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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Violenza e minacce: “O sei mia, o nella tomba”. Ma le accuse non reggono: assolto

Si è chiuso oggi il processo abbreviato in cui un 38enne rispondeva di maltrattamenti e violenza sessuale. Per lui la Procura aveva invocato 4 anni di reclusione, ma per il giudice "il fatto non sussiste"

LECCE - Rischiava quattro anni di reclusione, tanti ne aveva invocati per lui la pubblica accusa, rappresentata dalla sostituta procuratrice Maria Consolata Moschettini, nel processo abbreviato in cui rispondeva di maltrattamenti e violenza sessuale nei riguardi della convivente. Ma all’esito del giudizio, l’imputato, un 38enne residente in un comune alle porte di Lecce, è riuscito a dimostrare l’infondatezza degli addebiti, ottenendo così un’assoluzione con la formula perché “il fatto non sussiste”.
Il verdetto è stato emesso oggi dal giudice Sergio Tosi, al vaglio del quale era finita una memoria difensiva redatta dall’avvocato Mario Fazzini, dalla quale sarebbe emersa una ricostruzione degli eventi differente da quella accusatoria. 
Stando all’inchiesta, sarebbero state diverse le vessazioni e le aggressioni subite dalla donna, alcune delle quali scatenate anche dallo stato di alterazione dovuto all’uso di sostanze stupefacenti del convivente.  Alla violenza fisica si sarebbe accompagnata quella verbale, con frasi del tipo “devi morire, me la pagherai”, o “o sei mia, o sei nella tomba, o sei mia o di nessuno” che avrebbe pronunciato, nell’inverno del 2022, mentre tentava di soffocarla con un cuscino.
In un’occasione, in particolare, l’avrebbe costretta con la violenza a subire atti sessuali.
A mettere in moto le indagini, coordinate dalla sostituta procuratrice Erika Masetti, era stata la denuncia sporta dalla malcapitata che tuttavia aveva poi deciso di ritirarla. Il procedimento era poi proseguito d’ufficio, e l’imputato, fiducioso di poter dimostrare la propria innocenza, aveva chiesto e ottenuto di essere giudicato col rito abbreviato, conclusosi oggi con la sua assoluzione.


 

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