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Cronaca Gagliano del Capo

Nuovo sbarco sulle coste, tre assiderati in ospedale

Ventisette afghani rintracciati da carabinieri e guardia costiera, nella zona del Ciolo, Capo di Leuca. Gli scafisti sono riusciti a scappare. Tre di loro erano fradici. Portati a Tricase e Scorrano

GAGLIANO DEL CAPO - Un'emorragia interminabile, anche perché, checché se ne dica ai piani alti del Paese sui controlli delle coste, la verità sta nei fatti. Ed i fatti dicono, giusto per fare un esempio che balza subito alla mente, che una compagnia dei carabinieri di una rilevanza strategica come quella di Tricase, per dislocazione territoriale, dato che volge verso il mare, proprio in direzione di quelle coste da cui arrivano come ondate in piena dai venti ai trenta profughi alla volta, non dispone più dal 2009 di motovedetta. Si predica sicurezza, ma la razionalizzazione fa la storia vera, quella di uomini che spesso devono fronteggiare un'emergenza sul campo con pochi mezzi a disposizione.

Accade così, che anche la notte passata, altri ventisette clandestini siano sbucati all'improvviso fra le rocce del "Ciolo", zona che dovrebbe essere nota ai più, nel mondo, per la sua rude bellezza, un paesaggio antico e mozzafiato, e che invece ritorna sempre più spesso nelle cronache per via degli sbarchi. Tutti maschi, questa volta, forse fra loro qualche minore. Inzuppati d'acqua. Erano appena arrivati, quando sono stati avvistati e fermati dai carabinieri delle stazioni che fanno capo alla compagnia di Tricase, e dai militari della capitaneria di porto. La località "Ciolo", territorialmente, sorge nel demanio di Gagliano del Capo.

Come sempre, erano divisi in gruppi, per tentare di raggiungere l'entroterra cercando di dare il meno possibile nell'occhio. Diciassette sono stati trovati dai carabinieri, altri dieci dalla guardia costiera. Tre dei nuovi arrivati, quelli che non vengono nel Salento a fare le vacanze, erano particolarmente infreddoliti, quasi assiderati. Viaggiare nella notte a bordo di gommoni oceanici dopo aver versato nelle tasche dei criminali del mare somme che possono superare i 2mila e 500 euro, ed essere sbattuti nell'acqua gelida dell'inverno in arrivo, una volta arrivati vicino alla costa. Questo il destino di chi affronta i viaggi della speranza dopo aver già attraversato mezzo mondo, magari essere pure preso a calci da qualche talebano, come raccontò una volta una ragazza. E con il rischio di perdere la vita. Due dei profughi sono stati condotti presso l'ospedale "Panico" di Tricase, un terzo nel nosocomio di Scorrano.

Le loro condizioni non dovrebbero essere comunque gravi e probabilmente raggiungeranno presto i loro compagni di disavventure nel centro "Don Tonino Bello" di Otranto, dove da mesi, ormai, le rigorose procedure d'identificazione si mescolano all'aiuto dei tanti volontari che portano acqua, cibo, vestiti. Un conforto a uomini senza nome che vengono dall'altro capo del pianeta. Degli scafisti, però, neanche l'ombra. Si saranno allontanati come saette in direzione di qualche anfratto turco o greco. Per prelevare, magari, un nuovo carico di vite umane, con gli occhi già puntati sulle coste italiane.

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