centro di accoglienza “Regina Pacis”, con l'intento, secondo gli investigatori, di istigare gli immigrati alla sommossa.

Poi era stata la volta delle minacce telefoniche fatte giungere agli operatori della struttura e all'allora direttore don Cesare Lodeserto. Tra i reati ipotizzati vi furono poi i danneggiamentidei bancomat di Banca Intesa “rea di avere acceso i conti correnti del “Regina”” e dei tubi di gomma delle colonnine di carburante del distributore Esso di Galatina, per colpire la multinazionale del petrolio con interessi economici in Iraq. L’episodio che più di ogni altro aveva suscitato scalpore, era stato l'attentato incendiario contro l'abitazione della mamma di don Cesare Lodeserto. Il sacerdote, che era una delle parti offese nel processo, vive oggi in Moldavia, dove dirige l’omonima fondazione Regina Pacis. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Francesco Calabro, Renata Minafra, Marcello Petrelli, Carlo Sariconi, Vainer Burani. Le motivazioni saranno depositate nei prossimi giorni.
 

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