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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il richiamo dell'arcivescovo / Centro / Piazza Tancredi

In chiesa per rubare profanano l’Eucaristia: sconcerto nella comunità diocesana

È accaduto a Lecce, nel complesso del Carmine, tra la notte del 30 e del 31 gennaio: forzata la porta del tabernacolo dove sono conservate le specie consacrate. Monsignor Seccia: “Fatto grave”

LECCE – Si sono introdotti nella chiesa del Carmine, a Lecce, forzando il tabernacolo in cui era custodita la pisside con le specie consacrate. Non hanno un volto, al momento, gli ignoti o il singolo individuo, che si sono resi protagonista di quello che, per un credente, rappresenta un atto molto grave, una profanazione, e che si sarebbe consumata nella notte tra il 30 e il 31 gennaio.

C’è sconcerto e disapprovazione nella comunità diocesana, perché l’azione probabilmente mossa dall’intenzione originaria di rubare l’oggetto liturgico, ha avuto come effetto quello di una grave violazione di un luogo sacro, che sorge nel centro storico, in piazza Tancredi, di fianco al palazzo del Rettorato dell’Università

Nello specifico, che a muovere la mano dei soggetti ignoti sia stata la volontà di mettere a segno un furto lo dimostra anche il fatto che siano stati sottratti soldi dalle cassette delle offerte collocate all’interno: si tratterebbe in questo caso di pochi spicci. Con ogni probabilità, quando le attenzioni si sono rivolte al tabernacolo, il pensiero è stato quello di trovare una pisside di valore da portar via. Cosa poi abbia convinto chi ha forzato la porta della nicchia sull’altare a lasciare lì l’oggetto non è chiaro.

Sulla vicenda, indagano le forze dell’ordine, che provano a far luce sull’accaduto. C’erano, dentro la chiesa del Carmine, delle telecamere di videosorveglianza, che, però, a quanto è dato sapere, non sarebbero state in funzione al momento del furto.

Resta, tuttavia, il peso della rilettura del gesto che ne fa la comunità cristiana locale. E proprio l’arcivescovo di Lecce, monsignor Michele Seccia, che, in questi giorni, si trova fuori sede per gli esercizi spirituali a Santa Cesarea Terme, non nasconde il proprio dolore misto a preoccupazione per l’episodio e che ha affidato ad una lettera inviata alla chiesa locale il proprio pensiero.

Come primo punto, ricorda che l’articolo 1382 del diritto canonico vigente sia molto chiaro rispetto alla profanazione delle specie consacrate con la pena della scomunica latae sententiae, ovvero comminata per il solo fatto di aver commesso l’atto, a chi se n’è reso responsabile. In secondo luogo, ha annunciato che, domani 2 febbraio, nella festa della Presentazione al tempio del Signore, in tutta la diocesi e in ogni chiesa aperta al culto, sia celebrata una messa in riparazione, con l’intenzione di pregare per la conversione di quanti hanno commesso “questo delitto”.

Seccia invita alla riflessione e non al semplice sdegno: “Ciò che è accaduto, non può essere considerato in maniera circoscritta, spesso invece è manifestazione di un cortocircuito educativo che è in atto, e che non permette - soprattutto alle fasce più giovani della nostra società – di vivere in maniera libera ed equilibrata le dimensioni relazionali fondamentali che riguardano la persona umana”.

“La Chiesa che vive la sua duplice vocazione di maestra e madre – sottolinea -, ci invita ad adottare la logica della corresponsabilità come antidoto all’indifferenza; essa non chiude le porte della misericordia di Dio neanche verso coloro che per un momento di lucida follia hanno compiuto tali gesti.  In questi casi, anche l’azione disciplinare più severa, ha sempre come fine la salvezza delle anime e, come medicina, vuole curare le patologie spirituali”.

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