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Domenica, 28 Aprile 2024
Economia

Pignoramenti case a quota 4mila, il bilancio più nero dell'ultimo ventennio

Gli ultimi dati raccolti da Adusbef e Federconsumatori, aggiornati al 31 dicembre 2013, parlando di un trend negativo che pone Lecce e il Salento a ridosso di realtà più complesse ed estese come Milano, Roma, Torino e Napoli. L'aumento è del 10 per cento rispetto all'anno precedente

LECCE – Gli effetti della crisi si fanno sentire e sempre più spesso le famiglie salentine che richiedono dei mutui o dei prestiti, schiacciate da una situazione economica difficile e da un lavoro sempre più precario, non riescono a pagarne le rate. Quello appena trascorso è stato un anno orribile sul fronte dei pignoramenti immobiliari. Gli ultimi dati raccolti da Adusbef e Federconsumatori, aggiornati al 31 dicembre 2013 (frutto della raccolta dei dati nei Tribunali e di una proiezione statistica), raccontano in maniera evidente come i decreti di esecuzione siano arrivati a superare quota 4000, superando in maniera sorprendente un 2012 già negativo.

Un aumento di oltre il 10 per cento, superiore rispetto alla media nazionale e che pone la provincia di Lecce a ridosso di realtà molto più complesse ed estese come Milano, Roma, Torino e Napoli (dove il dato si attesta a 2221). Lecce contende, si fa per dire, il primato pugliese a Bari, dove i pignoramenti e le esecuzioni immobiliari sono aumentati dell’oltre il 16 per cento.

Si tratta del bilancio più nero degli ultimi vent’anni. Nel 2001, infatti, i pignoramenti furono solo 579. Il vero boom è arrivato negli ultimi quattro anni, in concomitanza con il crollo mondiale: a partire dai 958 casi del 2007 via via a salire fino alla cifra attuale.

I dati ufficiali, forniti dal ministero della Giustizia, rappresentano la faccia più evidente di una crisi sempre più aggressiva. L’insostenibile crisi economica, porta sempre più famiglie italiane a non poter onorare gli impegni, con un mutuo sempre più gravoso che, statistiche alla mano, incide per oltre il 33 per cento sul reddito e si traduce, per almeno centinaia di famiglie, in un rischio reale d’insolvenza. Destinatarie dei provvedimenti famiglie, aziende del manifatturiero e del commercio e imprese agricole.

La provincia di Lecce è dunque fra le più colpite in Italia. Bisogna tornare indietro a metà degli anni Novanta per registrare numeri altrettanto negativi. Poi la situazione migliorò, grazie al calo dei tassi determinato dall’adozione dell’euro, fino all’ultima ondata di crisi. Il crollo delle attività economiche sta colpendo in modo trasversale le fasce più deboli.

In particolare, si sono moltiplicate le richieste di pignoramento da parte delle banche in presenza di rate di mutui non pagate. I pignoramenti raccontano indirettamente come sia diminuita la ricchezza del Salento. La chiusura e la crisi di molte aziende si fanno sentire in modo drammatico. Stipendi che vengono meno, salari falcidiati dalla cassa integrazione (quando va bene), il lavoro autonomo in grave difficoltà: un quadro pesante che spesso provoca l’impossibilità di pagare il mutuo o di onorare i debiti con i fornitori.

Dall’esame delle insolvenze emerge un’umanità che sprofonda nella povertà e rischia di non farcela a rialzarsi. Spesso la richiesta di pignoramento viene da piccole aziende che lamentano mancati pagamenti da parte dei clienti. Il tutto mentre il sogno di una casa finisce per allontanarsi o trasformarsi in un incubo.

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