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Cronaca

Omicidio Padovano, condanna a 14 anni per il killer

Accolta la richiesta che era stata formulata dal pubblico Elsa Valeria Mignone per il killer di Padovano, Carmelo Mendolia, accusato di avere premuto il grilletto su ordine del fratello del boss

LECCE - Quattordici anni di carcere per il carnefice di Salvatore Padovano, Carmelo Mendolia. Questo il verdetto del gup Annalisa de Benedictis, davanti alla quale si è celebrato il processo con rito abbreviato. Il giudice ha accolto pienamente la richiesta di condanna che era stata formulata dal pubblico ministero Elsa Valeria Mignone.

Mendolia si trova ancora nel carcere di Busto Arstizio, da dove fece la confessione che permise di fare piena luce sull´omicidio del boss gallipolino Nino Bomba. Fu lui ad esplodere i colpi che quel sei settembre del 2008 uccisero Padovano. Mendolia, a suo dire, avrebbe agito per conto del fratello Rosario, sotto la promessa di un compenso di 10mila euro ed un´auto, una Bmw.

Promesse in parte mantenute. A parte l´auto, sulla quale sarebbe fuggito, su 10mila euro, 6mila sarebbero effettivamente stati ottenuti. L'uomo ha sostenuto di aver conosciuto la famiglia Padovano in occasione di un altro omicidio, quello di Renè Greco, avvenuto nell´agosto del 1990, sempre - a suo dire -, eseguito su mandato di Rosario Padovano, che avrebbe rivisto ancora una volta nell´agosto del 2008, durante un soggiorno per villeggiatura a Gallipoli. Un mese prima dell´agguato mortale, quindi. Ed avrebbe accettato l´incarico.

Cinque colpi d´arma da fuoco, tre dei quali letali. Tanti sarebbero stati esplosi quella mattina davanti alla pescheria di un cugino dei Padovano, Giorgio Pianoforte. Il sicario arrivò a bordo di uno scooter Yamaha Majestic, ritrovato successivamente a circa un chilometro di distanza dal luogo dell´agguato, in località Rivabella. Era un sabato mattina. Salvatore Padovano si era recato dal cugino per acquistare del pesce. Sarebbe stato chiamato proprio da lui all´esterno del locale. Un urto accidentale tra lo scooter e la Bmw di Padovano, posteggiata vicino all'ingresso.

Proprio il fatto che ad attirarlo fosse stata una voce conosciuta, non gli diede scampo. Non dovette certo pensare ad un inganno mortale, in quei tremendi istanti che precedettero gli spari. E invece, ad attenderlo, fuori, quell´uomo con il casco calato sul volto. I colpi, sordi, vibrarono nell´aria. Poi, la fuga, sempre sullo scooter, abbandonato per scomparire nel nulla. Mendolia rientrò in Lombardia. L´uomo era accusato anche dell´omicidio di Carmine Greco, avvenuto il 13 agosto del 1991. L'imputato era difeso dall´avvocato Roberta Romano.

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