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Economia Centro / Viale XXV Luglio

Salta il tavolo per la riconversione Bat. Dipendenti Ip alzano la voce in prefettura

Nuova protesta dei 65 operai confluiti nell'azienda dell'onorevole Piccone, da tre mesi in cassa integrazione. Parte di loro attendere il passaggio in una seconda società, Ocma srl. Il confronto ministeriale rimandato dopo Pasqua

LECCE – Il tavolo convocato per oggi, presso il ministero dello Sviluppo Economico, salta con poche ore di preavviso. I primi a defilarsi da questa "resa dei conti" sul percorso di riconversione intrapreso nella ex manifattura tabacchi di Lecce, sono proprio gli amministratori di Bat Italia: la multinazionale del tabacco che più di due anni addietro lasciò, senza molti complimenti, il sito produttivo di Lecce. Per quanto fuori dai giochi, British American Tobacco rimane legata al territorio in virtù di un accordo ministeriale del 2 dicembre 2010, siglato per tappare la falla della sua dipartita: lavoratori riassunti in aziende proposte, selezionate e disposte ad avviare produzioni alternative, all'interno del medesimo stabilimento.

Un accordo che, nelle migliori intenzioni, doveva salvaguardare i livelli occupazionali ed impedire che centinaia di posti di lavoro andassero, letteralmente, "in fumo". Tradotto nel contesto reale, la riconversione zoppica ancora, in virtù di produzioni che stentano a decollare, piani improvvisati e modificati, passaggi di testimone da una società all'altra. Con il risultato finale che 22 lavoratori di Hds non hanno fatto in tempo ad essere assunti che sono stati mandati in mobilità. Le nubi sono più rade intorno alla seconda società coinvolta nell'accordo, Iacobucci Mk, ma tornano a riaddensarsi sulla testa della Ip srl. Azienda che fa capo all'onorevole Pdl, Filippo Piccone e che si è contraddistinta, nei mesi, per il continuo rinvio delle attività.foto (3)-6-3

La produzione di manufatti in alluminio, business tentato dall'impresa, è ancora alla fase embrionale dello "start up", come precisa la sindacalista Fiom Cgil Lecce, Annarita Morea. La memoria, tutt'altro che corta, dei 65 dipendenti ereditati dalla Bat porta a galla tutto lo scetticismo, accumulato nei mesi, di potersi mettere seriamente al lavoro. All'interno di uno stabilimento in cui, per molto tempo, campeggiò un solo macchinario e avvolto dall'eco.

Dopo l'ennesimo imprevisto al ministero romano, che ha fatto gridare allo scandalo, i dipendenti Ip oggi si sono dati appuntamento sotto i portoni della prefettura di Lecce. Vivono di cassa integrazione da tre mesi e si nutrono di speranza. L'ultima, quella di essere riassorbiti almeno in parte, dall'azienda Ocma srl. La società di Ascoli Piceno ha già iniziato i colloqui individuali con gli operai per individuare le qualifiche professionali e l'intenzione, individuale, di avvalersi dell'incentivo all'esodo per transitare nella nuova società. Fermo restando che Ip rimarrà all'interno del sito, avvalendosi di un organico ridotto e commisurato alle nuove esigenze produttive.

La cassa integrazione dei dipendenti Ip è stata rinnovata per altre 13 settimane, proprio in virtù dell'ingresso in scena di un nuovo imprenditore. Il ministero era la sede deputata, oggi, a prendere visione dei nuovi piani industriale e della ripartizione degli organici. Se ne riparlerà, probabilmente, dopo Pasqua. La data della nuova convocazione, ancora da confermare, è per il 5 aprile.

 

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