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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Sequestrò la convivente in un locale abbandonato: condannato un 25enne

Inflitti 7 anni e 4 mesi al giovane arrestato lo scorso maggio per maltrattamenti in famiglia, lesioni, sequestro di persona, estorsioni, tentate e consumate

LECCE - Si è chiuso con una condanna a 7 anni e 4 mesi di reclusione il processo abbreviato nei riguardi di un  25enne di un comune del Basso Salento (di cui omettiamo il nome per tutelare la privacy della vittima) accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni, aggravati, estorsione, tentata e consumata, e sequestro di persona. La pena è stata inflitta ieri dalla giudice Silvia Saracino e si è discostata di poco da quella invocata dalla pubblico ministero Francesca Miglietta che era di otto anni tondi.

All’imputato è stato imposto anche il pagamento di una multa di 6mila euro e una provvisionale di 25mila euro (il resto del risarcimento del danno dovrà essere liquidato in separata sede) alla ex, parte civile con l’avvocata Elita D’Amilo.

Per questa vicenda, il giovane finì in carcere lo scorso maggio e in seguito, attraverso l’avvocato difensore Luca Puce, riuscì a ottenere i domiciliari (dove è tuttora recluso) dal Tribunale del Riesame.

Secondo l’accusa, a scatenare la violenza sarebbe stata la dipendenza da sostanze stupefacenti. Per ottenere i soldi per acquistare le dosi, il 25enne avrebbe minacciato verbalmente la donna alla quale era legato, anche alla presenza del figlio minorenne (nato da una precente relazione di quest’ultima) con frasi del tipo “se non mi dai i soldi brucio te, tua nonna e il bambino”. Ma non solo.

Sin dall’inizio della convivenza, nel dicembre del 2021, avrebbe picchiato la malcapitata per costringerla a consegnargli quotidianamente 20/40 euro e l’importo di 300 euro percepito mensilmente dalla stessa come reddito di cittadinanza.

Tra gli episodi più gravi finiti al vaglio della giudice, c’è quello del 9 maggio 2022: al rifiuto della compagna di consegnargli il denaro, il 25enne l’avrebbe colpita prima con calci e pugni in diverse parti del corpo sino a farla cadere a terra, poi con un bastone di legno, minacciandola che le avrebbe estratto tutti i denti con una pinza; infine, l’avrebbe sequestrata in un locale abbandonato nei pressi della stazione ferroviaria di Casarano, dove vivevano, dalle 20 alle 21.15, chiudendo la porta con un lucchetto e impedendole di scappare dalla finestra.

All’inizio dell’inchiesta era contestata anche l’aggravante dei fini estorsivi al reato di sequestro di persona, ma poi è venuta meno.

Non appena saranno depositate le motivazioni del verdetto (entro trenta giorni), la difesa valuterà il ricorso in appello.

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