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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Droga e cellulari per il carcere di Salerno, un leccese fra i sedici finiti in manette

Si tratta di Federico Amaranto, 39enne. Le indagini portate avanti da guardia di finanza e polizia penitenziaria si sono soffermate su un gruppo capeggiato da Guglielmo Di Martino, detenuto considerato vicino al clan campano De Feo di Bellizzi

SALERNO – C’è anche un leccese, volto noto alle cronache per essere rimasto coinvolto negli anni scorsi in grosse inchieste giudiziarie, fra i sedici arrestati in seguito a un’inchiesta della Procura di Salerno per le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e all’introduzione di telefoni cellulari all’interno della casa circondariale “Antonio Caputo” di Salerno. Si tratta di Federico Amaranto, 39enne, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Le misure cautelari sono state eseguite dai militari del comando provinciale della guardia di finanza di Salerno e da personale del nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria. Nove degli arrestati sono finiti in carcere. Oltre al leccese Amaranto, si tratta di: Guglielmo Di Martino, 42enne originario di Torino; Luca Spagnuolo, 38enne di Scafati; Amedeo Avallone, 35enne nativo di Taranto; Mario Pesce, 43enne di Eboli; Marco Molinaro, 35enne di Battipaglia; Antonio Pagano, 42enne di Eboli; Arcangelo Buontempo, 38enne di Nocera Inferiore.

Altri sette, invece, si trovano agli arresti domiciliari, disposti nei confronti di: Maurizio Viscido, 47enne di Battipaglia; Angelo Longobardi, 47enne di Montecorvino Rovella; Marco Bellosguardo, 49enne di Montecorvino Rovella; Gerarda Paradiso, 23enne di Eboli; Angela Cianci, 37enne di Eboli; Antonino Maratea, 33enne di Eboli.

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Tra i destinatari del provvedimento cautelare, illustra una nota della Procura salernitana, compaiono anche l’agente penitenziario Francesco Giugliano e la compagna Annamaria Russo, entrambi già arrestati in flagranza di reato per fatti diversi, ma comunque analoghi, lo scorso 21 dicembre, ovvero per aver favorito, a fronte del pagamento di denaro, l’introduzione all’interno della struttura carceraria dello stupefacente e degli strumenti di comunicazione.

Le indagini, condotte dal nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Salerno e dal nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, con il supporto del gruppo mezzi tecnici dello Sico, riguardano in tutto trentuno persone fisiche, a cui vengono contestati, a vario titolo, oltre ai reati in materia di stupefacenti, anche alcuni episodi corruttivi, l’estorsione, la vendita di un’arma modificata nonché il riciclaggio e l’autoriciclaggio dei proventi illeciti attraverso l’acquisto di attività commerciali e di auto di grossa cilindrata.

In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, allo stato confermata dal giudice per le indagini preliminari, Guglielmo Di Martino, detenuto considerato vicino al clan De Feo di Bellizzi, nel periodo compreso tra agosto 2022 e febbraio 2023, avrebbe promosso un’associazione per delinquere, composta da soggetti, alcuni già detenuti e altri operanti all’esterno del carcere, che si sarebbero adoperati, ognuno con compiti ben delineati, nel fornire il proprio contributo per la buona riuscita delle attività illecite.

Tale associazione, avrebbe avuto, attraverso una rete di sodali, anche una operatività all’esterno dell’istituto penitenziario riuscendo a controllare la gestione di piazze di spaccio nei comuni di salemitani di Bellizzi, Montecorvino Pugliano e Battipaglia. Gli accertamenti istruttori hanno permesso di documentare l’ingresso di ingenti quantitativi di droga per un valore superiore ai 50mila euro, il cui pagamento sarebbe avvenuto attraverso l’utilizzo di carte prepagate, intestate a soggetti esterni, i quali provvedevano a prelevare le somme in contanti, permettendone così il rientro nella disponibilità dell’associazione e il reimpiego, in parte, per l’acquisto di ulteriore sostanza stupefacente.

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I proventi sarebbero stati poi utilizzati per effettuare ulteriori investimenti, tra cui l’acquisto di un centro estetico a Bellizzi, in provincia di Salerno, e quello di un’autovettura di grossa cilindrata, beni entrambi sottoposti a sequestro dall’autorità giudiziaria. Le investigazioni hanno consentito di delineare in maniera puntuale i ruoli di ogni membro: è stato accertato come alcuni si occupassero di reperire lo stupefacente, altri i dispositivi cellulari e le Sim dedicate, altri ancora gestissero le carte prepagate sfruttando i familiari dei detenuti per il prelievo del contante.

Tra le condotte illecite accertate vi sarebbe anche una spedizione punitiva nei confronti di un soggetto che non si sarebbe attenuto alle direttive impartire dal presunto promotore dell’associazione e la vendita di un’arma modificata.

Secondo l’ipotesi accusatoria, il fiorente spaccio monitorato all’interno del carcere era agevolato anche da detenuti che, approfittando della libertà di movimento dettata del loro ruolo impiego quali “lavoranti”, per conto dell’associazione, si adoperavano per trasportare la sostanza stupefacente nelle varie sezioni, eludendo i controlli, in cambio di piccole dosi per uso personale.

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