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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

Agitazione Cgil Lecce contro Aqp: lettera a Vendola

La Cgil Lecce denuncia la gestione della dirigenza dell'Aqp e il comportamento antisindacale nel re inquadramento del personale: "Vendola, sii garante di giustizia con la dirigenza che hai messo lì"

LECCE - La segreteria provinciale della Cgil Lecce contro la dirigenza Aqp: il segretario organizzativo, Franco Giancane, scrive al governatore Vendola per denunciare il comportamento dell'azienda, che gestisce l'acquedotto pugliese. "Caro Presidente Nichi Vendola - scrive Giancane -, come Lei stesso disse in apertura dell'ultima campagna elettorale: ‘Senza conoscenza non c'è possibilità di distinguere il bene dal male'. Per questo, prima di persuaderci (e ci rifiutiamo di crederlo) che l'arroganza e i soprusi messi in atto dalla dirigenza dell'Aqp in questi anni, e ancor più negli ultimi giorni, siano in qualche modo permessi anche da Lei, che rappresenta la proprietà aziendale, vogliamo renderla partecipe del disagio e dello sdegno, che assieme a ciascun lavoratore proviamo quotidianamente e che, in particolar modo con riferimento alla volontà espressa di dare luogo alla cancellazione di alcune U.t., attraverso sconsiderati accorpamenti, ci ha condotto a ‘dichiarare lo stato di agitazione' in tutte le Province della Regione".

Giancane evidenzia come valga purtroppo il monito lanciato dal palco dell'ultimo congresso della Cgil pugliese a Bari, in cui si sottolineava come "il sindacato viene considerato come un impaccio... in un momento in cui deve tornare ad essere centrale, perché quella che stiamo vivendo non è una crisi ciclica, ma una recessione globale e strutturale". La Cigl Lecce racconta come da ormai venti mesi l'azienda sia inadempiente rispetto alle disposizioni del Giudice del Lavoro di Bari, che, dichiarandone "antisindacale" la condotta e stigmatizzando "l'adozione unilaterale di un processo ampio di reinquadramento del personale", le ha ordinato il "ripristino della validità degli accordi» su «griglia di profili professionali e corrispondente inquadramento".

"La risposta di questi giorni - scrive Giancane - (e non solo) è consistita in una serie di passaggi di livello, concessi con sistemi carbonari a lavoratori che, pur capaci, non erano i soli meritevoli. Il sistema ‘da clandestini', adottato dalla dirigenza aziendale, ha di fatto determinato un clima teso, da ‘caccia all'untore', nel quale, piuttosto che far gioco di squadra, come sarebbe necessario in tempi di crisi, mette l'un contro l'altro, con il vicendevole sospetto e la frustrazione dell'essere stati discriminati. Ciò che sconcerta e indigna è, infatti, che si siano operate distinzioni tra lavoratori che svolgono identiche mansioni, senza rendere pubblici nomi e motivazioni".

"Con quale spirito - spiega ancora Giancane - può lavorare chi si sente ferito nell'orgoglio, ingiustamente umiliato nella professionalità e nel lavoro quotidiano? Come si possono accettare decisioni che appaiono prive di logica e che hanno il chiaro sapore di riti consumati nelle sacrestie della politica? Dov'è quella ‘trasparenza' che è stata a lungo la Sua ‘bandiera'?".

In virtù del riferimento alla governance di Aqp, su cui lo stesso Vendola lo scorso 11 maggio aveva assicurato di "non poter consentire un mercato delle poltrone", la Cgil provinciale auspica che il governatore non rimanga indifferente nemmeno di fronte "a questo mercato che, seguendo le stesse logiche, scambia più modesti ‘strapuntini': "In una Sua celebre recente lettera - dichiara Giancane - ha scritto ‘di aver dedicato tutte le energie a battaglie di giustizia e legalità'. Per questo, le chiediamo di farsi garante della giustizia oltraggiata e della legalità disattesa (sentenza ex art. 28/300) da una dirigenza, che è lì anche per Suo volere".

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