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Teatro e cinema per le donne detenute a Lecce

E' stato presentato questa mattina presso l'Accademia di belle arti di Lecce il progetto "Dedica" realizzato dall'Asal e dagli studenti del corso di specializzazione per manager culturale

E' stato presentato questa mattina presso l'aula magna dell'Accademia di belle arti di Lecce il progetto Dedica realizzato dall'Asal (Associazione studenti accademia Lecce) e dagli studenti del Corso di specializzazione per manager culturale, in collaborazione con l'Accademia di belle arti di Lecce e con la casa circondariale di Borgo San Nicola di Lecce nell'ambito del programma europeo "Youth in Action" alla presenza di Fabio Zacheo, responsabile area educativa casa circondariale Borgo San Nicola, Giacinto Leone, direttore dell'Accademia di belle arti di Lecce, don Raffaele Bruno, Cappellano della casa circondariale Borgo San Nicola, Fabrizio Saccomanno, attore e pedagogo dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce e Paola Maritati, studentessa e membro ASAL.

L'idea del progetto nasce dall'incontro di un gruppo di giovani studenti dell'Accademia di belle arti di Lecce con l'obiettivo di affrontare la condizione di disagio e di emarginazione delle giovani ragazze recluse nella casa circondariale di Borgo San Nicola a Lecce, contesto in cui i linguaggi artistici (il teatro e il cinema) costituiscono strumenti utilissimi a creare opportunità di dialogo fra l'universo chiuso del carcere e il mondo esterno.

Il tema attorno a cui ruotano le attività di laboratorio è, appunto, quello della Dedica che consente l'applicazione di metodologie di lavoro basate sul coinvolgimento personale ed emotivo delle partecipanti. Le detenute e gli allievi dell'Accademia, guidati da Fabrizio Saccomanno attore di Koreja e Mattia Soranzo, giovene vidoemaker, saranno direttamente coinvolti nelle attività di laboratorio teatrale e guidati nella sperimentazione di metodologie di lavoro basate sulla narrazione del sé, sulla drammatizzazione di esperienze di vissuto, sullo scambio e la comunicazione interpersonale.

Al centro del progetto la dimensione ludica e sociale dell'attività laboratoriale orientata a stimolare e favorire la conoscenza degli altri, abituare alla molteplicità e differenziazione dei punti di vista, al confronto con l'alterità e la diversità. Attraverso lo sviluppo e il miglioramento delle abilità espressive e comunicative, infatti, le partecipanti proveranno a ridurre separazioni consolidate fra mente e corpo, fra pensiero e azione ma anche separazioni fra generi e discipline.

Oltre che una fondamentale riflessione sulla piena affermazione della dignità umana e sul carcere come luogo d'incontro tra realtà diverse, luogo fisico e mentale di esperienze reciproche, il progetto innesca forme e metodi di apprendimento aperto e creativo, caratterizzato dalla interculturalità e dalla valorizzazione delle diversità culturali. Le attività laboratoriali, infatti, sono orientate alla sperimentazione del lavoro partecipato e di gruppo finalizzato alla creazione e all'invenzione attraverso forme di coinvolgimento emozionali che mettono in gioco il corpo, la voce e la mente dei partecipanti in un intreccio forte di abilità, capacità e conoscenze.

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