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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Gallipoli

Operazione "Cold Fish", assolto con formula piena dopo sei anni e quattro processi

Si è conclusa con un’assoluzione piena, perché il fatto non sussiste, la lunga e travagliata vicenda giudiziaria che ha visto come sfortunato protagonista Stefano Bello, 37enne. Ieri, a distanza di sei anni, la Corte di appello di Lecce ha definitivamente sancito che è innocente

LECCE – Si è conclusa con un’assoluzione piena, perché il fatto non sussiste, la lunga e travagliata vicenda giudiziaria che ha visto come sfortunato protagonista Stefano Bello, 37enne. Ieri, a distanza di sei anni, la Corte di appello di Lecce ha definitivamente sancito che è innocente.

Bello fu arrestato il 9 marzo del 2009 nell'ambito dell'operazione denominata “Cold Fish”, riguardante lo spaccio di droga nei dintorni di Gallipoli. Furono otto le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Ercole Aprile su richiesta del pubblico ministero Nicola D'Amato ed eseguite dai carabinieri della compagnia di Gallipoli. Al 37enne furono contestati i reati di spaccio e di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio risalenti al 2004. L’uomo, assistito dagli avvocati Angelo Ninni e Pompeo Demitri, fu poi scarcerato dal tribunale del Riesame il 27 marzo. In abbreviato Bello fu condannato a 4 anni di reclusione e 14mila euro di multa per un supposto episodio di spaccio (la pena base era di 9 anni, diminuita per le generiche e per il rito abbreviato).

Nel primo processo d’appello i giudici confermarono la sentenza, poi annullata dalla Corte di Cassazione, che ha rinviato alla Corte di Appello di Lecce per una nuova decisione. Ieri, dopo aver trascorso in carcere tre settimane e più di sei anni di travaglio giudiziario, dopo quattro gradi di giudizio (oltre il Riesame) e una vicenda che ha cambiato la sua storia personale, per Bello è arrivata la sentenza di assoluzione pronunciata dalla Corte di Appello di Lecce, presieduta dal giudice Nicola Lariccia.

I legali di Bello, gli avvocati Angelo Ninni e Pompeo Demitri, esprimono la propria  soddisfazione, “con un filo di amarezza per quanto hanno subito il loro assistito e i suoi familiari”. “Questa sentenza – commentano i due penalisti – restituisce a Stefano la dignità piena di persona onesta e forse anche un po’ la serenità che certamente merita”.

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