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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Casarano

Omicidio di Afendi, la giudice: “È maturato in un contesto di elevata consistenza criminale”

Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, la gip Anna Paola Capano si esprime sul movente indicato dall’assassino reo confesso: “Dichiarazioni generiche e poco circostanziate”

CASARANO - “L’omicidio risulta essere maturato in un contesto contraddistinto da elevata consistenza criminale nel quale Lucio Sarcinella appare pienamente inserito”: è quanto scrive la giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce Anna Paola Capano nell’ordinanza di custodia cautelare emessa ieri nei riguardi del  28enne che, sabato scorso, in pieno giorno e nel pieno centro di Casarano, comune in cui risiede, ha assassinato con tre colpi di pistola il compaesano di 33 anni Antonio Amin Afendi, per poi costituirsi poco dopo ai carabinieri, accompagnato dall'avvocato difensore Simone Viva.

Insomma, per la gip, non appaiono credibili le sue dichiarazioni, essendo “generiche e poco circostanziate”, relative al movente e agli accesi contrasti con la vittima che aveva conosciuto nel 2014-2015 tramite un amico comune, niente meno che il boss Augustino Potenza, assassinato a  42 anni, il 26 ottobre del 2016, nel parcheggio di un centro commerciale a Casarano.

L'arrestato ha riferito che il comportamento del 33enne nei suoi riguardi sarebbe stato sin dall’inizio altalenante, ipotizzando dipendesse dalla gelosia del rapporto con Potenza; col passare del tempo l'odio e il rancore avrebbero preso il sopravvento e sarebbero stati manifestati in diverse occasioni, non solo con minacce verbali e offese, ma anche in fatti di sangue, come l’accoltellamento del suocero (qui, ulteriori dettagli).

Il profilo dell’assassino

Sarcinella finì nell’operazione “Diarchia” con l’accusa di associazione mafiosa per essersi messo a disposizione di Tommaso Montedoro, a capo del gruppo criminale nato dopo la scissione con Potenza e poi divenuto collaboratore di giustizia. Condannato in appello a 8 anni e 8 mesi, la sentenza fu annullata dalla Corte di Cassazione, proprio in merito al 416 bis, e ora si attende un nuovo processo d’appello.

“Nonostante la giovane età, ha dimostrato dimestichezza con l’uso di armi da fuoco, ha dato prova di sapersele procacciare intrattenendo evidentemente contatti con soggetti malavitosi. Non a caso, l’esperienza detentiva già vissuta non ha sortito alcun effetto sulla sua ostinata determinazione a delinquere commettendo delitti che comportano l’uso di violenza anche sulla persona. Le allarmanti modalità della condotta appaiono sintomatiche di una spiccata pericolosità e capacità a delinquere”, scrive di Sarcinella la gip che  in un successivo passaggio del provvedimento affonda, sottolineando come l’azione sia stata compiuta con un’impulsività tale che ha messo in luce un’indole incapace di autocontrollo, particolarmente propensa ad adottare comportamenti delittuosi come “normale” metodo di risoluzione della conflittualità.

L’assenza del pericolo di fuga e la premeditazione

Parafrasando le parole usate da Sarcinella, durante l’interrogatorio, l’eliminazione fisica di Afendi sarebbe stata la soluzione, a suo avviso l’unica possibile, per mettere fine alle ripetute minacce subite dallo stesso, dai suoi familiari e dalla moglie che proprio quella mattina lo chiamò al telefono spaventata. Insomma, con la sua morte il problema si sarebbe risolto, e proprio in ragione di questo,  il pericolo di fuga da parte dell’indagato per paura di una rappresaglia paventato dalle pm nella richiesta di convalida del fermo fosse solo un’ipotesi, mentre i dati oggettivi da considerare nella valutazione di questo rischio sono la sua confessione e la sua collaborazione.

La gip non ha dunque convalidato il fermo, ma ha comunque emesso un’ordinanza di custodia cautelare lasciando dietro le sbarre il 28enne per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, perché il  lasso di tempo, seppur breve, intercorso tra l’intenzione di uccidere e la sua realizzazione, sarebbe stato comunque tale da consentire all’indagato di recuperare l’arma e raggiungere la vittima, nonostante le sollecitazioni a desistere dell’amico che era in auto con lui.

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