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Martedì, 30 Aprile 2024
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Terzapagina. "Macelleria Equitalia", il ritorno di Giuseppe Cristaldi

Uscirà nei primi giorni di febbraio il nuovo lavoro dello scrittore salentino: cinque racconti, cinque drammi esistenziali nell'Italia della crisi, l'accusa ad un sistema che inferisce sui deboli, con prefazione di Michele Placido

LECCE - "Stringo nuovamente il crocifisso, poi prendo un tagliacarte e faccio dell’ennesima cartella esattoriale un malloppo di bigliettini. Non avrei mai pensato, dico, non avrei mai sospettato che da un impero agricolo in continua evoluzione, io potessi giungere al tagliacarte per rimpicciolire uniformemente i fogli di Equitalia. I miei operai, per dire, ché figli miei sono, come queste pianticeddhre, come il pallore di questi neon, come i gocciolatoi e le olive; i miei operai, per dire, può darsi che non siano a conoscenza del vergognoso declino" (estratto dal romanzo).

È una notizia buona il prossimo ritorno nelle librerie di Giuseppe Cristaldi, giovane scrittore di Parabita, trapiantato in Sardegna, ma dall'animo apolide almeno quanto la sua scrittura, così lontana dalla celebrazione da cartolina della terra che gli ha dato i natali. Torna col suo stile ruvido, la sua penna affilata come lama che intaglia le carni delle storie che racconta, senza concede spazio al buonismo di massa.

Torna con una proposta coraggiosa, attuale, destinata ad imporsi con prepotenza. L'ennesima, in realtà. Perché ogni libro per lui è una sfida. E perché Cristaldi è esattamente questo: uno scrittore. Forse lo scrittore per antonomasia (di certo, tra quelli della sua terra), lucido nell'interpretazione dell'oggi e proiettato con lo sguardo sempre oltre, verso orizzonti che paiono insoliti alla vista dei più.

Il suo "Macelleria Equitalia" è il primo romanzo in uscita sotto il segno di Lupo editore (ormai un marchio di affidabilità, una certezza per lo sviluppo letterario del territorio), ma rappresenta il quinto lavoro di una breve, ma già ricca produzione personale, passata da "Storia di un metronomo capovolto" (2007), "Un rumore di gabbiani" (2008), "Belli di papillon verso il sacrificio" (2010) e "Nefrhotel - Mi hanno venduto un rene" (2011).

È subito evidente una costante nell'opera di Cristaldi, che non si smentisce in quest'ultima sua fatica: la forte connotazione sociale delle tematiche che rappresentano lo sfondo delle trame delle sue narrazioni. "Macelleria Equitalia" (da principio il titolo doveva essere "Carne equina"), in uscita nei primi giorni di febbraio, è quasi un diario della crisi, con un'accusa diretta, precisa agli apparati istituzionali e burocratici, che infieriscono sulle miserie dei deboli.

Il dito è puntato contro la riscossione forzata dei tributi e contro quell'agenzia, al cui nome risuonano oscuri presagi e nefaste rivalse sulla pelle del popolo. Sulla carne del popolo, come in una immaginaria macelleria, dove i coltelli sono pronti a disossare le vittime.

Cinque racconti. Cinque drammi esistenziali, determinati dalla crisi odierna, dentro uno scenario intimamente operaio e contadino, devastato dal propagarsi inarrestabile dei pignoramenti di mobili prima ed immobili poi. E dopo ancora, la nascita di un’organizzazione criminale, posta tra Equitalia e il cittadino insolvente, dedita alla compravendita illecita dei beni. L’aggressione definitiva di un popolo, indifeso e ridotto alla miseria, dove anche la vergogna e l’umiliazione fisica rientrano nella salvaguardia economica.

Macelleria Equitalia è la precisa analisi dell’ultima Italia, delle meccaniche di un sistema malato che costringe all’esclusione violenta dell’uomo dallo Stato, ma è anche il ritorno a quella umanità spoglia, nuda, essenziale, dove i reduci sono blocchi di pietra abbandonati a loro stessi, perché se a una statua cambi la postura, anche di poco, ne va del santo. È un colpo allo stomaco, di quelli che disorienta, genera rabbia ed indignazione per l'esistente, ma che smuove le coscienze e aiuta la riflessione. Con l'incisività, il ritmo e la ricercatezza del linguaggio proprio di CristaldiGiuseppe Cristaldi-3.

C'è, infine, come quasi da tradizione, "l'imprimatur" di un volto noto, come già accaduto nei precedenti lavori: se in passato Cristaldi si era meritato le prefazioni di Franco Battiato, Teresa De Sio, Caparezza, questa volta, è il turno dell'attore e regista, Michele Placido. Intellettuali, ma soprattutto amici, che del giovane scrittore hanno apprezzato la dirompente costruzione dei suoi racconti, segno di un'affermazione personale, che attira attenzioni crescenti a livello nazionale.

Qualcuno, del resto, ha definito Cristaldi il "Saviano del Salento", per la sua attitudine alle storie "sociali": la realtà, invece, è che chi lo ha letto, attraverso i suoi libri, sa che lo scrittore di Parabita è semplicemente se stesso, con una propria cifra stilistica, ben distinta, riconoscibile, mai banale. Forzare i paragoni non rende sufficientemente merito alla sua originalità. Una dote preziosa, da custodire. Un motivo in più, oltre ai già numerosi, per benedire questo ritorno in libreria.

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