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Cronaca

Penitenziaria, 193° anniversario condito da polemiche

L'Osapp diserta la manifestazione per protesta contro le emergenze irrisolte nel penitenziario leccese. Il comandante Colazzo si sofferma sui problemi nel carcere: pochi agenti e sovraffollamento

LECCE - S'è svolta oggi, nella cornice di piazza Duomo, a Lecce, la celebrazione per il 193° annuale regionale della polizia penitenziaria. Un'occasione per portare avanti, ancora una volta, le istanze spesso dibattute dai vari sindacati, su problematiche mai risolte, all'interno del carcere di Borgo San Nicola, a Lecce, in primis l'affollamento delle celle, cui fa da contraltare una carenza cronica di personale adeguato a fronteggiare tutte le emergenze. E non sono mancati riferimenti agli ultimi fatti di cronaca. Nei giorni scorsi, un extracomunitario s'è tolto la vita, proprio a Lecce, un suicidio cui ha fatto seguito quello, tentato e per fortuna sventato di un altro detenuto, questa volta italiano, nell'infermeria del carcere di Trani. Sintomi di una situazione difficile e generalizzata, che riguarda molte delle strutture penitenziarie italiane.

Situazioni che, come ha sottolineato il comandante della polizia penitenziaria di Lecce, Salvatore Colazzo, sono vissute dal personale come un fallimento, nonostante il grande impegno profuso, a causa proprio del personale che non sarebbe sufficiente in numero a gestire la situazione in atto. Non è mancata, poi, una frecciata all'Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, che non ha partecipato alla celebrazione, come segnale di protesta. Per Colazzo, che pur ritiene giuste le motivazioni dello sfogo del sindacato, non è in questa maniera che si può risolvere il problema.

Anche il consigliere regionale e presidente dei Moderati popolari, Antonio Buccoliero, si sofferma sui dati. "Il sovraffollamento degli istituti penitenziari e la carenza di personale sono i due annosi problemi con cui il corpo di polizia penitenziaria è costretto a confrontarsi ogni giorno. Eppure, nonostante le evidenti difficoltà, l'impegno degli agenti penitenziari non viene mai meno. È necessario - aggiunge - intervenire con urgenza per normalizzare una situazione che, allo stato attuale, è una vera e propria bomba ad orologeria. Le carceri, infatti, sono sul punto di scoppiare per un sovraffollamento estremo, a causa del quale gli uomini e le donne della polizia penitenziaria lavorano in condizione di elevato stress e senza le opportune misure di sicurezza. Del resto, è sufficiente dare uno sguardo alle cronache locali per rendersi conto di come le aggressioni da parte di detenuti all'interno degli istituti penitenziari siano, ormai, una costante".

"Inoltre - prosegue -, a tutto questo si aggiungono le difficoltà igienico - sanitarie determinate da una situazione di sovraffollamento, che va ad incidere negativamente sulla salute fisica e mentale di agenti e detenuti, alcuni dei quali, in condizioni di effettiva criticità, compiono gesti estremi. Il carcere, in questo modo, viene a perdere il suo valore rieducativo, divenendo una sorta di girone infernale, che fagocita la vita dei detenuti e degli stessi agenti, chiamati ad operare al suo interno. Il grado di civiltà di una comunità lo si misura anche in base alla capacità di offrire un sistema carcerario che salvaguardi la dignità dell'individuo, offrendogli una concreta speranza di recupero sociale. L'auspicio sincero - conclude Buccoliero - è che la festa della polizia penitenziaria possa rappresentare un'occasione importante per far sì che si possa concretizzare quella speranza che gli agenti penitenziari sono chiamati a diffondere negli istituti penitenziari".

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