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Cronaca

Omicidio Fasiello, analisi dei Ris per svelare giallo

Giampaolo Fasiello fu trovato carbonizzato, nell'auto, nel 2005. Due le persone indagate, ma finora non s'è mai fatta luce. Ma adesso un accertamento su alcuni reperti potrebbe chiarire alcuni aspetti

LECCE - Uno dei gialli ancora mai risolti, e che si trascinano da anni, è quello che vede al centro la morte di Giampaolo Fasiello. Originario di Lecce, residente a San Cesario, morì a soli 34 anni in circostanze mai chiarite. Il suo corpo fu trovato carbonizzato nella sua auto, un'Opel Astra station wagon, nelle campagne di Vernole. Era il 29 settembre del 2005. Sul caso s'è sempre detto che poteva pendere la mano della Sacra corona unita. Movente e le stesse modalità dell'esecuzione, però, non sono mai stati chiariti. Ad esempio, non è certo se Fasiello sia stato ucciso al di fuori dell'auto e poi bruciato, o se viceversa l'omicidio si sia consumato mentre era nell'abitacolo. Certo è che, uscito qualche giorno prima, dicendo alla moglie di avere alcune incombenze da sbrigare, fu poi ritrovato morto da un agente della forestale.

Da tempo il pubblico ministero delle Dda di Lecce, Elsa Valeria Mignone ha iscritto nel registro degli indagati due persone: Giuseppe Ingrosso, 31enne di Merine, e Carmine Mazzotta, 37enne di Lecce, con l'accusa di omicidio volontario in concorso e l'aggravante delle modalità mafiose. I due sono difesi dagli avvocati Luigi Rella e Giancarlo Dei Lazzaretti, mentre la famiglia Fasiello è rappresentata dall'avvocato Francesco Vergine. Tuttavia, per entrambi gli indagati sbiaditi appaiono ancora i ruoli che avrebbero assunto nel fatto. Scarsi sarebbero, dunque, al momento gli elementi.

Ora, però, sull'inchiesta affidata al nucleo investigativo di Lecce, potrebbe essere fatta nuova luce, grazie ad alcune analisi dei Ris di Roma, tramite un accertamento tecnico irripetibile che sarà svolto per analizzare alcuni reperti trovati nei pressi dell'auto: un fazzoletto, sul quale sembra che vi sia una sostanza biologica, ed altri due pacchetti. Questi ultimi chiusi, uno dei quali con una piccola bruciatura. L'eventuale presenza di Dna potrebbe dire molto, agli investigatori.

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