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Cronaca

Ultrà leccesi, nuovi indagati. E Diamoutene querela

Si rimpolpa l'ordinanza del 2008 con nuove accuse e altri indagati per episodi recenti. E intanto, il calciatore maliano avrebbe riconosciuto uno dei presunti aggressori. La difesa dell'avvocato Milli

LECCE - Il difensore maliano del Lecce, Souleymane Diamoutene, ha presentato una querela contro ignoti, nei giorni successivi ai fatti che l'hanno visto coinvolto in una contestazione di alcuni tifosi, per aver indossato la scorsa stagione la maglia del Bari, fatto avvenuto il 2 dicembre scorso presso l'impianto sportivo "Colaci" di Calimera. E' la novità assoluta che emerge, rispetto alle ultime ore, in cui alcuni giornali hanno già riportato la notizia dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato a carico di trentasei persone, e dunque, anche nei confronti di nuovi indagati, rispetto ai fatti già contestati nel 2008, principalmente per scontri con forze dell'ordine e altre tifoserie, più disordini nel corso della festa del centenario. Vi sono, dunque, episodi più recenti a rimpolpare la prima ordinanza, con fascicolo in mano al sostituto procuratore Ennio Cillo.

L'identificazione di uno dei presunti autori sarebbe avvenuta tramite una fotografia: si tratterebbe di Juri Zecca, 18enne di Lecce, che risponde di violenza privata in concorso. Sarebbe, dunque, stato riconosciuto dal calciatore. Sulla scorta di ulteriori approfondimenti della Digos, insieme a Zecca, s'è scoperto che avrebbe agito anche Marco Falbo, 22enne di Lecce, identificato tramite il giubbotto azzurro che avrebbe indossato quel pomeriggio. I due, con diverse altre persone (al momento non identificate), avrebbero circondato il calciatore, invitandolo, con parole pesanti, a non indossare più la maglia del Lecce. Lo stesso calciatore, comunque, ha sempre escluso che le frasi fossero a sfondo razziale. E dunque, si amplia il quadro, rispetto ad arresti e denunce già avvenuti all'alba del 27 maggio del 2008.

Nell'ordinanza, oltre a quelli di Falbo e Zecca, sono stati aggiunti i nomi di Riccardo Signore, 18enne di Lecce (lancio di un fumogeno in campo durante Lecce-Napoli del maggio 2009), ma anche di Andrea Ferreri, 34enne di Lecce, Giuseppe Feudo, 40enne di Lecce, Marcello Impellizzeri, 22enne di Lecce, Gianluca Leone, 38enne di Squinzano, Antonio Peciccia, 25enne di Lecce e Andrea Capasa, 26enne di Lecce, che, insieme a Leo De Matteis, 30enne di Lecce (già indagato anche nella precedente ordinanza), avrebbero - secondo le accuse - minacciato un altro tifoso che intendeva incitare la squadra, inducendolo al silenzio (alcuni lo avrebbero circondato e strattonato). Impellizzeri, inoltre, durante Lecce-Grosseto del 28 novembre scorso, avrebbe intimato ad un paio di steward di smetterla di comunicare con la polizia, sulla vicenda di un drappo esposto e fatto togliere, perché senza autorizzazione degli ultras. Nuovi indagati, anche Giancarlo e Massimiliano Vincenti, 26enni gemelli di Muro Leccese, per aver impugnato grosse cinghie e tentato di aggredire tre tifosi del Torino durante la gara del 10 aprile scorso.

Andrea De Mitri, 35enne di Lecce, già indagato a suo tempo, viene inoltre aggiunto insieme ai nomi di Alessandro Bosco, 27enne, e dei già citati Falbo e Peciccia, per un nuovo episodio. Durante un recente allenamento della squadra a Calimera, avrebbero fatto partire cori contro la polizia, ma anche incitato al lancio di fumogeni e sei bombe carta, tanto da interrompere più volte la seduta. Secondo le accuse formulate dalla Digos, tutto questo sarebbe avvenuto per riaffermare la supremazia degli ultras. Durante la gara con la Fiorentina, il silenzio della curva (in protesta contro la tessera del tifoso, Ndr), non è stato accolto favorevolmente dagli altri settori che hanno invece fatto partire alcuni cori a sostegno della squadra. Tanto che nell'ordinanza si fa esplicito riferimento al comportamento della formazione, a fine gara (partita vinta per 1-0), che non andò sotto la Nord, come accade di solito, ma rimase a centrocampo.

Altri episodi contestati: Zecca, Falbo, Vito Cristian Baglivo, 36enne di Lecce, e Rocco Durante, 26enne di Leverano, per il lancio di un fumogeno durante Lecce-Siena del 27 ottobre scorso; il lancio sarebbe stato effettuato da Falbo, gli altri lo avrebbero coperto. Nel corso della stessa gara, sul parterre fu esploso anche un grosso petardo "red thunder" e, in questo caso, il fatto è stato attribuito a Salvatore Andrea Polimeno, 21enne di Lecce. Zecca, infine, con un'altra ventina di persone non identificate, il 9 dicembre scorso, avrebbe scardinato il lucchetto a chiusura del cancello del "Colaci" di Calimera. La seduta d'allenamento era, infatti, a porte chiuse, dopo l'episodio che ha visto al centro Diamoutene.

Fra altri indagati, per i fatti di cui le cronache passate hanno già trattato, avvenuti nel corso del 2008, e che rispondono di accuse a vario titolo, vi sono Stefano Chironi, 30enne di Lecce, Salvatore De Matteis, 32enne di Lecce, Simone De Mitri, 31enne di Surbo, Gaetano De Pascali, 22enne di Muro Leccese, Giampiero Greco, 27enne di Merine, Gianluca Greco, 37enne di San Cesario, Cristian Grieco, 36enne di Lecce, Marco Malinconico, 25enne di Lecce, Stefano Melli, 36enne di Lecce, Juri Palazzo, 23enne di Lecce, Marco Pennetta, 38enne di Lecce, Claretta Pindinello, 24enne di Racale, Alberto Pino, 56enne di Lecce, Carmine Quarta, 26enne di Surbo, Nicola Luciano Rizzo, 31enne di Carpignano Salentino, Antonio Paolo Rolli, 30enne di Leverano, Andrea Sammati, 37enne del rione Castromediano di Cavallino, Marcello Santopietro, 35enne di Lecce e Pier Vincenzo Spagnolo, 33enne di Campi Salentina.

Giuseppe Milli, avvocato di molti fra gli indagati, intervistato telefonicamente, ha così commentato: "Siamo ancora più convinti che emergerà la verità dei fatti così come realmente accaduti. D'altro canto, rispetto all'originaria imputazione, la Corte di Cassazione, in sede cautelare, aveva già ridimensionato la portata dell'accusa principale relativa alla presunta sussistenza di un sodalizio criminoso in seno alla curva nord di Lecce. Adesso noi avvocati avremo la possibilità, una volta letti attentamente gli atti processuali, di impostare un'adeguata strategia difensiva in favore dei ragazzi accusati a vario titolo di reato, non ultimo attraverso l'acquisizione di elementi probatori nuovi, simili a quelli già depositati".

Ad esempio, "un video amatoriale, nel fascicolo del pm relativamente all'accusa di tentato omicidio per il lancio di una bomba carta in direzione della jeep dei carabinieri". Fatto per il quale è accusato Juri Palazzo, comunque scarcerato proprio sulla scorta dell'elemento, che fa muovere seri dubbi sulla sua reale colpevolezza. "Per il resto - conclude Milli -, attendiamo di poter dimostrare l'assoluta estraneità dei nostri assistiti sin dall'udienza preliminare, dove, finalmente, potrà aversi un primo contraddittorio tra accusa e difesa. Concludo invitando a riflettere sul fatto che, in alcuni casi, come quello che ci occupa, non sempre è oro quel che luccica".

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