Giorgio Piccinno, menzione speciale alla iii biennale di incisione e scultura “P. Celommi” di Teramo
L’artista leccese si è distinto perché è riuscito a rendere lo sforzo intellettuale, l’intenzionalità letteraria, l’avventura del Sommo Poeta che si è presentato a contemplare la Divinità in veste umana
LECCE - La III Biennale di Incisione e Scultura “P. Celommi” di Teramo ha premiato Giorgio Piccinno, artista poliedrico che ha saputo rendere sapientemente i versi danteschi “Trasumanar significar per verba / non si poria (Paradiso, I, 7071). L’artista leccese si è distinto perché è riuscito a rendere lo sforzo intellettuale, l’intenzionalità letteraria, l’avventura del Sommo Poeta che si è presentato a contemplare la Divinità in veste umana. Com’è noto il Premio Celommi di Teramo è atipico, poiché non è in denaro ma consiste in una critica d’arte, redatta da Emidio Di Carlo (Presidente della Giuria, costituita da Vincenza Capulli, Michele De Santis, Massimiliano Donatiello, Luigi La Bella). Il testo tradotto a fronte in lingua inglese è inserito in un catalogo stampato di 168 pagine.
La manifestazione di premiazione è avvenuta al Liceo Statale “Delfico-Montauti” che dirige, insieme alla Fondazione, l’evento giunto alla terza edizione. Nelle precedenti Biennali gli artisti si erano concentrati sulle altre due cantiche del Purgatorio e dell’Inferno. Giorgio Piccino, reduce da una splendida esposizione a Lecce nel mese di agosto scorso, si è qualificato tra artisti dei cinque continenti, presentando l’opera intitolata “Innalzamento mistico”. Di seguito si propone il testo che correda l’incisione premiata: «Innalzamento mistico è un’opera singolare poiché Giorgio Piccinno, invece di porre la sua attenzione sulla figura ascensionale o sulla trasumanazione del Sommo Poeta, ovvero l’andare al di là della natura umana che non è descrivibile, ha un chiaro riferimento a san Paolo (Lettera ai Corinzi, XII, 2,4) e centralizza ogni cosa su Beatrice che campeggia e si prodiga in una dotta dissertazione teologica, con un esempio concreto legato a Glauco che «nel gustar de l’erba / che ‘l fé consorto in mar de li altri dei» (Paradiso I, 68-69).
A tal riguardo, si veda la figura femminile dai capelli fluenti e dal viso fisso al Sole-Dio e i pesci che, a sinistra dell’opera, richiamano il pescatore divenuto dio marino. In verità, c’è di più in quest’opera perché Piccinno, al di là degli elementi realistici e descrittivi messi in campo, dà una connotazione mistica all’evento; si rifà strettamente all’Itinerarium mentis in Deum di san Bonaventura da Bagnoregio per cui l’ascesa dei cieli è una compenetrazione con Dio della mente del protagonista. Senza digressioni, l’artista esemplifica, in modo sorprendentemente umano, Beatrice come “datrice di beatitudine”. Ciò riporta a Dante and Beatrice, dipinto del 1883 di Henry Holiday (Londra 1839 – 1927), oggi alla Walker Art Gallery di Liverpool, Inghilterra, in cui il pre-raffaellita dà testimonianza dell’incrocio di sguardi terreni tra Dante e Beatrice su uno dei ponti dell’Arno a Firenze». Di seguito le foto dell’artista con il Vicepresidente della Fondazione “P. Celommi”, Dott. Franco Paolini e il critico d’arte, Emidio Di Carlo e le foto della Premiazione, l’artista con Paolo Cohen, docente della Facoltà del DAMS dell’Università di Teramo.