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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Tutela della biodiversità, un progetto per conoscere pure gli scenari futuri

Il Disteba coordinerà un piano che permetterà di elaborare modelli predittivi e magari scoprire nuove specie nei siti naturali

LECCE – Conoscere e salvaguardare la biodiversità, nasce un progetto ribattezzato Mossha, acronimo che sta per Monitoring of species sites and habitats. Gli occhi dei ricercatori si poseranno su zone come i laghi di Conversano, il Posidonieto Isola di San Pietro – Torre Canneto, la costa Otranto-Leuca, Acquatina di Frigole, l’oasi naturale de Le Cesine, i Laghi Alimini, la Palude del Capitano, il Posidonieto San Gregorio – Punta Ristola, Padula Mancina, Lago del Capraro e Zello. E si concentreranno su varie specie animali e vegetali, fra cui sedici sono di importanza comunitaria europea: Marsilea strigosa, Posidonia oceanica, Aphanius fasciatus, Lithophaga lithophaga, Pinna nobilis, Corallium rubrum, Phenicopterus roseus, Lissotriton italicus, Bombina pachypus, Bufotes viridis, Bufo bufo, Pelophylax esculentus, Rana dalmatina, Rana italica, Emys orbicularis, Caretta caretta.

Il progetto Mossha sarà curato dal Dipartimento di scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell’Università del Salento che monitorerà 47 siti dell’entroterra e costieri, due aree marine protette, quattordici habitat di importanza comunitaria e centinaia di specie animali e vegetali della Puglia. Coordinato dal professor Genuario Belmonte, il progetto è stato finanziato dalla Regione Puglia, nell’ambito dei fondi Por Puglia 2014/2020 per azioni di monitoraggio di specie, siti e habitat “Natura 2000” della Puglia, per circa 600mila euro.

Venticinque i docenti coinvolti dei laboratori di Botanica sistematica, Zoologia e Biologia marina, Ecologia, Fisiologia generale e ambientale, Geografia fisica e Geologia. E, ancora, specialisti dell’Orto botanico, del Museo di biologia marina “Pietro Parenzan” di Porto Cesareo e dell’Osservatorio ecologico per la salute degli eecositemi mediterranei di Punta Palacia (Otranto).

Ma come si svilupperà il progetto e quali strumenti saranno impiegati. A rispondere è direttamente il professor Belmonte. “Utilizzeremo tecnologie come droni aerei, Rov subacquei e immagini satellitari multispettrali”, spiega il coordinatore. “Saranno effettuati sopralluoghi periodici, eseguite analisi biomolecolari e genetiche sui campioni rilevati e, sulla base dei risultati, sarà realizzata una cartografia digitalizzata. L’obiettivo è la compilazione di liste floro-faunistiche per ogni habitat e sito considerati”.

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“Dalla valutazione comparativa con i dati pregressi delle condizioni di popolazioni e comunità e l’impostazione di trend temporali – aggiunge -, potremo mettere a punto modelli predittivi che segnaleranno possibili nuovi scenari dovuti a variazioni climatiche, arrivo di nuove specie o variazione di pressione antropica. Potremmo inoltre aggiungere elementi alla lista di specie o habitat della regione Puglia, nel caso di scoperta di novità. Il Disteba è da anni impegnato in studi del territorio regionale pugliese e ha fornito basi scientifiche fondamentali all’istituzione della rete di protezione della natura in Puglia”.

“Per motivi di ricerca, inoltre – prosegue il docente -, il Dipartimento è già al lavoro, con proprie risorse, sulla descrizione e lo studio di alcuni ambienti e siti oggetto del progetto Mossha: Acquatina di Frigole, mar Piccolo di Taranto, fondali rocciosi di Tricase porto. Ecco perché si potranno sommare allo studio proposto i dati che sono già in corso di rilevamento. Il progetto, infine – conclude -, sarà occasione di interazione con le realtà gestionali di singole aree naturali protette regionali e parchi nazionali, pure risultati vincitori, ma soprattutto offrirà l’occasione agli studenti di formarsi e fare pratica, assieme ai ricercatori, sul riconoscimento e la quantificazione della biodiversità regionale”.

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