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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Lequile

Un 19enne muore dopo l’operazione. Disposta autopsia, indagati due medici

La procura di Brindisi cerca di far luce sulla morte di Andrea Lezzi, originario di Lequile, a seguito dell’esposto dei familiari. Ricoverato solo dopo tre accesi al pronto soccorso. Iscritti nel registro degli indagati, come atto dovuto, due neurochirurghi

BRINDISI - La procura di Brindisi, dopo l’esposto presentato dalla famiglia della giovane vittima, ha inteso vederci chiaro. E ora, come atto dovuto, ha deciso di iscrivere sul registro degli indagati due medici, neurochirurghi dell’ospedale "Perrino" di Brindisi, dove è avvenuto il decesso di un giovane di 19 anni, Andrea Lorenzo Lezzi, originario di Lequile. Nella giornata di domani inoltre è stata fissata  l'autopsia sul corpo del ragazzo, spirato il 2 gennaio scorso in circostanze ancora da chiarire.

Dopo aver riscontato l’esposto presentato dai genitori, assistiti dallo Studio3A-Valore spa, e con l’apertura di un procedimento penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, la procura brindisina, con il pubblico ministero Francesco Carluccio, titolare del fascicolo d’inchiesta, ha infatti iscritto nel registro degli indagati, come atto dovuto, due medici che hanno avuto in cura la giovane vittima  dopo il suo ricovero in ospedale. Sotto inchiesta  sono finiti  il primario e un altro medico in servizio presso l’unità operativa complessa di Neurochirurgia del nosocomio brindisino.     

Il magistrato ha inoltre disposto l’esame autoptico sulla salma incaricando come propri consulenti tecnici il medico legale Biagio Solarino e il neurochirurgo Carlo Del Vecchio. Alle operazioni peritali, che si svolgeranno a seguito del conferimento ufficiale previsto per domani mattina in procura, parteciperà anche il medico legale Andrea Molino, per conto della famiglia Lezzi e messo a disposizione da Studio3A. I risultati della perizia autoptica saranno ovviamente fondamentali per dare le prime risposte.

Al momento stando al resoconto fornito nell’ambito dell’esposto presentato dai familiari si è appreso che ad Andrea Lezzi, a causa di un’emorragia cerebrale subita da piccolo, era stata applicata una derivazione ventricolo-peritoneale. Era per questo sotto controllo e seguiva una terapia farmacologica, ma conduceva una vita del tutto normale praticando anche sport a livello agonistico, in particolare il sollevamento pesi.

Il 27 dicembre scorso, però, il 19enne salentino è stato colto da un violento mal di testa e i genitori, temendo si trattasse di un evento collegato alla derivazione, l’hanno appositamente accompagnato al pronto soccorso del “Perrino”, nosocomio dove opera il neurochirurgo che lo aveva operato all’epoca, al Bambin Gesù di Roma.

Una volta giunto in ospedale il ragazzo è stato sottoposto alla Tac, che tuttavia non avrebbe evidenziato danni o patologie in corso, e pertanto dopo poche ore è stato dimesso, con l’unica prescrizione di aumentare il dosaggio del medicinale che già assumeva. Nel pomeriggio del 31 dicembre, però, persistendo le emicranie che gli procuravano anche autentici tremori, la madre e il padre di Andrea lo hanno riportato all’ospedale di Brindisi, da dove però i sanitari, non ritenendo vi fosse uno stato di urgenza, lo hanno rimandato nuovamente  a casa.

Ma la situazione non è volta verso nessun miglioramento,. Anzi nel corso delle ore i dolori al capo si sono diventati sempre più lancinanti e così, la sera stessa, il ragazzo e i suoi genitori hanno effettuato il terzo accesso al Perrino, dove finalmente, dopo aver atteso per alcune ore al pronto soccorso, alle 5 del mattino del primo dell’anno, il 19enne è stato ricoverato.  

E’ stato quindi sottoposto a nuovi controlli, tra cui un’altra Tac. Accertamenti che hanno evidenziato problemi seri, se è vero che i genitori del giovane, nel frattempo rincasati, sono stati richiamati in tutta fretta da un neurochirurgo per informali che doveva sottoporre il figlio a un intervento all’addome per verificare lo stato della derivazione, e che si sarebbe consultato con altri colleghi per valutare se eseguire un’altra operazione con lo stesso scopo a livello cranico.

Purtroppo, però, un paio d’ore dopo essere uscito dalla sala operatoria ed essere stato riportato nella sua stanza di degenza, Andrea Lorenzo ha nuovamente iniziato ad accusare terribili dolori al capo e tremori. Secondo la ricostruzione agli atti, il giovane sarebbe quindi svenuto e caduto in coma. Il ragazzo è stato prima inutilmente rianimato, quindi sottoposto a un intervento cranico per verificare la funzionalità del catetere per il reflusso encefalo addominale, ma dopo l’operazione è stato dichiarato cerebralmente morto.

Sconvolti dalla perdita del figlio e, soprattutto, non riuscendo a capacitarsi di cosa fosse accaduto e lamentando di non aver ricevuto spiegazioni dal personale medico, i genitori del ragazzo hanno deciso di andare fino in fondo per fare piena luce sui drammatici fatti e ottenere giustizia.

Attraverso il consulente legale Luigi Cisonna si sono affidati allo Studio3A-Valore, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, ed è stata presentata una denuncia presso la stazione dei carabinieri di Lecce riferendo ogni circostanza e chiedendo all’autorità giudiziaria di procedere con ogni atto ritenuto opportuno, in particolare il sequestro delle cartelle cliniche e l’autopsia, per verificare se possano configurarsi responsabilità colpose da parte dei sanitari nella gestione del caso. Con particolare riferimento ad eventuali sottovalutazioni della gravità del problema lamentato fin dal primo accesso al pronto soccorso.  Richieste che hanno determinato ora l’apertura di un fascicolo e i primi provvedimenti da parte della procura.  

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