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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Xylella, ipotesi choc: dietro il batterio appetiti di espansione edilizia

Un imprenditore olivicolo espone il suo ragionamento, con il pensiero agli incendi dolosi che sono spesso serviti da apripista per le speculazioni. E intanto monitora una terapia per gli ulivi colpiti dal disseccamento che starebbe producendo buoni risultati

SANNICOLA – Preferisce restare anonimo l’imprenditore olivicolo che abbiamo incontrato nel piccolo Comune salentino, ma la sua voglia di parlare, di sfogarsi, la dice lunga sullo stato di esasperazione di una categoria che di veder perire la propria fonte di sostentamento, la propria storia, senza far nulla non vuol proprio saperne.

L’uomo, una laurea in Agraria, settant’anni suonati, dei quali più di sessanta passati a prendersi cura dell’azienda di famiglia, una delle più note nella zona, non tarda ad ammettere che di tutta la vicenda lui s’è fatto un’idea molto diversa; un’idea che guarda lontano, ma che è ben radicata, ci dice usando un gioco di parole, nel nostro territorio. Secondo il perito agrario quanto sta avvenendo in questi anni sarebbe una diretta conseguenza di spregiudicate politiche agricole, locali e nazionali, per trasformare un territorio tradizionalmente votato all’agricoltura in un paradiso del turismo d’élite. Come? “Semplice – risponde l’imprenditore. – Basta osservare una tavoletta geografica per rendersi conto di quali sono le aree colpite dal batterio: tutte ricadenti in zone a vincolo paesaggistico e idrogeologico, ma ancora tutte a ridosso dei tratti più suggestivi della costa. Quelli, per intenderci, che fanno gola ai costruttori e ai magnati del comparto turistico”.

Idea che, al pari delle opinioni di queste ultime ore sull’eventuale complotto internazionale di multinazionali farmaceutiche legate al biotech, parrebbe altrettanto azzardata ma che, forse, riposa su presupposti di più immediata comprensione. E, infatti, il distinto signore che ha voluto incontrarci direttamente sul suo fondo agricolo per farci vedere le condizioni iniziali di un probabile attacco di xylella fastidiosa, aggiunge a quanto appena asserito qualcosa che non si allontana poi molto dalla cronaca degli ultimi vent’anni: “Se ricordate che cosa accadeva tra gli anni Ottanta e la fine dei Novanta su tutto il territorio regionale, e in molte altre regioni italiane, non potete fare a meno di considerare che buona parte degli incendi di natura dolosa venivano appiccati proprio in quelle zone che ricadevano entro la marcatura di protezione specificamente prevista per arginare il fenomeno della speculazione edilizia. Speculazione che non guardava certo alla bellezza di paesaggi incontaminati in quanto tali, ma li vedeva, in prospettiva, come miniere d’oro del comparto turistico e immobiliare".

"Erano gli anni dei mega-villaggi costieri, dei resort di lusso e delle ville con piscine terrazzate e approdi privati che, però, finivano sui giornali soltanto quando appartenevano a personaggi illustri e di primo piano come nel caso di Berlusconi in Sardegna. Quello che voglio dire, in sostanza, è che anche da noi si è abusato del territorio finché l’opinione pubblica prima, e la legge poi, non si sono resi conto che era il caso di porre un freno allo sfacelo. E lo si è fatto con le zone vincolate. In ogni caso, dopo le calde stagioni che videro andare in fumo migliaia di ettari di macchia sul Gargano, anche da noi si pose il vincolo di inedificabilità di 15anni sui terreni incendiati. A un'ulteriore conquista, sul piano della tutela paesaggistica, si pervenne con il riconoscimento dello status speciale di 'monumenti paesaggistici' degli ulivi secolari. Cosa che, di fatto, li ha resi intoccabili. Ergo ha bloccato le velleità degli immobiliaristi che li avrebbero volentieri eradicati per far posto ad appartamenti, ville, strutture ricettive e quant’altro possa attirare l’interesse di potenziali acquirenti di terreni comprati a prezzi stracciati e poi rivenduti come fossero diamanti”.

Quindi - chiediamo per tirare le fila del discorso - la xylella sarebbe stata usata come il sale sul ghiaccio? Un metodo pratico, veloce, e difficile da scoprire, per fare “terra bruciata” delle aree vincolate e destinate all’agricoltura? Secondo il nostro interlocutore sarebbe proprio questo il fine principale. Sta di fatto, ci fa notare, che in men che non si dica, la Comunità Europea ha messo in atto il proprio sistema di sicurezza attraverso cui l’Italia – ma si parla delle aree colpite – deve intervenire con durezza e immediatezza. Ovvero abbattendo, eradicando e bruciando proprio quegli alberi secolari che finora erano ritenuti intoccabili! A vederla in questi termini non fa una piega. E per convincerci della bontà delle sue asserzioni ci invita a fare una ricerca presso le più note agenzia immobiliari del sud Salento allo scopo di verificare quanto, e come, sia accresciuto il tasso di acquisto di immobili e terreni in dette zone da parte di stranieri e quanti progetti siano, ad oggi, in cantiere per la realizzazione di strutture ricettive di un certo livello nelle aree vincolate. Ricerca che speriamo di condurre quanto prima e che, se confermata, getterebbe nuova luce sulla faccenda per la quale, lo ricordiamo, c’è già un fascicolo d’indagine aperto dalla procura della repubblica di Lecce, ma che riguarda altri aspetti.

Intanto c’è da riflettere sull’invasività degli interventi, siano essi effettuati con agenti chimici e o per mezzo di eradicazione, perché con strumenti di siffatta portata verrebbe a cadere il vincolo di 15 anni previsto dal disegno di legge regionale a tutela dei suoli rurali su cui insistono ulivi millenari che l’Europa vuole eliminare per evitare l’allargamento del contagio oltre i confini della Puglia. Tutto ciò sta erodendo la pazienza, oltre che le risorse, degli imprenditori locali che con il flagello della xylella stanno combattendo una battaglia già persa in partenza. Ma non tutti disperano, o attendono inermi la cura calata dall’alto.

“Io ho provato a far da me. E alle prime avvisaglie di contagio ho provato a trattare le piante di olivo con concime foliare, atomizzato (cioè irrorato sulle foglie mediante dei compressori che spargono la soluzione acquosa in forma di aerosol), e miscelato con rame che, come è noto, è utilizzato come disinfettante generico. L’idea parte dal presupposto che se è possibile dare il nutrimento agli olivi in questo modo è probabile che si possa veicolare tramite la permeabilità delle foglie anche del medicinale. Cosa che si potrebbe fare anche attraverso inoculazione. E pare che il settanta percento degli alberi trattati in tal modo stia rispondendo bene. Certo è presto per sapere se funzionerà, ma è un inizio confortante. Se avrò ragione a breve ci risentiremo e vi dirò anche in che percentuale”. 

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